Noi ci troviamo in un momento di passaggio, alle soglie del terzo millennio. Abbiamo alle spalle il secolo ventesimo, così tragico: un secolo di dittature, di totalitarismi, di guerre; ma anche, nello stesso tempo, di sofferenze, di grandi sacrifici, di grandi compassioni, di amore. Un secolo di incredulità e di ateismo, ma anche di grande fede.
Abbiamo davanti a noi la scelta tra due strade: una che porta verso la catastrofe dell’umanità, l’altra che ci sollecita a compiere la vocazione dell’uomo sulla terra. Sto parlando di noi europei e anche la Russia è Europa. Ma l’Europa non è solo un’espressione geografica; è un concetto culturale che ha alla sua base un principio spirituale.
Qualsiasi cultura, qualsiasi civiltà nasce da una radice spirituale. Poi può accadere che, con l’andar del tempo, questa radice venga dimenticata, come spesso accade oggi che dimentichiamo le radici cristiane comuni della nostra cultura europea.
Oggi ci chiediamo come salvare il mondo che è sul limite della tragedia, che potrebbe finire catastroficamente con questa generazione. A lungo ci hanno insegnato che la salvezza dell’umanità è la scienza. Per tutta la vita mi sono occupato di scienza, l’amo molto, e sono convinto che sia una delle grandi opere dell’uomo. Ma la scienza da sola non risponde alle nostre domande fondamentali, quali ad esempio la domanda sul senso della nostra vita. La scienza non conosce valori morali, la scienza si pone al di là del bene e del male e noi sappiamo che la civiltà tecnologica, anche se può rendere la vita dell’uomo più comoda, certo non rende l’uomo più felice.
Spesso gli uomini sono convinti che organizzando la vita sociale, attuando la perestrojka nella società, si potrà salvare il futuro. Questo è vero solo in parte. Avrete sentito parlare del tarlo che rovina i tronchi negli anni, rendendoli inutilizzabili; per quanto si possa cercare di mettere insieme queste travi tarlate la costruzione non sarà mai sicura. Analogamente, senza un autentico progresso spirituale e morale, il progresso della civiltà difficilmente avrà luogo.
Altri uomini pensano che ci si possa accostare alla felicità chiudendo gli occhi davanti a ciò che vi è di più importante nell’uomo, a ciò che lo distingue dall’animale. Ma io vorrei farvi presente che la fonte principale da cui è scaturito il fiume della civiltà europea, e non soltanto europea, è il Vangelo, che pone a un’altezza irraggiungibile la dignità della persona umana. L’uomo è immagine e somiglianza della natura soltanto per quanto riguarda la sfera della struttura biologica, ma ciò che è più importante nell’uomo è lo spirito. Lo spirito, che riflette l’eternità, fa dell’uomo un essere unico nell’universo, a immagine e somiglianza del suo Creatore.
Non bisogna però pensare che questo principio spirituale si sviluppi da solo, senza un nostro sforzo. La venuta di Cristo sulla terra, ieri come oggi e come domani, è l’unica forza capace di trasfigurare il mondo intero. E solo nella misura in cui terremo come una cosa preziosa il dono dello Spirito, il dono del Vangelo, potremo costruire un edificio solido.
Io provengo da un paese straordinario, un paese dove alcuni uomini, in tutta sincerità, hanno cercato di costruire una vita nuova a prescindere dal valori spirituali. E come risultato, oggi, masse enormi di uomini si sono rese conto che è stato un tentativo vano, senza frutto. Il nostro potere politico ha cercato di farsi chiesa, di diventare una pseudo-chiesa. Il fanatismo ateo veniva da una struttura quasi religiosa, che aveva assimilato tutti gli aspetti negativi che aveva trovato nella storia della religione, rifiutando ogni realtà positiva.
Nella storia recente della nostra Chiesa ci sono stati tre periodi: il primo periodo è durato fino all’inizio della seconda guerra mondiale. In quegli anni hanno ammazzato tutti i nostri teologi (quelli che non avevano fatto in tempo ad emigrare), ucciso e messo in carcere quasi tutti i sacerdoti, i vescovi, i monaci, le monache e tutti i laici più attivi; hanno distrutto migliaia e migliaia di chiese, hanno chiuso tutte le scuole e gli istituti religiosi. Anche se la legge non proibiva la religione, però, di fatto, la religione era venuta a trovarsi fuori legge.
Dopo la guerra la situazione è cambiata, hanno riaperto circa ventimila chiese e alcuni seminari, ma non è stata più permessa nessuna forma di attività culturale cristiana, la pubblicazione di nessun libro di orientamento religioso, quindi nessuna manifestazione o iniziativa da parte dei cristiani. Io dovevo lavorare in segreto con i bambini, i ragazzi, gli studenti, e per questo sono stato perseguitato.
La rivoluzione portata dalla perestrojka ha cambiato molto in questa situazione e, come avevo immaginato, i festeggiamenti del millennio del battesimo della Russia hanno costituito il confine fra un periodo e l’altro. Evidentemente Gorbaciov e la sua cerchia hanno capito che distruggere totalmente il principio religioso nella cultura porta alla catastrofe completa. Negli ultimissimi anni, sono state riaperte più di tremila chiese e alcuni seminari; alcuni sacerdoti possono già insegnare nelle scuole la Bibbia, le Sacre Scritture e la storia della religione. Anche se ormai è quasi più di un anno che questo avviene, ancora non riesco a crederci.
