Dalla rivolta pacifica di Lipsia al crollo del Muro di Berlino

Il Pastore della Nikolaikirche Christian Führer ha parlato a Brescia martedì 3 novembre 2009 alle ore 20,45 nel gremitissimo Salone Bevilacqua presso i Padri della Pace, in via Pace 10, ospite della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.
Nella serata è stato anche presentato il libro “Lipsia 1989 Non Violenti contro il Muro”, di Paola Rosà, ed. Il Margine.
Il libro, realizzato dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura con il contributo della Fondazione Comunità Bresciana, è stato distribuito gratuitamente.

Lipsia 9 ottobre 1989

Alle ore 17 del 9 ottobre ’89 nella Nikolaikirche e in altre tre chiese del centro di Lipsia iniziano le abituali preghiere per la Pace del lunedì sera. Questi incontri di preghiera erano iniziati sette anni prima nella chiesa di San Nicola, la Nikolaikirche, e avevano conosciuto alti e bassi, ma non si erano mai interrotti. Nelle ultime settimane di quell’autunno ’89 la partecipazione era aumentata in modo sorprendente, tanto che l’affollamento di San Nicola aveva reso necessario un’altra preghiera nella chiesa Riformata e la settimana successiva anche questo non bastava, così che quel 9 ottobre la preghiera per la Pace si teneva contemporaneamente in ben 4 chiese. E questo nella seconda maggiore città della DDR, dopo 40 anni di ateismo di Stato e discriminazioni per i cristiani. Ma la gente continuava ad affluire e quando verso le 18 terminarono le celebrazioni 70.000 persone invasero pacificamente e bloccarono il centro di Lipsia. Erano persone comuni, giovani e non, perfino famiglie con bambini; guardandoli si sarebbe potuto pensare al pubblico che accorreva per vedere un grande evento sportivo, invece erano scesi in strada per chiedere libertà e rispetto per i diritti civili. Quella sera anche la polizia, la Stasi, la milizia volontaria e perfino l’esercito erano scesi in strada in assetto antisommossa, con manganelli, cani, gipponi blindati e camion idranti, i cui serbatoi erano additivati di colorante, allo scopo di marcare i manifestanti e di arrestarli anche nei giorni successivi; negli ospedali le sale operatorie erano state poste in allarme, erano giunte nuove scorte di sangue, i permessi di medici e infermieri erano stati sospesi. Nelle stalle della fiera agricola erano state ricavate celle di detenzione in grande numero. Nelle scuole e nelle fabbriche si erano diffusi appelli a non andare in centro, perché quella sera lo Stato voleva farla finita, una volta per tutte, con le manifestazioni che dal settembre seguivano le preghiere per la Pace, così come era stato scritto sul giornale locale. Lo spettro del 4 giugno ’89, Pechino piazza Tienanmen, aleggiava su Lipsia. La DDR era stata una delle poche nazioni quell’anno a salutare con soddisfazione il deciso intervento dello Stato e del partito per bloccare sul nascere la protesta antirivoluzionaria e i filmati dei carri armati cinesi, che travolgevano gli studenti, erano stati mostrati più volte dalla televisione, con commenti che lasciavano ben intendere come anche nella DDR, in caso di necessità, la repressione non sarebbe stata da meno. Due giorni prima, mentre la Nomenklatura festeggiava i 40 anni della DDR, le manifestazioni pacifiche a Berlino, Dresda e Lipsia erano state brutalmente attaccate dagli organi dello Stato, che avevano picchiato e arrestato i partecipanti. “La paura era la nostra compagna quotidiana, e ringrazio Dio che mi sorresse, così che la mia fede fu sempre un poco più forte della mia paura”, dirà successivamente il Pastore della Nikolaikirche Christian Führer ricordando quel 9 ottobre. Nonostante l’aria fosse carica di tensione come prima di una tempesta e la benché minima provocazione, un ubriaco, un infiltrato della Stasi, sarebbe bastata per scatenare un massacro, in 70.000 sfilarono lungo il ring di Lipsia cantando e scandendo ripetutamente “No alla violenza” e “Noi siamo il popolo”. Passarono anche davanti alla centrale della Stasi, dove erano le celle d’isolamento degli arrestati dei giorni precedenti e deposero candele sui gradini dell’entrata. Quella sera tutti tornarono a casa incolumi: poliziotti e dimostranti e non ci fu un colpo di manganello, né un fermo, né un arresto, perché tutti si erano comportati con senso di responsabilità. Sempre Christian Führer commentò in seguito : “Il 9 ottobre divenne il giorno della decisione. Questo giorno della nonviolenza rappresenta l’inizio della Rivoluzione Pacifica, cresciuta all’interno delle chiese e che dalle chiese è scesa nelle strade. […] Non dobbiamo dimenticare che esiste la grande forza benedicente di Dio, che può cambiare il mondo senza spargimento di sangue”. Dopo quella sera la DDR era un paese nuovo; il 18 ottobre Honecker rassegnò le dimissioni, il 6 novembre oltre 400.000 persone sfilarono pacificamente per Lipsia. Il 9 novembre, esattamente un mese dopo quel lunedì che avrebbe dovuto tristemente unire Lipsia a piazza Tienanmen, a Berlino crollò il Muro.

Paola Rosà è stata intervistata su Radio 1 il 15.9.2009:

http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=297092

Un video sulla caduta del Muro: www.europa1989-2009.eu/