Per celebrare i cento anni della nascita di Giuseppe Lazzati, giovedì 1° ottobre 2009 alle ore 18, nella libreria dell’Università Cattolica in Brescia, via Trieste 17/d, sono stati presentati due recenti libri: “Per l’educazione cristiana” dell’Editrice La Scuola, un’antologia di scritti sull’educazione di Giuseppe Lazzati, e “Giuseppe Lazzati. Un laico secondo il Vangelo” di Luciano Caimi (editrice In Dialogo).
Sono intervenuti Giovanni Volta, Vescovo emerito di Pavia; Luciano Pazzaglia, professore di Storia della Scuola e delle Istituzioni educative nell’Università Cattolica; Luciano Caimi, professore di Storia della Pedagogia all’Università Cattolica e direttore del Centro Studi per l’Educazione alla Legalità.
L’incontro è stato organizzato da Ccdc, Editrice La Scuola e Associazione Città per l’Uomo – sezione di Brescia.
Chi era Giuseppe Lazzati
Nato a Milano il 22 giugno 1909, da giovane si segnalò per lo straordinario servizio apostolico-educativo reso come presidente della Gioventù Cattolica ambrosiana negli anni 1934-43. Laureatosi in Letteratura cristiana antica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, professò questo insegnamento presso il medesimo ateneo. Ufficiale degli Alpini, dopo l’8 settembre 1943, avendo rifiutato il giuramento alla Repubblica Sociale Italiana, fu deportato nei campi di concentramento tedeschi. Nei quasi due anni di prigionia diede una limpida testimonianza cristiana e svolse un’indefessa attività di animazione culturale e spirituale dei compagni di sventura. Dopo la guerra, per circa otto anni accettò di essere direttamente coinvolto nell’attività politica: membro dell’Assemblea Costituente (1946-47) e parlamentare dal 1948 al 1953. Durante l’episcopato milanese di Giovanni Battista Montini, fu dal presule incaricato di molte diaconie, fra le quali la direzione del quotidiano cattolico “L’Italia” (1961-64). Cantore appassionato come pochi del Concilio Vaticano II, si prodigò per la diffusione dei suoi insegnamenti specialmente in tema di missione e responsabilità dei laici, argomento che lo appassionò per tutta la vita. Nel 1968, in piena contestazione, venne nominato rettore dell’Università Cattolica. Mantenne l’incarico per cinque mandati consecutivi, sino al 1983. La passione educativa costituì un tratto distintivo della sua testimonianza. Dedicò molte energie soprattutto al servizio di accompagnamento vocazionale dei giovani. E’ deceduto per un male incurabile il 18 maggio 1986; la sua salma riposa presso l’Eremo di San Salvatore sopra Erba (Como). È in corso il processo di canonizzazione.
Articolo di Luciano Caimi: Giuseppe Lazzati, un cristiano laico pubblicato sulla rivista “Segno nel mondo”, n. 9, 15 giugno 2006
All’alba del 18 maggio 1986, giorno di Pentecoste, Giuseppe Lazzati concludeva la sua giornata terrena. Sono trascorsi vent’anni, nel corso dei quali si è avviata e conclusa la fase diocesana del processo per la causa di canonizzazione. Il tempo trascorso non ha allentato la stima e la venerazione per l’impareggiabile Maestro del laicato cattolico italiano. Dell’alta considerazione che lo circonda si è avuta conferma anche nella giornata di studio svoltasi in suo onore il 25 maggio u.s. presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, alla quale sono intervenuti, fra gli altri, i cardinali Dionigi Tettamanzi e Carlo Maria Martini. Ho avuto il dono di potere accostare con continuità e in contesti diversi il professor Lazzati per circa 13 anni. Conservo un ricordo vivissimo e grato per la sua limpida testimonianza umano-cristiana. Lazzati mi è sempre parso come uomo dalla personalità poliedrica, ma nel medesimo tempo unificata da un collante speciale: la fede cristiana. Vigorosamente avverso a ogni fideismo ed emozionalismo religioso, vi era in lui viva l’esigenza di approfondire, fondare, giustificare l’intima esperienza del credere. In questa direzione sollecitava anche i suoi interlocutori, giovani innanzitutto, accostati in innumerevoli incontri di studio e di spiritualità. La fede di Lazzati presentava quattro connotazioni specifiche. Era: integralmente cattolica (cioè coerente con l’intero profilo