Nella città assediata dall’afa e dal caldo fa piacere ritrovare nella lettura quei brani d’ autore che ci parlano del fresco, dell’ ombra, dell’ acqua.
Una di queste letture riguarda la descrizione dei famosi giardini pensili di Babilonia, considerati dagli Antichi una delle sette meraviglie del mondo. Alcuni autori greci o romani ne parlano, molti vi alludono, solo in pochi però ne leggiamo una descrizione completa.
Nel territorio mesopotamico questi giardini pensili non erano i soli, perché tali erano anche quelli della città di Ninive, che sorgeva sul fiume Tigri, mentre Babilonia era attraversata dall’ Eufrate. Ardite strutture architettoniche avevano permesso l’ impianto dei giardini, all’ interno di terrazze sostenute da pilastri in muratura. Sappiamo abbastanza bene come era avvenuta la costruzione, e forse anche l’ origine di questa insolita architettura; ne ignoriamo però la collocazione esatta all’ interno dell’ antica città di Babilonia.
Secondo lo storico greco Diodoro, ad esempio, i giardini si trovavano lungo il corso dell’ Eufrate; invece per il babilonese Berosso erano collocati in una posizione ritirata, all’ interno del complesso dei palazzi reali della città.
Lo storico Erodoto ci racconta che la pianta quadrata di Babilonia aveva una misura di circa due chilometri per lato; circondata da un corso d’ acqua vasto e profondo, era difesa da un’ altra delle sette meraviglie, cioè dalle bellissime e poderose mura, altissime (circa cento metri), larghissime (venticinque metri), radicatissime nel terreno (scendevano fino a nove metri sotto il livello della città). I superlativi qui sono d’ obbligo per descrivere misura e forma di tali costruzioni, ed Erodoto aggiunge superlativi anche per parlare della tecnica di costruzione delle mura, basata sulla creazione di speciali mattoni fatti della terra dello scavo del fossato.
Ma per leggere dei giardini pensili dobbiamo lasciare lo storico greco e aprire le pagine del romano Curzio Rufo, narratore delle imprese di Alessandro Magno. La conquista di Babilonia avvenne ad opera del giovane sovrano nell’ ottobre del 331 a.C., più per una resa incondizionata degli abitanti, che per una vittoria militare della falange macedone. Curzio Rufo ci descrive l’ ammirato stupore che prese Alessandro e i suoi uomini nell’ entrare nell’ antica città; e tra i motivi di meraviglia si trovavano appunto i famosi giardini.
Questi, scrive lo storico, si trovavano al sommo della città alta, esattamente allo stesso livello della parte superiore delle mura, e risultavano assai gradevoli per l’ ombra prodotta da numerosi alberi. Piante così imponenti si ergevano da uno strato di terriccio assai alto, collocato sopra dei blocchi quadrati retti da quei pilastri di cui si diceva. Naturalmente l’ ammirazione di Alessandro suscitò il desiderio di avvicinarsi e di osservare meglio la mole e la natura dei giardini. In questo modo i Macedoni riuscirono a toccare il tronco di piante dalla circonferenza di quasi quattro metri, e alte fino a quindici; e non si trattava solo di piante ornamentali, per quanto imponenti, ma di alberi da frutto, e che fruttificavano in abbondanza, come se perfettamente inseriti nel loro ambiente naturale.
E’ naturale che il trascorrere del tempo corroda ogni cosa, compresi i manufatti dei giardini pensili; ma i soldati di Alessandro, che chiedevano ai Babilonesi l’ età di quelle strutture, e ne ascoltavano le orgogliose risposte sulla loro origine secolare, constatavano l’ inesistenza di crepe visibili o segni di cedimento nei pilastri portanti. Il sovraccarico dei giardini, incisi in profondità dalle radici di tanti alberi e sormontati da boschi così elevati sembrava non lasciare traccia considerevole.
Fantastica era anche la spiegazione che veniva data sulla creazione dei famosi giardini: sarebbe stato l’ antico re babilonese Nebukadnezar II a volerli, per compiacere sua moglie, che veniva dalla montuosa e ombreggiata regione della Media. Questo sovrano, famoso anche perché non è altri che il Nabucodònosor conquistatore di Gerusalemme, fu il vero artefice della sistemazione e ingrandimento di Babilonia, all’ inizio del VI secolo a.C. A lui la giovane sposa avrebbe chiesto e ottenuto la costruzione di un ambiente che ricordasse in modo concreto quel paesaggio che si lasciava alle spalle, le verdi vallate della Media ove aveva trascorso la giovinezza.
Giornale di Brescia, 3.7.2002.