La mia prima esperienza è stata descritta sulla rivista italiana Famiglia Cristiana. Adesso, quattro volte la settimana, tengo delle lezioni di catechismo e in generale di cultura cristiana, lezioni a cui assistono dalle quattrocento alle novecento persone alla volta. Se prima i giornali non facevano che parlar male di me, oggi invece stampano i miei articoli firmati come sacerdote, e preparo programmi per bambini alla radio e alla televisione: mi sembra ancora di sognare quando lo faccio. Ho paura che domani mi sveglierò, scoprendo che è stato tutto un sogno. Ma invece è realtà, per adesso.
Ho avuto centinaia di incontri con studenti universitari, con artisti, pittori, giornalisti, cosmonauti e dappertutto ho trovato l’interesse più vivo per i problemi spirituali. Di fatto è risultato che la fede aveva continuato a vivere negli uomini, nel subconscio, e non avevo altro compito che riportarla alla coscienza. Non ho fatto altro che portare alla gente quelle parole sacre che prima dicevo di nascosto.
Forse sapete che molti miei compatrioti cercano di idealizzare la vita in Occidente. Io sono un uomo senza illusioni, mi rendo perfettamente conto che anche da voi ci sono molti problemi.
L’uomo che non soffre la fame può cercare, interrogarsi; ma l’uomo nauseato non lo fa. Il cristianesimo predica l’ascetismo, ma un ascetismo che non uccide l’uomo, che aiuta l’uomo a controllare i propri bisogni. L’Occidente, gli uomini, i cristiani, spesso dimenticano l’ascetismo, mentre da noi c’è un ascetismo obbligatorio. Questo porta a risultati molto pericolosi. Il mondo si regge sull’armonia. I pianeti, le piante, gli animali: tutto sta in equilibrio e deve esserci armonia tra la psiche, il corpo e l’anima. Quando uno di questi elementi ha la prevalenza, l’uomo si trova in uno stato di squilibrio. Se in Occidente imponessero l’ateismo, presto o tardi, come è successo in Russia, non potrebbe rassegnarsi, perché l’ateismo non porta a niente, solo in un vicolo cieco.
Non sta a me giudicare la crisi spirituale dell’Occidente, ma l’uomo è dappertutto un uomo e nella Bibbia è contemplato sia il pericolo della tentazione che viviamo noi, sia il pericolo che discende dalle tentazioni che vivete voi. Credetemi: Satana non ha inventato niente di nuovo e tutte le sue tentazioni sono banali. Eppure l’uomo ci casca sempre, che viva a Brescia o a Leningrado.
Nella Russia si stanno riscoprendo le radici cristiane della cultura: per decine d’anni questa eredità spirituale è andata disperdendosi e scomparendo. In tutti i decenni in cui ho fatto il sacerdote ho osservato con i miei occhi la distruzione progressiva di queste ricchezze. E non speravo di veder iniziare una rivoluzione in senso contrario. Non si tratta soltanto della distensione tra i blocchi, ma intendo il fatto che fra Est e Ovest sia iniziato un autentico dialogo sulla base dei comuni valori spirituali e morali. L’importanza di questi valori l’ha sottolineata persino il nostro ministro della cultura quando ha presentato al Papa la mostra di icone in Vaticano. E’ proprio la nostra comune cultura cristiana che può diventare il ponte da gettare tra l’Est e l’Ovest.
Se parliamo di cristianesimo, all’Est come all’Ovest, direi che abbiamo un 90% in comune e solo un 10% di diversità. I nostri fondamenti, le nostre radici, sono comuni; le Scritture sono le stesse, i nostri santi sono in molta parte in comune; la nostra concezione della sacralità umana è pure comune. E alla fine i cristiani, sia dell’Occidente che dell’Oriente, capiscono che la cultura, la civiltà, la scienza, non vanno assolutamente rinnegate, ma vanno usate come strumenti per salvare lo spirito dell’uomo.
Penso che i nostri dirigenti sovietici si siano resi conto con tutta serietà che la Chiesa cattolica ha accumulato un’enorme esperienza per quanto riguarda la soluzione dei problemi umani; la Chiesa orientale, invece, ha una piccolissima esperienza in questo senso. D’altro canto, la Chiesa orientale ha i suoi tesori nel campo dello Spirito e della vita liturgica.
Credo che lo scambio di questi valori possa aiutare, affrettare l’unità dei cristiani all’Est e all’Ovest. E questa unità senz’altro aiuterà tutta l’umanità, perché il progresso dell’umanità è impossibile senza il cristianesimo, e il progresso del cristianesimo è impossibile senza l’unità dei cristiani.
