All’interno del ciclo “Grandi voci della letteratura europea” promosso dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e dall’Associazione ex alunni dell’Arnaldo lunedì 4 marzo 1996 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 in Brescia, ore 18, il prof. Tomaso Kemenj, ordinario di lingua e letteratura inglese nell’Università di Pavia, ha parlato sul tema: “James Joyce: da Dubliners a Finnegan’s Wake“.
Tomaso Kemeny, nato a Budapest nel 1938, all’età di dieci anni si trasferisce a Milano, dove vive tuttora. È una delle voci più originali della poesia italiana contemporanea; inoltre, la sua produzione poetica tende a collocarsi su un orizzonte internazionale: la silloge Il guanto del sicario del 1976 è stata infatti pubblicata in doppia lingua inglese e italiana (The Hired Killer’s Glove – Il guanto del sicario, Out of London Press, New York-Norristown-Milano, 1976). Artista poliedrico, Tomaso Kemeny si occupa di poesia, poesia visiva, teatro e narrativa; a lui si deve, per esempio, l’invenzione della lingua degli indiani d’America per lo sceneggiato Cristoforo Colombo di Alberto Lattuada (1985). In ambito teatrale, tra le altre attività, è stato consulente, con Alessandro Serpieri, per l’edizione semiotica dell’Amleto di Shakespeare (1978), messo in scena da Gabriele Lavia e Ottavia Piccolo. Per quanto riguarda la poesia, ha pubblicato Il guanto del sicario (New York, 1976), Qualità di tempo (Milano, 1981), Recitativi in rosso porpora (Udine, 1989), Il libro dell’angelo (Milano, 1991), Melody (Milano, 1997), Desirèe (Milano, 2002), Se il mondo non finisce (Faenza, 2004). Per il teatro ha scritto il testo drammatico La conquista della scena e del mondo, rappresentato per la prima volta nel 1996. In ambito narrativo Kemeny ha pubblicato il romanzo Don Giovanni innamorato (Milano, 2002). Con il filosofo Fulvio Papi ha scritto Dialogo sulla poesia (Pavia, 1997) e ha pubblicato il libro di poetica L’arte di non morire (Udine, 2002). Con Giuseppe Conte e Stefano Zecchi ha curato l’Almanacco del Mitomodernismo 2000 (Alassio, 2000). Nel 2005 ha pubblicato La Transilvania Liberata, poema epiconirico (Milano) in dodici canti (Premio Montano 2006). Tra le ultime pubblicazioni si segnalano Poemetto gastronomico e altri nutrimenti (Jaca Book, Milano, 2012), Quarantacinque poesie 1952-1961 (Nomos Edizioni, Busto Arsizio, 2012) e Una scintilla d’oro a Castiglione Olona e altre poesie (Effigie, Milano, 2014). Testi poetici di Tomaso Kemeny sono stati tradotti in inglese, tedesco, ungherese e spagnolo. Numerose le antologizzazioni della sua poesia, di cui si ricordano in particolare Poesia degli anni settanta, a cura di Antonio Porta con prefazione di Enzo Siciliano (Feltrinelli, Milano, 1979), Poesia italiana del novecento a cura di Ermanno Krumm e Tiziano Rossi (Milano 1995) e El fuego y las brasas, poesìa italiana contemporànea (Madrid 2000). Di particolare interesse, perché collegata alla sua attività poetica, è anche la sua attività letteraria e di traduttore in qualità di docente universitario (è stato, tra l’altro, professore ordinario di Lingua e Letteratura Inglese presso l’Università di Pavia). Da anglista ha scritto articoli, saggi e libri su William Shakespeare, Christopher Marlowe, William Blake, Samuel Taylor Coleridge, Percy Bysshe Shelley, George Byron, Lewis Carroll, Dylan Thomas e James Joyce. Testi di Friedrich Schiller, William Wordsworth, Endre Ady, André Breton e Dylan Thomas, tradotti da Kemeny, sono presenti in La lirica d’Occidente, dagli Inni Omerici al Novecento, a cura di Giuseppe Conte (Guanda Editore, Parma, 1990). Del 1993 sono la traduzione e la curatela di Byron, Opere scelte, per la casa editrice Mondadori. Kemeny ha anche volto in italiano Ero e Leandro di Marlowe (Milano, 1994) e Poesie scelte di Attila József (Roma, 2005. Premio speciale per la traduzione, Giuseppe Acerbi, 2006). Nel 2000 è stato uno dei 500 studiosi europei selezionati dallo Editorial Review Board del Barons Who’s Who ricevendo il “New Century Award” alla carriera. Dal primo gennaio al 31 ottobre 2015, Kemeny è stato nominato consigliere del commissario ungherese per l’Expo Gèza Szocs. Il 23 aprile 2015 a Sarzana gli è stato assegnato il “Premio Montale Fuori di Casa – Sezione Mediterraneo” «per la coerenza, la passione e la vitalità con cui, dagli anni sessanta, porta avanti una sua visione della poesia radicalmente laica e trasgressiva» e per altri meriti artistici. Come poeta, è presente in antologie e storie della letteratura italiana. Giulio Ferroni, che nella sua storia della letteratura italiana lo colloca tra i poeti dell’ambiente milanese, scrive che Kemeny «trae lampi e colori inquietanti dall’intreccio di oscure trame linguistiche»; e Giacinto Spagnoletti nella Storia della letteratura italiana del Novecento dà anche notizia della sua attività di critico letterario: «[…] studioso di letteratura inglese, sulla quale ha pubblicato saggi assai interessanti, dedicati a Dylan Thomas e ad altri scrittori dell’Ottocento» aggiungendo inoltre, relativamente al più recente periodo mitomodernista, che «la vena più spiccata di questo autore, pur attingendo al Surrealismo, cerca di aderire a un’esigenza comune ad altri suoi coetanei, quella di raggiungere età primordiali, sempre sotto la spinta della trasparenza dei miti». Tomaso Kemeny è attivo in vari ambiti culturali nazionali e internazionali a partire dalla fine degli anni Sessanta. È uno dei fondatori della Casa della Poesia di Milano, di cui attualmente è anche il vicepresidente; svolge attività poetica a livello internazionale ed è membro di vari concorsi letterari. (www.wikipedia.org – 2017)