Per battere la mafia serve la cultura

Bresciaoggi, 10 febbraio 2011

Il sacerdote campano ieri mattina ha incontrato quattrocento ragazzi delle scuole superiori
Un forte appello alla cultura della legalità, da sviluppare anzitutto nella scuola. Così don Luigi Merola, sacerdote napoletano impegnato in prima linea contro la camorra, ospite ieri in città della Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura. In mattinata, nell’auditorium san Barnaba, don Merola ha incontrato oltre 400 ragazzi delle scuole superiori bresciane (erano presenti gli istituti Calini, Copernico, Arnaldo, Gambara, Canossa, Piamarta), per un dialogo ricco di stimoli, introdotto dal saluto dell’assessore provinciale Aristide Peli e della dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Raimondi. «Per me – ha detto don Merola – legalità vuol dire anzitutto ordine e onestà. E la scuola ha un ruolo fondamentale nella creazione della cultura della legalità, perché l’ignoranza ci fa dipendere dagli! altri. Sull’ignoranza si fonda il potere delle mafie come monarchie: richiedono sudditi, non cittadini pensanti».
Il sacerdote ha citato il magistrato Antonino Caponnetto: la mafia ha paura della parola, «ecco perché bisogna parlare di mafia». «Ci sono troppi somari in giro, somari che magari occupano posti importanti: il 60 per cento dei nostri politici non conoscono la Costituzione!». L’Italia di oggi, ha spiegato don Merola, è come la manzoniana donna Prassede, «ha poche idee e ben confuse».F.L.