Il sabato nel cuore dell’Ebraismo. Questa la dimensione della festa ebraica nella riflessione di Luciano Caro, rabbino capo della Comunità di Ferrara, ospite alla Pace in città nell’ambito delle iniziative per la Giornata del dialogo tra Ebrei e cattolici, che ha per tema “Ricordati del Sabato per santificarlo” (Es 20,8).
Le parole relative al Sabato sono le più lunghe in entrambe le versioni del cosiddetto Decalogo, contenute in Esodo e Deuteronomio: se nel primo si sottolinea Dio creatore, nel secondo lo si ricorda come liberatore dalla schiavitù egizia. E il Sabato si pone così in relazione con questi due eventi, in una prospettiva squisitamente temporale: esso è liberazione dagli impegni e riconciliazione con la natura.
Se oggi tendiamo a dominare lo spazio, nella prospettiva biblica viene prima il tempo: il Sabato mette in sintonia con la sua sacralità, è una sorta di santuario del tempo. Tutta la settimana è concentrata nel Sabato, punto focale dell’esistenza del credente e, soprattutto, non un peso. Se è vero che sono numerose le prescrizioni che un ebreo deve osservare in tale giorno, è pur vero che tutte le norme relative al Sabato decadono nel caso in cui ci sia pericolo per la vita umana. “Soprattutto – ha sottolineato Caro – bisogna astenersi da quelle azioni che denotano una forma di dominio sulla natura e sulla realtà: si potrà perciò, ad esempio, bussare alla porta perché è un’azione meccanica che anche un animale può compiere, ma di sabato non si potrà suonare un campanello, perché esso esprime dominio sul mondo da parte della mente umana”. Vi sono poi tutta una serie di azioni positive che il Sabato porta con sé e che riguardano anzitutto la preghiera, ma poi anche il valore della donna nella casa, il cibo, la famiglia, gli stessi rapporti coniugali, che sono più opportuni se consumati di Sabato.
Ironico e piacevole all’ascolto, Caro ha ricordato la ricchissima elaborazione teologica intorno al Sabato, a partire da ciò che dicono i profeti. Con una battuta sul Messia: “Verrà – ha spiegato citando un detto ebraico – solo quando tutti gli ebrei del mondo osserveranno almeno due Sabati”.
Voce del Popolo, 22.1.2010