È col libretto di Gianbattista Varesco che è musicato l’Idomeneo di Mozart, l’opera che inaugura domani la stagione alla Scala di Milano. Le vicende che vi sono narrate raccolgono alcune delle varianti introdotte nei secoli al racconto originario sul re di Creta, un eroe omerico dei più famosi nella guerra combattuta contro Troia. Si parla in questo libretto del figlio Idamante, che Idomeneo dovrà sacrificare appena rientrato in patria, perché così ha promesso al dio Poseidone; il giovane Idamante è innamorato della principessa troiana Ilia, ma accanto c’è un’altra donna che spasima per lui: Elettra, una delle figlie di Agamennone. Se Idamante fuggirà da Creta con Ilia, Idomeneo eviterà di doverlo uccidere, ma la salvezza del figlio sarà possibile solo a prezzo dell’abbandono del trono cretese da parte di Idomeneo. Così Ilia, sposando Idamante, diverrà, lei che è troiana, una regina in terra greca. L’archetipo del mito è omerico, ed è dalla saga troiana che dobbiamo partire per ricostruirne l’evoluzione. Idomeneo compare abbondantemente nell’Iliade, dove lo ritroviamo come un eroe potente (ha una flotta di 80 navi e molti soldati), valoroso sul campo di battaglia e saggio nelle decisioni da assumere. Nel terzo libro, è l’affascinante Elena, cioè la donna che è all’origine della guerra, a indicarlo al re Priamo dall’alto delle mura di Troia. Idomeneo viene da lei presentato come l’eroe bello come un dio, scortato dai guerrieri cretesi a lui devoti: è un vero baluardo per i Greci combattenti. Nel tredicesimo libro Idomeneo è protagonista di molte gesta valorose durante una battaglia che si sta mettendo male per l’incalzare di Ettore e dei Troiani. Di fronte ai nemici il gagliardo re di Creta si vanta di essere figlio di Deucalione, che era stato generato da Minosse: perciò suo bisavolo era addirittura Zeus, padre del famoso Minosse, il mitico costruttore del labirinto cretese. Nell’Odissea (che è il racconto del più celebre ritorno a casa, quello di Ulisse) si parla dei Nóstoi, cioè dei ritorni in patria degli eroi dopo la guerra. Al vecchio re Nestore, che racconta con dovizia di particolari i diversi ritorni, risulta che Idomeneo aveva fatto un lieto approdo a Creta: sano e salvo insieme alle navi e agli uomini. Ma così non è in altre versioni del mito, che introducono molte varianti proprio nella narrazione del viaggio di ritorno da Troia. Autore fondamentale per accreditare queste differenti versioni è Virgilio, che ne tratta nell’Eneide; da questo poema cominciamo a leggere su Idomeneo qualcosa di diverso, che si sostanzia ulteriormente quando aggiungiamo le chiose che vi ha fatto nel quarto secolo Servio, il grande commentatore delle opere virgiliane. L’Eneide accenna alla tragedia famigliare di Idomeneo, perché coinvolto nel viaggio di ritorno in una tremenda tempesta; se ne era salvato solo promettendo al dio del mare di sacrificare la prima persona incontrata sulla spiaggia, una volta approdato a Creta. Però il primo che gli va incontro è proprio il figlio, e il re si accinge mestamente a sacrificarlo, ma il sorgere di una pestilenza lo distoglie prima dal rito e lo induce poi all’esilio, per via dell’avversione della gente di Creta. In altre versioni ancora, è la figlia la prima incontrata sulla spiaggia, e il cruento sacrificio effettivamente si compie, suscitando lo sdegno della popolazione e il conseguente esilio del re. Per tutti questi motivi, comunque si svolga il racconto, il ritorno di Idomeneo è tragico, come tragico era stato quello di altri eroi greci, che dopo la gloria della conquista avevano conosciuto l’amarezza di ritorni funestati da lutti all’interno della loro famiglia. Virgilio scrive, a proposito delle vicende di Idomeneo, che si tratta di penates versi, cioè di una specie di rivolta degli dei della patria contro di lui. La causa di questa tragedia che si riversa sulla persona del figlio prima, e sul re stesso poi, è da ricercare nel motivo leggendario del voto del reduce, cioè della promessa divina di un felice ritorno (a volte anche del viaggio di andata) in cambio di un sacrificio del figlio o di altro parente stretto. È il caso di Idomeneo, come abbiamo visto, ma è anche il caso del re ateniese Teseo, che ottiene il ritorno dalla spedizione contro il Minotauro, ma lo paga con la morte del padre Egeo. È infine il caso celebre anche del re Agamennone, che per poter partire per Troia e tornare incolume deve sacrificare la figlia Ifigenia. Sono vicende di morte e di dolore che si rivela straziante per i sopravvissuti, perché va a colpire gli affetti più intimi e i legami più stretti. Sono tragedie che vanno a coinvolgere, come una sorta di contrappasso, chi tanto ha ottenuto in termini di gloria e bottino dai trionfi nelle guerre.
Giornale di Brescia, 6.12.2005