Certo, qualcuno potrà controbattere che questo ponte da gettare tra gli uomini più che dalla cultura cristiana debba essere costituito dalla democrazia, dall’idea della libertà, della lotta contro l’umiliazione e l’oppressione. Eppure, credete a me, tutte queste belle idee senza un fondamento spirituale si trasformano gradualmente in cenere: se l’uomo non è concepito a immagine e somiglianza di Dio, quali ragioni impediscono di opprimerlo e umiliarlo? Perché si deve stimarlo, perché non si può compiere un genocidio?
Quando Marx più di cent’anni fa è morto, difendeva l’idea della libertà e della giustizia. Duecento anni fa la rivoluzione francese proponeva i principi di libertà, eguaglianza e fraternità. Ma in natura dove vediamo applicati i principi di libertà, eguaglianza e fraternità? E dove, in natura, troviamo un fondamento della giustizia?
Se il mondo non è altro che un insieme di forze cieche la vita non ha più senso, e il criminale e l’uomo per bene sono comunque sottomessi entrambi alle leggi della natura. Non c’è più morale né cultura: tutto si degrada. Noi questo lo abbiamo scoperto sulla nostra pelle dopo una lunga e triste esperienza. I processi di degrado morale che sperimentiamo nella nostra società non sono altro che il frutto della distruzione dello spirito.
La propaganda atea ha avuto un effetto, direi, come quello della bomba di Hiroscima. Si poteva pensare che dove aveva colpito non sarebbe più cresciuto un filo d’erba. E difatti la crisi morale da noi è arrivata a dei punti di gravità inverosimile. Ma non è questo che mi sorprende più di tutto, perché la corruzione morale, evidentemente, è la conseguenza normale dell’ateismo. Ciò che mi meraviglia è un’altra cosa: quando incontro ragazzi, studenti, universitari, che per tutta la loro vita si sono nutriti unicamente di ateismo, e ciò nonostante hanno ancora la coscienza salva, non sono totalmente rovinati ed hanno ancora la capacità di aprirsi alla Parola di Dio. E questo, secondo me, dimostra una volta di più quanto l’uomo sia fatto a immagine e somiglianza di Dio. Da voi forse questa minaccia di distruzione dello spirito non è così evidente, perché avete una società più pluralista. Ma, quando la maggioranza della società si lascia catturare da concezioni materialistiche, i risultati diventano chiari in maniera assai lampante e si mostrano molto più in fretta di quanto non si creda.
Insomma, non abbiamo un fondamento più solido che quello della fede, dello spirito e della morale. Io credo, o forse solo spero, che il mondo non perirà: le speranze, le possibilità di salvezza sono molto piccole, perché abbiamo avvelenato, poco alla volta, sia l’anima che la terra.
Quando è scoppiata la prima guerra mondiale gli uomini erano stupefatti, perché allora si aveva una cieca fiducia nel mito del progresso “automatico”; poi hanno cominciato a credere a nuovi idoli. Non vi siete mai chiesti come mai, dopo la prima guerra mondiale, siano nati dappertutto capi carismatici? Franco, Hitler, Mussolini, Lenin, Stalin. Perché la gente credeva di poter trovare in loro la salvezza. Questo fatto suscita in me non soltanto una reazione negativa, ma anche una comprensione più profonda. Quando l’uomo volta le spalle a Cristo, con la faccia guarda verso il dittatore; ma l’idolo, siccome è un idolo, obbligatoriamente finirà per crollare. Penso che sia ora, sia all’Est come all’Ovest, di rinunciare agli idoli, vecchi e nuovi.
Molti pensano e scrivono che il fiorire massimo del cristianesimo sia stato nel Medioevo: io sono convinto che la storia del cristianesimo sia appena agli inizi. Siamo ancora dei bambini nel cercare di scoprire e fare nostro il cristianesimo. Nel Vangelo c’è la forza e la religione del futuro, l’unica forza capace di far risorgere il mondo. Ma non ci può essere niente di automatico in questo processo.
Ogni uomo sa, bene o male, che c’è nel mondo un qualche mistero che dà senso al mondo. Dall’età della pietra ai giorni nostri l’uomo lo ha sempre percepito e ha cercato di esprimere questa percezione come poteva. Ha intuito la presenza del mistero divino nella natura, nel cielo, nella terra, nelle stelle.
Ci sono dei grandi maestri che ancora al giorno d’oggi catturano la mente di milioni di uomini. Sono i fondatori del buddismo, dell’Islam, delle religioni cinesi. La loro influenza è tanto forte ancor oggi perché l’uomo non è pura natura, ma è qualcosa di più misterioso della natura stessa. E lo spirito cosmico si rivela all’uomo sempre attraverso lo spirito umano. Credo nella testimonianza di Buddha, di Platone, di Confucio e di tutti coloro che hanno cercato la verità partendo dal basso e cercando di elevarsi verso l’alto. Ma nella storia esiste Uno che non si è mai elevato verso la verità: Colui che parlava a nome della verità, che non cercava la luce perché era Lui la luce. L’uomo contemporaneo soltanto attraverso un incontro misterioso e personale con questa Persona può mettersi in chiaro con se stesso e aprirsi al mistero.
NOTA: testo, non rivisto dal’Autore, della conferenza tenuta a Bresciail 14.11.1989 su invito della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.