Venerdì 15 aprile 2011 nella sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia alle ore 18, il prof. Fabio Minazzi all’interno delle Lezioni di filosofia (IX edizione), dedicate ai pensatori del Novecento, ha tenuto una conversazione su Karl Raimund Popper.
Fabio Minazzi è professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi dell’Insubria e direttore scientifico del “Centro Carlo Cattaneo e Giulio Preti per la filosofia e l’epistemologia”. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: Il flauto di Popper. Saggio critico sulla «new philosophy of science» e la sua interpretazione di Galileo (Milano, 1994); Le saette dei tartari. Il problema epistemologico dell’oggettività (Milano, 2004); Teleologia della conoscenza ed escatologia della speranza (Napoli, 2004); Filosofia della shoah (Firenze, 2006); Ex pumice acquam? L’«occhio della filosofia» e la scuola quale laboratorio seminariale (Padova, 2009).
Karl Raimund Popper (1902-1994), nato a Vienna, nel 1937 emigra in Nuova Zelanda dove resta fino al 1946, quando viene chiamato ad insegnare alla London School of Economics. Pubblica nel 1934, in posizione critica rispetto al Circolo di Vienna, la sua opera principale, La logica della scoperta scientifica. Tra le sue opere successive si possono ricordare, tra l’altro, Miseria dello storicismo (1944), La società aperta e i suoi nemici (1945) e Congetture e confutazioni (1963). Popper opera una revisione dell’empirismo logico, criticandone il principio di verificazione (perché richiederebbe un numero infinito di prove di verifica). Con il falsificazionismo egli definisce un nuovo criterio di demarcazione fra scienza e non-scienza. Alla base della teoria scientifica c’è un metodo ipotetico-deduttivo. Le proposizioni scientifiche si distinguono da quelle metafisiche perché sono falsificabili. L’esperienza serve non a fondare, ma a confutare una teoria. Anche se non sono falsificabili, le idee metafisiche possono, comunque, avere importanza per lo sviluppo della scienza: Popper distingue infatti un contesto della scoperta (in cui anche le idee metafisiche hanno efficacia) da un contesto della giustificazione (in cui ha valore scientifico solo ciò che è falsificabile). Egli critica inoltre lo storicismo (la pretesa di descrivere le ‘leggi di sviluppo’ della società, da cui formulare previsioni sullo sviluppo stesso, è antiscientifica perché non falsificabile) e l’olismo, concezione organicistica e totalizzante. Contro la società chiusa egli sostiene la società aperta, centrata sulla libertà e sul metodo democratico.