Il Cittadino, 28 luglio 1963.
Il Comitato Provinciale della D.C in data 13 luglio 1963 ha approvato una mozione con la quale invita la Giunta Esecutiva «a designare nella persona del prof. Matteo Perrini il Vice-segretario provinciale con la responsabilità di reggere la Segreteria». Sono qui riportate le dichiarazioni effettuate nell’occasione dal prof. Perrini.
Chiedo la parola perché, senza desiderarlo e malgrado i miei ripetuti tentativi di rinuncia, alla mia persona si propone di affidare un compito gravido di responsabilità nella presente situazione.
Amici del Comitato provinciale, se potete liberarmi dalla assunzione della responsabilità della reggenza della vice-segretaria, vi sarò grato e per molte ragioni; se, invece, ritenete che non debba sottrarmi al dovere di servire il partito in questo particolare momento, è giusto che io esponga brevemente il mio pensiero sui problemi in discussione.
Proprio per questo sono convinto che il nobile disegno di rafforzare il partito costituendo su basi più ampie una nuova maggioranza, per essere perseguito in forma efficace, esige la più netta e definitiva omogeneità politica. Su questo punto è bene non alimentare confusioni ed essere onesti fin da principio, chiarendo subito che la piattaforma politica e programmatica del precedente Congresso va approfondita e rafforzata, non diluita ed annacquata.
Nel momento in cui da parte di alcuni amici si scrive, e con profonda verità, che «nessun gruppo e nessuna corrente ha oggi la presunzione detentrice di un discorso compiuto e di un bagaglio di idee sufficiente all’attuale momento storico del partito in generale, ed adeguato alle innumerevoli necessità politiche-organizzative ed amministrative della provincia», evidentemente i gruppi che si avviano a costituire una più ampia maggioranza rinunciano alla mitologia delle etichette e con senso creativo fan cadere le linee polemiche che si collegavano a posizioni astratte e superate.
Ma poiché le cose sono obiettivamente difficili e complesse, le forze del centro-sinistra anche a Brescia hanno bisogno oggi più di ieri di forti convinzioni, di una ideale tensione interiore, così come d’accresciuta consapevolezza nel linguaggio, nei gesti, nelle concrete scelte politiche.
In un partito che, come il nostro, deve muovere e condurre ad assumere una posizione politica unitaria grandi masse e ceti diversi, in un partito che deve far accettare dal suo vasto elettorato una visione comune della realtà sociale, una maggioranza responsabile non può concedersi in nessuno dei membri il gioco facile e brillante ma distruttivo dell’estremismo, che è come la falsa scienza, di cui San Paolo dice che «gonfia ma non edifica».
Concludo richiamandomi al concetto espresso all’inizio. Amici, se potete affidate a persona più degna e più capace l’incarico che mi si propone di accettare; se, invece, ritenete debba proprio essere io a reggere il partito in preparazione del Congresso, allora, ve ne prego, aiutatemi a portare le responsabilità connesse all’incarico nel modo più utile per tutto il partito, aiutatemi con il consiglio disinteressato e con il conforto di una schietta amicizia.