dogmatico e morale della dottrina della Chiesa); pensata (vale a dire sempre aperta all’interpellanza argomentativa, come già suggeriva sant’Agostino); incarnata (ossia capace d’illuminare e d’incidere sulla vita concreta); testimoniata (perché alimentava, nel professore, un modo di essere coerentemente lineare, senza esibizionismi separanti). Giuseppe Lazzati fu un cristiano laico. In lui ebbe sempre rilievo una sorta di fierezza della propria condizione laicale, vissuta come vocazione specifica, carica di responsabilità indifferibili. Nella sua vita non si limitò certo a tenere questa convinzione per sé. Si prodigò invece senza posa perché nella Chiesa crescesse una tale consapevolezza. Lazzati può ben dirsi il cantore e l’apostolo del laicato. Comprenderemmo poco di lui se prescindessimo da simile convincimento, motivo fisso del suo generoso impegno intra-ecclesiale. Entro l’unica missione della Chiesa, egli, forte anche della lezione conciliare, indicava come elemento specifico della vocazione laicale quello di concorrere a edificare la città dell’uomo a misura d’uomo. In questo senso, il compito proprio dei laici finiva con l’assumere un’irrinunciabile valenza politica, di orientamento cioè alla costruzione della pólis, della città come luogo della comune convivenza. Perché una simile vocazione/missione potesse realizzarsi in pienezza, Lazzati insisteva sulla necessità di rispettare alcune condizioni irrinunciabili. Ne indico sei: fedeltà agli impegni quotidiani (era il classico tema dei doveri connessi alla propria condizione esistenziale); competenza professionale (senza la quale svanisce la possibilità di ordinare le realtà temporali secondo il disegno di Dio cfr. Lumen Gentium, n. 31); unità dei distinti (che deve indurre il credente a non confondere i piani del suo agire nella storia per esempio, quello dell’apostolato con quelli della professione o della politica); mediazione culturale (intesa come operazione volta a tradurre in forme storicamente plausibili i princìpi-valori cristiani); laicità (sintetizzabile nel riconoscimento della legittima, ancorché relativa, autonomia delle realtà terrene); dialogo (come capacità abituale di relazione in un contesto pluralistico, tipico delle nostre società avanzate). In tutta la sua esistenza Giuseppe Lazzati mostrò una sconfinata passione per il destino dell’uomo e del mondo. Ma, nell’ottica del realismo cristiano, egli era oltremodo convinto che la persona umana, pur anelando al bene, è anche estremamente fragile, vulnerabile alla prova delle tentazioni e delle concupiscenze. Proprio per questo non smise mai di ricordare che senza rinnovamento profondo del cuore, sostenuto dal dono inestimabile della grazia divina, appare improbabile la stessa opera laicale di edificazione di una città realmente a misura d’uomo. Da qui la sua insistenza sulla necessità di una solida vita spirituale per i fedeli laici, alimentata dalla preghiera personale e comunitaria, dall’ascolto della Parola, dalla consuetudine sacramentale, dalla condivisione ecclesiale, da esperienze di servizio gratuito. L’idea della maturità del laicato rappresentò per Lazzati una vera e propria bandiera, divenendo motivo di dedizione tenace e costante. Fede convinta e meditata, senso dell’interiorità, coraggio della libertà, custodia della laicità, capacità di pensare politicamente: erano, secondo lui, tratti distintivi e irrinunciabili del laico maturo, in grado, quindi, di affrontare da adulto le responsabilità di tutti i giorni, testimoniando coerentemente (e discretamente) le ragioni della propria speranza. Ma, la rilevazione dell’immaturità, cristianamente parlando, di troppi fedeli laici, secondo il professore, poneva con urgenza in primo piano il capitolo della loro formazione. Per questo, egli non volle mai far venire meno il suo impegno anche in tale direzione. Ne sono conferma, fra l’altro, le numerose iniziative formativo-spirituali da lui rivolte ai giovani sino agli ultimi mesi di vita presso l’Eremo San Salvatore sopra Erba. Uomo e credente maturo , Giuseppe Lazzati resta un sicuro punto di riferimento per il laicato cattolico d’inizio Millennio.