Giovedì 11 maggio 1995 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia, ore 18,15, il teologo Gianfranco Ravasi, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, ha parlato sul tema: “Bibbia e poesia in David Maria Turoldo”. L’incontroè stato promosso dalla Associazione ex Alunni dell’Arnaldo in collaborazione con la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e i Padri della Pace .
Ravasi, Gianfranco. – Ecclesiastico italiano (n. Merate, Lecco, 1942). Ordinato sacerdote nel 1966, ha perfezionato gli studi biblici alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico. Esperto biblista ed ebraista, è stato prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana di Milano e docente di Esegesi dell’Antico Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Attualmente è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Nominato nel 2007 arcivescovo titolare di Villamagna di Proconsolare, nel 2010 è stato creato cardinale. Dal 2012 è anche presidente della Casa di Dante in Roma. Formidabile divulgatore e comunicatore, collabora, tra gli altri, con L’Osservatore Romano, Avvenire e Il Sole 24 ore, e conduce, su una rete nazionale, la rubrica domenicale Frontiere dello Spirito. La sua vasta produzione letteraria ammonta a circa centocinquanta volumi, riguardanti soprattutto argomenti biblici e scientifici, tra quelli più noti al grande pubblico si ricordano: I monti di Dio (2001), Breve storia dell’anima (2003), Ritorno alle virtù (2005), Le porte del peccato (2007), Le parole e i giorni. Nuovo breviario laico (2008), 500 curiosità della fede (2009), Questioni di fede (2010), Chi oserà dire: io credo? (2013), Giuseppe. Il padre di Gesù (2014). Nel 2014 ha pubblicato anche Le meraviglie dei Musei Vaticani, guida attraverso i capolavori dell’arte contenuti nei Musei Vaticani (www.treccani.it – 2014)
Turoldo, David Maria. – Poeta, nato a Coderno del Friuli il 16 novembre 1916. Sacerdote nella congregazione dei Servi di Maria (1940), pubblicò le sue prime poesie durante la Resistenza nella rivista clandestina L’uomo. Sin dalla sua prima raccolta, Io non ho mani (1948), non ancora scevra di forti reminiscenze letterarie, si fa strada la sua più segreta e autentica vena di poeta che intende usare la parola lirica come momento privilegiato di comunicazione e di dialogo con gli altri uomini: parola nel senso più alto, liturgico del termine. Ammonizione biblica e tragedie storiche dell’uomo moderno, profezia e realtà, tendono a riconciliarsi nell’unità del linguaggio poetico. Questi caratteri della poesia turoldiana si affermano e si estendono, superando iniziali motivi legati a un’individuale condizione dello spirito, a partire soprattutto da Udii una voce (1952, con pref. di G. Ungaretti). Una fase ulteriore è costituita da Gli occhi miei lo vedranno (1955) a cui segue Se tu non riappari (1963, con un’intr. di A. Romanò). Nel 1971 vede la luce, con una pref. di L. Santucci, il volume Poesie, dove si ritrovano anche sette “poemetti” e la lunga lirica Per il ritorno del Signore. Dopo Il sesto angelo. Poesie scelte – prima e dopo il 1968, volume apparso nel 1976 con un’introduzione di A. Romanò, T. ha pubblicato, sempre nello stesso anno, la raccolta poetica Fine dell’uomo? e nel 1978 Alla porta del bene e del male, raccolta di lettere e brani di un dialogo tenuto con i lettori della Domenica del Corriere. Della vasta attività letteraria turoldiana, che si esplica in varie forme, dalla poesia e dal teatro al saggio, alla meditazione religiosa, alla traduzione di testi biblici, ad articoli e scritti vari, ricordiamo inoltre: il dramma La passione di San Lorenzo (1961) e il volume di saggi Nell’anno del Signore (1973). Bibl.: A. Romanò, in Il popolo, 20 maggio 1948; C. Bo, in La fiera letteraria, 22 apr. 1951; M. Apollonio, in Antologia della poesia religiosa italiana contemporanea, a cura di V. Volpini, Firenze 1952; C. Betocchi, in Giornale del mattino, 29 luglio 1955; G. Cantamessa, in L’Italia, 7 e 14 genn. 1958; A. Bozzoli, Poesia e teatro di D. M. Turoldo, in Convivium, n. 1, 1965; A. Frattini, in Poesia nuova in Italia tra ermetismo e neoavanguardia, Roma 1966; C. Crifò, Dramma della parola nella poesia di David Turoldo, in Labor, luglio-dic. 1967; B. Cuminetti, Per una lettura del teatro di D. M. Turoldo: drammaturgia come Apocalisse, in Vita e pensiero, fasc. IX, 1969; C. Bo, in Corriere della sera, 7 apr. 1971; R. Lollo, La poesia di David M. Turoldo, Vicenza 1971; L. Scorrano, in Critica letteraria, a. III (1975), fasc. IV. (www.treccani.it – 2019)