TRE CONTRIBUTI DI PEDAGOGIA COSTRUTTIVA[1]
Quando nel 1931 apparve la prima edizione di Förster e la crisi dell’anima contemporanea presso l’editore Laterza di Bari, pochi seppero vedere nell’appassionata apologia realistica che il Modugno faceva delle verità cristiane il fatto veramente nuovo che nella pedagogia italiana quell’opera veniva a rappresentare. Chi la rilegge ora, e ne studia soprattutto le magnifiche pagine conclusive, dovrebbe dagli avvenimenti stessi di questi anni essere meglio preparato a vedere come, nella personalità e nel pensiero dell’illustre Autore, s’incontrino, in una sintesi armonica, le due correnti del nostro Risorgimento educativo: quella che fa a capo a un De Sanctis e ad un Gabelli (il Gabelli del Metodo d’insegnamento) e quella che ha i suoi più legittimi rappresentanti in Rosmini, Manzoni e Don Bosco.
Il fulcro dell’educazione
È accaduto che, studiando in maniera veramente concreta l’educazione del carattere, il Modugno ha avvertito l’insufficienza metafisica, teologica e psicologica del movimento laico, ravvisando nella grande tradizione della pedagogia cattolica, abbracciata con tutta l’anima, il compimento e lo sviluppo integrale di quelle verità di cui gli uomini hanno più bisogno: per liberare l’educazione di suoi funesti esclusivismi e dal suo disorientamento bisogna, infatti, introdurre Cristo nella scuola perché Egli soltanto ci dà verità irrefragabili, ci addita un fine universale nel suo amore per l’uomo, per tutti gli uomini, comunicandoci – in libertà – la forza di vivere secondo lo spirito. L’arricchimento sovrannaturale dell’anima in Cristo non rende l’uomo estraneo alle cose di quaggiù, ma più vigorosamente ne svolge le forze originarie per il comune vantaggio di questa e della vita futura: il Vangelo, se è vero, è vero in terra come in cielo. Da questa conquistata certezza derivavano due compiti per la pedagogia del Modugno: mostrare, in atto, e il fondamento naturale della morale (esigenza propria della più sana corrente laica) e il bisogno – a questa intrinseca – di illuminarsi e potenziarsi in Cristo (esigenza dei pedagogisti della religione) cogliendo il rapporto esistente tra la dottrina e la persona del Redentore e la vita quotidiana. Compiti che il Modugno[2] ha assolto, da par suo, rispettivamente in Azione e Scienza della vita (ora in ristampa presso «La Scuola») e in Religione e Vita, libro unico nel suo genere, e ora col volume Educazione religiosa e morale nella scuola. Quest’opera è stata scritta proprio per guidare i maestri, genitori e insegnanti di religione nella loro delicata missione, a portare nei cuori degli educandi quelle verità che non passano con una comprensione pronta e decisa delle concrete condizioni spirituali, in cui la conoscenza e l’incarnazione di quelle verità deve maturarsi. Semplice, paziente ed esemplarmente lucido, il lavoro del Modugno, frutto di amorevolezza squisita, si accompagna al fanciullo nelle cinque classi elementari e, da ogni pagina, l’anima dell’Autore ci appare quel è, sempre commossamente protesa verso il regno dell’umanità germinante, la cui meravigliosa attesa non va tradita da coloro che sono chiamati ad essere ministri d’amore. Ma come introdurre nella scuola la scienza della vita e l’arte dell’amore senza educatori i quali siano all’altezza della propria missione? Quando i buoni educatori fanno difetto, tutto il resto della macchina scolastica è la quinta ruota del carro, è la polvere negli occhi a chi non deve vedere quel che gli manca.
La formazione degli educatori
Codesti uomini, capaci di indirizzare i ragazzi e i giovani alla saggezza della vita, non piovono però dal cielo; devono essere formati svolgendo in essi le disposizioni indispensabili alla loro professione. Ed eccoci di fronte al problema veramente decisivo de La preparazione degli educatori, che il Modugno affronta così come esso si è andato maturando nelle discussioni e nelle esperienze condotte negli ultimi trent’anni. La preparazione degli educatori, nel quale è tracciato il profilo del nuovo educatore italiano e del futuro Liceo magistrale è utilissimo sia ai maestri che ai professori e, tra questi, particolarmente a quelli di pedagogia. All’insegnamento della filosofia e della pedagogia è dedicato un ampio capitolo, di valore storico, il quale ci spiega attraverso quale travaglio si sia giunti ai programmi del ’45 in cui si attribuiva – ed era tempo! – all’insegnamento della Pedagogia la funzione di dare un indirizzo fondamentale a tutte le altre discipline e di additare loro la meta che deve essere raggiunta, fornendo agli alunni lo stimolo alla formazione di una cultura personale e l’interesse per i problemi fondamentali del pensiero e dell’educazione esaminati in relazione immediata col loro futuro esercizio professionale. Il professore di filosofia dovrebbe sempre domandarsi: «Esponendo ai ragazzi una data teoria, di cui non faccio la necessaria confutazione, quale effetto produrrò nella formazione della loro coscienza morale?». Come evitare che nell’anima dell’adolescente, così pronta a non controllati entusiasmi per ciò che sa di novità e di ribellione, siano evitati e l’adesione fanatica, e l’eclettismo superficiale e il