BRESCIA, CONTRADA DEL MANGANO, 4
QUI ABITAVA
ANGELO ATTILIO ARICI
NATO 1914
ARRESTATO L’8.9.1943
INTERNATO MILITARE
MORTO IL 22.5.1945 AD HAGEN
Angelo Attilio Arici nasce il 24 giugno 1914 a Brescia, figlio di Santo Arici e Maria Botturi. Cresciuto nel cuore della città, Angelo impara il mestiere di pasticciere nel negozio di proprietà̀ del fratello maggiore, Luigi Arici, di cui si apprende l’esistenza grazie alla tabella dei redditi per le attività̀ commerciali del Ministero delle Finanze del 1930. La pasticceria Arici svolge la sua atti- vità in Contrada San Giovanni, di fronte alla chiesa omonima, non lontano dall’appartamento in cui Angelo abita, in Contrada del Mangano, alto 1,62 metri, capelli castani ondulati, occhi castani, un viso ovale con un naso aquilino: così lo descrive l’estensore del Foglio matricolare, la “carta d’identità̀” di ciascun italiano che ha vestito la divisa. Sa leggere e scrivere perché́ da piccolo ha conseguito il diploma di quarta elementare. La nipote Carla, 87 anni, figlia di Luigi Arici, ha il ricordo sfumato nel tempo, arricchito dalle testimonianze famigliari, di un ragazzo dai modi molto gentili.
Nel 1934, a 20 anni, il giovane pasticciere viene chiamato per la visita di leva del servizio militare. Il 3 settembre 1935 viene assegnato al Reggimento “Lancieri di Novara”, dove, il 1° ottobre dello stesso anno, diventa soldato scelto, il 1° gennaio 1936 viene promosso caporale e il 15 febbraio 1937 vie- ne congedato. Tuttavia, poco dopo, il 1° ottobre 1938, riceve il richiamo alle armi per mobilitazione e viene assegnato allo storico Reggimento “Caval- leggeri di Saluzzo” a Pordenone, che nella Seconda guerra mondiale era dislocato in Friuli. Congedato a novembre del 1938, viene richiamato sempre nello stesso reggimento il 18 settembre 1939; ottiene il 20 ottobre il grado di caporalmaggiore e viene inviato nella valle di Vipacco, sul confine orienta- le, allora in provincia di Gorizia, oggi in Slovenia. Il 19 febbraio del 1940 una lunga licenza si trasforma in un nuovo congedo e la speranza di aver chiuso con il servizio militare e di tornare a Brescia per vivere un periodo di pace. L’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania frantuma i suoi sogni. Il 30 maggio 1940 arriva la cartolina di richiamo: è schierato come guardia di frontiera a Vipacco, nel 23° settore dove matura a novembre 1940 un altro congedo. Richiamato alle armi il 3 gennaio del 1941, dall’11 al 25 giugno è trasferito nella zona della frontiera alpino-occidentale con la 553a Compagnia del 23° settore; dal 9 febbraio al 5 aprile 1941 partecipa alle operazioni sul fronte greco-albanese e in seguito, dal 6 al 19 aprile, alla frontiera tra Albania e Jugoslavia. Dal 21 luglio 1941 partecipa a operazioni di guerra sul- la frontiera balcanica. Nel vortice del conflitto, la documentazione si fa più̀ scarsa. Sappiamo che l’8 settembre del 1943 è stato catturato dai tedeschi e rinchiuso nel campo di internamento ad Hagen, cittadina della Renania Settentrionale-Westfalia, in Germania. Poteva scegliere di combattere al fianco dell’esercito nazi-fascista, ma ha rifiutato di imbracciare il fucile contro altri italiani. La sua prigionia termina tragicamente il 22 maggio 1945, quando muore per tubercolosi nel S. Johannes Hospital di Hagen. La sua morte avviene pochi giorni dopo la fine ufficiale del conflitto in Europa.
Angelo Arici è un soldato che decide di rispondere con coraggio alla chiamata alle armi, partecipando a numerose operazioni belliche in diversi teatri di guerra. La sua vita è segnata da un destino tragico, culminato nella morte in prigionia durante gli ultimi giorni del conflitto, a testimonianza della sofferenza e dei sacrifici vissuti da molti soldati italiani che hanno saputo dire “no” al regime nazifascista.
Angelo Arici fa parte di quel gruppo di soldati italiani internati dalle truppe tedesche e sottratti alle tutele previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929 per volere di Hitler. Questi prigionieri, a partire dal 20 Settembre 1943, prendono il nome di IMI.
La tragica vicenda degli IMI (Internati Militari Italiani) ha inizio l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio sottoscritto dall’Italia con le Forze Alleate. Migliaia di militari italiani vengono catturati e disarmati dalle truppe tedesche in Francia, Grecia, Jugoslavia, Albania, Polonia, Paesi Baltici, Russia e Italia stessa. Caricati su carri bestiame, vengono avviati a una destinazione che non conoscono: i lager del Terzo Reich, che erano sparsi un po’ dovunque in Europa, soprattutto in Germania, Austria e Polonia.
Sin dal primo momento, ai prigionieri viene chiesto con insistenti pressioni di continuare a combattere a fianco dei nazisti o dei fascisti. La maggior par- te di loro si rifiuta di collaborare e per la prima volta dice NO! a qualsiasi for- ma di collaborazione, affrontando sofferenze, privazioni, malattie e morte.
A cura degli studenti Alessia Crucitti e Davide Ghirardi del Liceo Veronica Gambara di Brescia, con la classe 5a A Linguistico, coordinati dalla professoressa Elisabetta Bramini. Si ringrazia la nipote Carla Arici.