Lunedì 7 marzo alle ore 18 Lezione di filosofia sulla Giustizia con la prof.ssa Carla Danani

Lunedì 7 marzo 2022 la professoressa Carla Danani, ordinaria di Filosofia morale nell’Università degli Studi di Macerata, indagherà il concetto di “Giustizia”. Si tratta del’ultimo intervento delle Lezioni di filosofia 2022, giunte ormai alla diciassettesima edizione. L’incontro si terrà alle ore 18 in modalità remota. Per avere il link scrivere a info@ccdc.it

Le Lezioni vedono il ruolo attivo degli studenti liceali. Dopo la presentazione svolta dal relatore, alcuni studenti dei licei di Brescia e provincia gli rivolgeranno delle domande nello spirito del dialogo e del confronto tipici della filosofia anche nella sua valenza educativa, secondo uno stile – tra l’altro – caro alla Ccdc fin dal suo sorgere.

L’organizzazione scientifica delle lezioni è stata curata anche quest’anno da Luca Ghisleri (professore di filosofia teoretica presso l’Università del Piemonte Orientale) in collaborazione con Paolo Poli e Massimo Tura (professori di filosofia e storia presso il Liceo Arnaldo di Brescia e l’Istituto Capirola di Leno).

Carla Danani è professoressa ordinaria di Filosofia morale presso l’Università degli studi di Macerata e dirige il Centro Interuniversitario di Studi Utopici. Si occupa di ermeneutica, etica, filosofia politica e filosofia dell’abitare. Tra le sue pubblicazioni i volumi: La questione dell’oggettività nell’ermeneutica di Emilio Betti (Vita e Pensiero, Milano 1998); L’amicizia degli antichi. Gadamer in dialogo con Platone e Aristotele (Vita e Pensiero, 2003); Abitanti, di passaggio. Riflessioni filosofiche sull’abitare umano (Aracne, Roma 2013). Tra le sue curatele: Etica per l’umano e spirito del capitalismo (Aracne, 2013); L’umano tra cura e misura: promuovere condividere restituire (Aracne, 2015); I luoghi e gli altri. La cura dell’abitare (Aracne, 2016); Democrazia e verità. Tra degenerazione e rigenerazione (Morcelliana, 2020).

 I temi scelti quest’anno sono la libertà, la responsabilità e la giustizia ovvero tre istanze tipiche del pensiero umano in riferimento all’essenziale rapporto tra la dimensione personale e quella comunitaria. Si intende mostrare la centralità della libertà, che l’uomo contemporaneo comprende sempre di più come la radice del suo essere, ma insieme anche la problematicità di essa, proprio perché si tratta di discutere se la libertà possa essere intesa solo (anche in rapporto con la tecnica e con la presunta onnipotenza ad essa sottesa) come autodeterminazione assoluta, secondo il modo odierno più diffuso di concepirla, quasi che l’uomo possa considerarsi come un individuo autocentrato e senza legami fondanti, avente in sé il criterio unico del proprio pensare e del proprio agire. In base a una prospettiva meno parziale e più concreta, è forse opportuno invece sostenere che la libertà si radica nel fatto che ognuno di noi sorge da altri e dunque è in rapporto con altri ed è libero con gli altri (e non dagli altri). L’uomo, in quanto libertà, è cioè “iniziativa iniziata”, ovvero è indipendente e autonomo anche se non lo è in modo assoluto, proprio perché non inizia da sé essendo per lui strutturale la relazione con ciò che l’ha posto in essere. In questo orizzonte la responsabilità è così l’altra faccia della libertà, ovvero la sua vita e il suo attuarsi nel senso che si tratta di rispondere all’appello dell’altro uomo, un appello che non si pone come esteriore ed estrinseco rispetto a una libertà già istituita ma che contribuisce strutturalmente a formarla. Solo nella risposta e nel riconoscimento dei legami che la costituiscono (come l’attuale situazione pandemica ci sta facendo scoprire a suo modo) la libertà si può infatti concretamente attuare. Ci si prefigge di mostrare da ultimo come il rapporto etico tra io e tu, tra libertà e responsabilità si realizzi poi nella dimensione politica del noi, ovvero nella giustizia che quindi non va semplicemente intesa come il perimetro neutro dei rapporti esterni tra individui irrelati (chiamati a rispettare un quadro normativo meramente formale che impone un limite alla realizzazione delle proprie egoistiche aspirazioni), ma come quel contesto in cui a ciascuno è dato quanto gli è dovuto ovvero quella dimensione di umanità che ci rende tutti fratelli.

 

 

 

 

 

 

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