facile scetticismo? Platone nella Repubblica aveva già osservato che se nel giovanetto cominciano ad oscurarsi «le idee del giusto, del buono e di tutto ciò che si rispetta», sarà inevitabile ch’egli finisca per non rispettarle più e, incapace di trovare la verità, adotterà la condotta che accarezza i suoi istinti. Il Modugno, proprio perché animato da una vibrante passione educativa, prospetta una soluzione pedagogica di alto valore scientifico quando ci fa vedere qual è il metodo ch’egli stesso ha seguito per guidare alla verità i giovani, sinceramente rispettando la loro libertà di scelta e promuovendo la libertà morale: sono pagine, che avendo un fondo autobiografico, aggiungono alla perspicuità delle tesi sostenute la potenza di un’esperienza condotta nella scuola, prima e dopo la conversione, ma sempre con fine intuito pedagogico e senso di responsabilità, onde il Modugno può dire che, pure nel caso di differenti vedute tra il professore di filosofia e l’insegnante di religione, «non sarà impossibile ottenere un accordo, se entrambi, nel loro insegnamento, mireranno non a dare con animo altezzoso una lezione al collega, ma ad educare con saggezza e con animo paterno i comuni alunni». In ognuno dei dieci capitoli di questo libro prezioso, che costituisce la premessa ideale di ogni riforma scolastica, si tratti del tirocinio magistrale o dell’autoeducazione dei futuri maestri o della preparazione pedagogica di tutti i professori della Scuola secondaria, il lettore attento scorgerà i germi vitali di un pensiero pedagogico costruttivo che investe tutti i rapporti della vita umana dal punto di vista educativo e che nella prassi educativa approfondisce e risolve i suoi problemi. Gli educatori italiani – è nostra viva speranza – raccoglieranno come un compito da continuare con tutta l’anima il messaggio e l’esempio del loro più caro Maestro.
I problemi della nostra scuola
Nell’altro volume, cui assai brevemente qui si vuol accennare, Problemi della scuola italiana, il pedagogista del carattere si appalesa anche un acutissimo studioso di politica scolastica; la difesa della libertà della scuola, che in essa si fa costituisce un monito chiaro per tutti i politici che si occupano della scuola. L’educazione cristiana alla pace, al sano patriottismo e alla fratellanza universale si fonda saldamente, come al solito, nella realtà storica di cui non si dissimulano le resistenze: le vie del Cristo sono, anche nella vita dei popoli, le più realistiche e le più idealistiche insieme, quelle sole che ci assicurano ogni bene qui in terra, nella nostra condizione itinerante, prima che nella fruizione senza fine di Dio. Assai incisive sono poi le considerazioni con cui il Nostro vuol porre fine all’equivoco tanto diffuso di veder senz’altro nello Stato la difesa e nella Chiesa Cattolica la negazione della libertà, laddove la Chiesa di Cristo – persino nella sua stessa costituzione universale e indipendente dallo Stato – è una provvidenziale difesa della persona di fronte al dispotismo statale: errori storici e peccati di omissione da parte dei rappresentanti gerarchici della Chiesa non vietano a chi studia la storia senza preconcetti e con profonda conoscenza dell’anima umana di riconoscere gli innumerevoli benefizi dalla Chiesa sparsi sui popoli, l’educazione delle coscienze, la diffusione della civiltà, la conservazione di ciò che vi è di più santo nella vita. La Chiesa, facendo risuonare nei secoli le scultoree parole di Cristo – rendete a Cesare quel ch’è di Cesare e a Dio quel ch’è di Dio – e di S. Pietro – è meglio obbedire a Dio che agli uomini – è scuola di salvezza e di libertà dal cesarismo di ogni specie. A questa visione integralmente cristiana della educazione e della storia si connettono la difesa dei programmi del ’45 per la Scuola elementare e la vigorosa ed affettuosa lettera aperta al Förster. Il richiamo a dure situazioni e a non riparate ingiustizie verso la scuola del Mezzogiorno ed altri spunti su questioni che l’imminente riforma dovrà affrontare danno ad alcune pagine del denso volumetto il tono del tempo delle attese e delle speranze più vive e di una coraggiosa denuncia di mali mai seriamente curati. La posizione della scuola di fronte ai partiti politici e la necessità di un’educazione realistica della gioventù e particolarmente, delle classi dirigenti sono argomenti trattati in altrettanti paragrafi suggestivi, in cui davvero la pedagogia da coartata scienza di scuola, diventa scienza della vita, non solo per la guida della gioventù, ma per tutte le classi e i gruppi sociali, dall’ambiente scolastico essa spande allora la sua luce in tutta quanta l’opera della civiltà, donde si riflette più viva luce nella scuola stessa. Pedagogia, dunque che aiuta a costruire una umanità migliore e che ci può venire soltanto da quegli autentici pedagogisti che sono anche geniali educatori e nobili maestri di vita.
[1] «Supplemento Pedagogico», n. 2, 1950-51. p.214-216
[2] G. Modugno, Educazione religiosa e morale nella scuola, Brescia, La Scuola Ed., 1950, pag. 335. – La preparazione degli educatori, Brescia, La Scuola Ed., 1950, pag. 128 – Problemi della scuola italiana, Brescia, La scuola Ed., 1950, p. 168.