“La fede se non se non è pensata, non è niente”. Un’espressione così energica il solito addetto ai lavori l’attribuirà a uno spirito affetto di razionalismo. Niente di tutto questo. È di Agostino, per il quale l’adesione personale alla fede avviene sempre mediante un atto di intelligenza e postula l’esercizio dell’intelligenza (De praedestinatione sanctorum 11,5). Questo si richiede ad ogni credente in Cristo (e la Chiesa cattolica ha sempre condannato ogni fuga nel fideismo), ma la riflessione sulla fede in ogni suo aspetto è compito specifico di una scienza, di una forma di sapere, la teologia, definita non a caso “la fede vissuta allo stato di scienza” (fides in statu scientiae).
Ebbene, proprio vent’anni fa, nel 1969, da Brescia partiva un’iniziativa ardita destinata a sprovincializzare e a liberare da chiusure asfissianti il dibattito teologico nel nostro Paese: la “Biblioteca di teologia contemporanea” della Queriniana. Quella “Biblioteca” era un programma e, per così dire, un manifesto: un programma di aggiornamento e un manifesto della libera ricerca teologica. Il primo volume, Sulla teologia del mondo, era di Johann Baptist Metz e quello in bozze, il sessantesimo, Teologia e chiesa è di Walter Kasper, l’illustre studioso che proprio il 16 luglio di quest’anno è stato ordinato vescovo di Stoccarda e Rottenburg, ad attestare concretamente la possibilità di pieno inserimento dei teologi di indiscusso prestigio nella stessa gerarchia della Chiesa.
Quali erano e quali sotto gli intenti della “Biblioteca”? Gli attuali responsabili, i padri piamartini Gibellini e Ransenigo, rispondono con molta chiarezza: “Fare teologia oggi”. Se il Cristo viene sempre per ogni uomo, viene necessariamente per ogni epoca, per ogni tempo. Ebbene le sfide della situazione odierna – impensabili fino a qualche decennio addietro, come la distruzione stessa del pianeta per una guerra atomica, o per la mancata soluzione del problema ecologico – vanno guardate in faccia e su di esse la coscienza, la cultura, la filosofia del nostro tempo interpellano il messaggio più alto che mai sia apparso nella storia dell’umanità, il solo capace di dare una risposta spirituale e morale ai loro interrogativi. A Cristo e alla sua Chiesa l’umanità chiede ancora una volta una luce per i suoi passi, un orizzonte di speranza, la spinta decisiva a guardare il mondo con l’occhio stesso di Colui che è venuto per servire e che chiama quanti si pongono alla sua sequela ad attuare la definizione che del loro compito dette San Paolo: “redimentes tempus”.
Ebbene per “fare teologia oggi” la “Biblioteca di teologia contemporanea” ha compreso sin dall’inizio che occorreva ripensare la fede in una prospettiva ecumenica, con sensibilità ecumenica, immettendo nel circuito culturale del nostro Paese opere fondamentali con cui confrontarsi e da cui apprendere non poco, anche se alcuni autori appartengono ad altre confessioni religiose. L’ecumenismo avanza in primo luogo attraverso lo sforzo di una conoscenza reciproca, diretta, senza restrizioni di sorta; si prepara così la convergenza dei risultati negli spiriti, nel rigoroso rispetto della verità.
Volume dopo volume, la collana si è venuta arricchendo di perle, alcune delle quali veramente preziose. L’operazione era coraggiosa, ma rispondeva alle reali attese dei cattolici che pensano e del mondo culturale italiano non sempre faziosamente arroccato nelle pregiudiziali laicistiche e marxiste, se è vero, com’è vero, che non poche facoltà di filosofia si avvalgono dei testi più significativi di questa collana. Il successo, quindi, non è mancato ed in alcuni casi è stato addirittura clamoroso. Si pensi alle otto edizioni di Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger, alle sette edizioni di Teologia della speranza di Jürgen Moltmann, alle sei edizioni di Teologia della liberazione di Gustavo Gutiérrez e di Gesù il Cristo di Walter Kasper. Alcuni autori della collana hanno fatto discutere, e molto, ma quasi sempre per opere che non sono state incluse nella “Biblioteca”, come ad esempio è capitato per Hans Küng, di cui ancor oggi si possono leggere con profitto La giustificazione e La chiesa. La Queriniana ha poi il merito di aver inserito nella sua collana più prestigiosa un volume ponderoso di ben 744 pagine, Gli scritti (1928-1944) di Dietrich Bonhoeffer, una delle voci religiose che saranno ascoltate anche in futuro, un testimone eroico della resistenza cristiana al totalitarismo che ha gettato nella barbarie questo nostro secolo.
Sfogliando i sessanta volumi, il lettore avverte di possedere veramente una intera “Biblioteca”, la selezione più stimolante del pensiero teologico degli ultimi vent’anni. Oltre quelli citati, i nomi dei teologi di maggior spessore culturale sono tutti presenti o quasi: mancano De Lubac, Bouyer e Urs von Balthasar. La ricerca teologica italiana è rappresentata da Maurizio Flick (Il peccato originale in collaborazione con Zoltàn Alszeghy), Battista Mondin (Il problema del linguaggio teologico dalle origini a oggi) e Italo Mancini (Teologia ideologia utopia). Da poco è apparso il contributo più impegnativo e godibile da parte di chi vuol stare in compagnia del Nuovo Testamento per penetrare qualcosa dell’inesauribile realtà di Cristo: Gesù di Nazareth – Presenza, memoria, attesa. È un gran bel libro di cui dobbiamo essere grati a chi l’ha scritto: Marcello Borni.
Per finire, un cenno a due libri che affrontano uno stesso tema, pur se da angolature diverse. Ricco di intuizioni e richiami, talora geniale, ma non sottoposto a un severo lavoro di ripulitura, il primo: Dio nella creazione di Jürgen Moltmann. Il secondo invece, è profondo, chiaro, ordinato: Etica dell’ambiente di Alfons Auer. Non è affatto azzardato dire che fino ad oggi l’opera dell’Auer è la migliore che ci sia, per informazione e per equilibrio critico, sul corretto abitare dell’uomo in questa sua casa (greco: oikos da cui ecologia), che è il mondo. Il lavoro compiuto dalla “Biblioteca di teologia contemporanea” in questi due decenni è stato di grande importanza. Il nostro augurio è che la fecondità di un’iniziativa così necessaria continui e si accresca. Ed è certo un onore per la nostra città essere – grazie alla Queriniana, alla Morcelliana e alla Paideia – la vera capitale, dal punto di vista editoriale, del dibattito teologico in Italia.
Giornale di Brescia, 18.7.1989.