Maurizio Benghiat

Tematiche: Biografie

TIGNALE, VIA SAN PIETRO, 24

QUI ABITAVA
MAURIZIO BENGHIAT
NATO NEL 1881
ARRESTATO IL 31.12.1943
DEPORTATO NEL 1944
ASSASSINATO IL 26.02.1944 AD AUSCHWITZ

Nasce il 19 gennaio del 1881 a Smirne, oggi Izmir, in Turchia da Giuseppe e Benore Maria. È arrestato il 31 dicembre 1943 a Tignale (Bs) e condotto alla prigione Canton Mombello di Brescia. Dal Registro dell’Ufficio matricola del carcere risulta che il giorno 8 febbraio 1944 è tradotto al campo di Vo’ Vecchio (Pd). Da questo campo di concentramento per ebrei italiani viene successivamente trasferito a Fossoli (Mo), da dove il 22 febbraio parte per Auschwitz con il treno numero 8, lo stesso di Primo Levi e di tanti ebrei italiani.
Arriva al campo di sterminio il 26 febbraio, non risulta immatricolato ad Auschwitz per cui possiamo ritenere che fu condotto alle camere a gas non appena arrivato.
Per conoscere gli ultimi mesi di vita di Maurizio Benghiat ci aiuta la corrispondenza tra il Comune di Gardone Riviera e l’organizzazione per i rifugiati. Apprendiamo che soggiornò presso la casa di Cura di Villa Gemma di Gardone Riviera fino alla metà di settembre del 1943.
Dopo la requisizione della struttura da parte delle truppe tedesche, si ritirò alla Pensione Hohl sempre a Gardone e successivamente presso l’Ospedale Civile di Salò.
Dagli atti dell’Archivio storico del Comune di Tignale risulta che qui giunse il 7 ottobre 1943 e prese alloggio presso l’Albergo Gallo fino al giorno del suo arresto ad opera dei Carabinieri della Stazione
di Tremosine. La carta d’identità rilasciata dal Comune di Gardone Riviera descriveva Maurizio Benghiat come “benestante”: il podestà di Tignale Fruner annotò che era amministratore gerente di una società mineraria in Turchia. Presso la Banca Popolare di Salò risultava un deposito a suo nome di 600.000 lire equivalente a poco meno di 200.000 Euro di oggi.
Per la ricostruzione della persona di Maurizio Benghiat è decisiva la testimonianza lasciata da Carlo Visintini, un antifascista bresciano, suo compagno di cella a Canton Mombello. Visintini ricorda l’incontro con Maurizio Benghiat avvenuto la mattina del 6 febbraio 1944, quella stessa in cui due suoi amici Astolfo Lunardi ed Ermanno Margheriti, condannati a morte perché attivi nella Resistenza, vengono prelevati dal carcere e condotti alla fucilazione. Visintini scrive nel 1974, a
trent’anni di distanza: “Ero moralmente a terra [per il commiato dagli amici condannati a morte n.d.r.]; fui portato in una cella dove era rinchiuso un uomo anziano Benghiat, seppi dopo che era ebreo ed era stato professore alla Sorbona di Parigi. Era una carissima persona piena di tatto e mi fu di molto aiuto per riprendermi. […] Con il professor Benghiat restai pochi giorni, fu portato via e più tardi seppi che era stato portato a Carpi”.
Solo due giorni rimasero insieme Maurizio Benghiat e Carlo Visintini, ma fu un tempo sufficiente per lasciare un ricordo indelebile. Anche noi facciamo nostri i ricordi del suo compagno di cella e non possiamo che compiangere Maurizio Benghiat per la fine brutale a cui fu condannato e denunciare la violenza di un regime che condusse alla morte persone solo perché considerate diverse e quindi indegne di vivere.
A cura degli alunni della classe 3 E della scuola secondaria di primo grado di Tignale