10 ottobre: presentazione del libro “Vite da ariani” di Guido Dalla Volta

La Fondazione “Luigi Micheletti”, in collaborazione con la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Casa della Memoria, Fondazione “Clementina Calzari Trebeschi” ospita la presentazione del libro Vite da ariani di Guido Dalla Volta, con prefazione di Liliana Segre edito da Enrico Damiani Editore, giovedì 10 ottobre alle 17:30 a Brescia presso la Sala del Camino di Palazzo Martinengo delle Palle (via San Martino della Battaglia 18).

Con l’autore dialogano Paolo Corsini dell’Università di Parma, il saggista Stefano Levi Della Torre, David Kertzer della Brown University, Providence, Rhode Island (USA) e Marino Ruzzenenti della Fondazione “Luigi Micheletti”. Coordina Giovanni Sciola della Fondazione “Luigi Micheletti”.

L’entrata è libera fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 L’autore racconta le “vite da ariani” delle famiglie di suo nonno Guido e suo padre Paolo.

1936. Guido Dalla Volta vive a Brescia con la moglie Emma e i due figli, Alberto e Paolo. È un uomo onesto e rispettato, perfettamente integrato nel suo contesto sociale, che fonda la sua esistenza sui valori della tradizione: lavoro, famiglia, patria. C’è solo un dettaglio, fino a quel momento ininfluente: i Dalla Volta hanno origini ebraiche. Mentre Emma presagisce il pericolo, Guido non vuole credere al peggio, finché le leggi razziali non gli aprono sotto i piedi una voragine kafkiana che lo inghiotte insieme al figlio maggiore.

1962. Mentre Emma attende ancora il ritorno del marito e del primogenito, il nipotino, che porta lo stesso nome del nonno, fa domande che restano senza risposta. E suo padre Paolo, uomo severo e irrigidito dal dolore, deve decidere come raccontargli una verità complicata e negata, così lontana dalla vita serena e brillante che sta costruendo per lui. Sullo sfondo di questo immenso non detto, si staglia una lettera in cui Alberto è ricordato come «il più forte, il più risoluto, il più degno di sopravvivere». A firmarla è un suo compagno di prigionia ad Auschwitz, uno scrittore torinese di nome Primo Levi, che all’amico dedicherà passaggi salienti dei suoi capolavori.

Le grandi tragedie hanno un inizio e una fine, ma ci sono un prima e un dopo che non smettono di parlarsi, nel silenzio. Rimbalzando tra questi due tempi – in mezzo ai quali si spalanca l’indicibile – l’autore racconta la “vita da ariani” della sua famiglia, il tentativo, vano, di sfuggire alle persecuzioni e, finita la guerra, quello di evitare le sofferenze del ricordo nella paura che l’orrore possa ripetersi. Fino all’epilogo quando, rompendo una barriera con il coraggio della parola, il passato e il presente si fondono in una nuova dimensione, quella della memoria.

Guido Dalla Volta, nato a Brescia nel 1956, si è laureato in Ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano. Nel 1982 ha conseguito il titolo di Master of Computer Science presso la McGill University di Montréal. Ha trascorso la sua carriera lavorativa presso la IBM, in Italia e all’estero, fino al 2019 quando, a seguito del pensionamento, si è potuto dedicare alle ricerche che hanno permesso la stesura di questo suo primo libro.

 

 

 

 

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