Lunedì 28 marzo 1977 nella libreria “CCDC” di corso Magenta a Brescia il filosofo Sergio Cotta ha dialogato con il pubblico presente su “Cristianesimo e cultura”, introdotto da Matteo Perrini, Presidente della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.
Cotta, Sergio. – Filosofo italiano del diritto (Firenze 1920 – ivi 2007). Esponente di area cattolica della filosofia del diritto, vicino alla filosofia dell’esperienza di G. Capograssi, all’esistenzialismo e alla fenomenologia, Cotta ha sviluppato in tale orizzonte una propria concezione del diritto, di cui ha scorto il fondamento nella struttura ontologica dell’uomo (‘ontofenomenologia’ del diritto). Prof. nelle Univ. di Perugia (1956), Tieste (1960), Firenze (1964) e Roma ”La Sapienza” (dal 1965), fu socio nazionale dei Lincei (dal 1995); per lungo tempo diresse la Rivista internazionale di filosofia del diritto. Assistente di N. Bobbio a Torino, dopo gli studi storico-filosofici sull’illuminismo e sul pensiero giuridico e politico del cristianesimo, nella propria concezione filosofica Cotta vede la relazione coesistenziale, alla base del fenomeno giuridico e di altre modalità di vita, come originariamente costitutiva della stessa autocoscienza del soggetto. Di qui la necessità immanente nell’esperienza umana di esprimersi in forme capaci di realizzare, secondo gradi diversi di intensità, vari ambiti di accoglienza dell’altro, quali per es. l’amicizia e la politica, forme coesistenziali particolari ed esclusive, o la carità e appunto il diritto, forme invece universali e diffusive. Il diritto che, diversamente dalla carità, ha il suo principio costitutivo nella regola: la regola garantisce al diritto la sua universalità e obbligatorietà in quanto si conforma al valore della giustizia ontologica, che esige da tutti gli individui il reciproco riconoscimento della pari qualità di persona. La giustizia, in altri termini, è espressione di quello stesso bisogno di coesistenza universale che rappresenta il fondamento ontologico del diritto. Ciò consente a Cotta di recuperare una specifica moralità del diritto e di ritrovare nel giusnaturalismo − attraverso l’idea del ”diritto naturale vigente” − una categoria costante del pensiero filosofico-giuridico e ancora oggi vitale. Tra le opere: Montesquieu e la scienza della società (1953); G. Filangeri e il problema della legge (1954); Il concetto di legge nella Summa theologiae di S. Tommaso (1955); La città politica di S. Agostino (1960); La sfida tecnologica (1968); Prospettive di filosofia del diritto (1974); Perché la violenza? (1978); Giustificazione e obbligatorietà delle norme (1981); Il diritto nell’esistenza. Linee di ontofenomenologia giuridica (1985, nuova ed. 1991); Dalla guerra alla pace (1989); Diritto, persona, mondo umano (1989); Soggetto umano, soggetto giuridico (1997); Il diritto come sistema di valori (2004). (www.treccani.it)