Corriere della Sera, 5 settembre 2014
La visita e il bilancio delle intense giornate nella nostra provincia di Vera Baboun, sindaco della città palestinese gemellata con la Leonessa
«Betlemme-Brescia: siamo la stessa famiglia»
L’appello al vescovo Monari: ci aiuti attraverso il Vaticano a fare pressione su Israele L’incontro Intenso, lungo ed emozionante l’incontro con Emilio Del Bono e Laura Castelletti Il conflitto Per il primo cittadino è la prima visita dopo lo scoppio della guerra nella striscia di Gaza
«Vi confido un segreto: di fronte a tutte quelle persone, a tutti quegli occhi, non mi sono sentita un’estranea, ma parte di una famiglia. Ho percepito sulla mia pelle la passione e la compassione per il nostro dramma. E per questo mi sono permessa di dirvi: non fatemi sentire sola a Betlemme!». Così Vera Baboun, primo sindaco donna della storia di Betlemme, all’indomani della conferenza in Loggia di mercoledì sera, alla quale hanno partecipato un numero sorprendente di bresciani («Fino a 500 persone, abbiamo chiuso un occhio e lasciato entrare ‘riferiscono dalla Loggia’ ma poi abbiamo dovuto chiudere le porte»).«Oggi torno nella mia (e nella vostra) Betlemme, con nel cuore un ricordo indelebile di Brescia. Ma soprattutto con tra le mani un numero considerevole di progetti e idee concrete». Questo, in sintesi, il bilancio di Vera Baboun al termine di tre giorni di straordinaria intensità vissuti in casa nostra, che siamo solo una delle 72 città al mondo (26 solo in Italia) ad essere gemellate con Betlemme. Ma che siamo stati scelti per «primi».«Brescia è la prima città che visito dallo scoppio della guerra a Gaza. Fino a un’ora prima della partenza sono stata in dubbio se partire o meno: mi sentivo in colpa. Ma sono venuta, perché nonostante il gemellaggio del 2007 fosse caduto nel silenzio, avevo dato la mia parola a persone che conoscevo di persona» spiega. Così, martedì mattina, è arrivata veramente ‘senza bagagli: dispersi all’aeroporto di Roma…’ in compagnia dei consiglieri comunali Nader Azizeh e Walid Jawarish. Ad accoglierla, gli amici bresciani che la conobbero a Betlemme nel 2003, in piena Intifada. E gli oltre cinquanta «amici» dell’Associazione Palestinese di Brescia. «È stata un’accoglienza talmente cordiale e calorosa, che mi sono sentita a casa… La Palestina a Brescia: chi l’avrebbe mai detto!». Nel tardo pomeriggio, il primo incontro ufficiale col sindaco Emilio del Bono e la vice Laura Castelletti. Erano previsti pochi minuti di rito: si sono trasformati in due ore. «Ho sentito crescere in loro l’attenzione per la nostra storia e il nostro dramma di città occupata: gliel’ho letto negli occhi (al sindaco Del Bono scenderanno le lacrime al termine della conferenza, ndr.). E li ringrazio. Anche per la splendida visita della Loggia, della quale non dimenticherò mai quel sotto tetto in legno». Mercoledì, la vista alla cantina Civielle di Moniga del Garda, coinvolta, assieme alla Barone Pizzini e alla Peri Bigogno, nel progetto di supporto della storica cantina vinicola di Cremisan, a Betlemme. Anche qui, tante facce note. Tanti amici. Compresi quelli del progetto Homerus di Gargnano, che nel 2003 «portarono» Brescia in Palestina in barca a vela. A seguire, l’incontro in Curia con il vescovo Luciano Monari. Poche parole, intense. «Ho apprezzato la sua disponibilità e sono stata schietta: la prego di aiutarci a fare pressione politica su Israele attraverso il Vaticano».Poi, la tanto attesa conferenza. A cui Vera Baboun si avvicinava con una strana rilassatezza. Durata solo sino all’ingresso in sala: «Oh mio Dio, ma quanti erano. Mi aspettavo una stanzetta con una ventina di persone!». Emilio Del Bono l’ha presentata «come una donna che ha lo spessore e la presenza di un capo di stato». E lei è andata dritta al punto: «Siamo la città della Pace e viviamo sotto occupazione da oltre sessant’anni. Siamo la città dove Gesù Cristo è nato e dove non può risorgere, perché la via con Gerusalemme è bloccata. Betlemme è la vostra città: non fatemi sentire sola!».