PALAZZOLO SULL’OGLIO, VIA PONTE FUSIA 2
QUI ABITAVA
ANGELO BELOTTI
NATO NEL 1913
INTERNATO MILITARE
ARRESTATO L’ 8.9.1943
ASSASSINATO IL 16.1.1945
A OSNABRÜCK
Angelo Belotti nacque a Palosco (Bg) il 3 settembre del 1913 da Francesco e Barbara Plebani. Cominciò a lavorare presto come garzone presso un barbiere del paese. Nel 1933 partì per il servizio militare; sul suo libretto vennero annotate le seguenti caratteristiche fisiche: “Capelli castani e lisci, colorito roseo, occhi castani, statura 165 cm, torace 82 cm…”. Giurò fedeltà il 24 maggio 1934, e nel maggio 1935 venne congedato. Venne poi assunto dalla ditta “Marzoli” di Palazzolo come operaio meccanico. A 26 anni sposò Caterina Vavassori, da cui ebbe i figli Francesco e Alessio. Il 19 novembre 1942 venne richiamato alle armi nella 467° Brigata Territoriale – Plotone comando PM168 del 42° Reggimento di Fanteria, dislocato a Tolone. Nel novembre del ‘43 Caterina diede alla luce Barbara, che però morì a soli otto mesi. Con l’armistizio 815.000 soldati italiani vennero catturati dall’esercito tedesco e destinati a diversi lager con la qualifica di I.M.I. (Internati Militari Italiani). Anche Angelo, rifiutatosi di entrare nelle forze armate nazifasciste, venne internato nel lager di Osnabrück in Germania e costretto ai lavori forzati per la ditta Wolfe-Muller, con sede a Stoccarda. Le condizioni di vita nel campo erano insostenibili: la razione di cibo quotidiana consisteva in una zuppa a base di rape, in pochi grammi di pane e di companatico; non c’era la possibilità di lavarsi né di lavare gli indumenti, si soffriva il freddo e i turni di lavoro erano massacranti. Nonostante ciò, Angelo, per non turbare la famiglia, scriveva alla moglie cartoline rassicuranti sulla propria salute. In realtà era stremato dal lavoro forzato e dagli stenti. Il 4 gennaio del ’45 si presentarono i primi sintomi di un’infezione al labbro inferiore. Angelo chiese di essere visitato e ottenne un giorno di riposo; il successivo lavorò nonostante la febbre. Venne poi trasferito in ospedale, da qui per mano di Giovanni Brigati scrisse ad un amico: “Caro Quadrelli la mia situazione non va tanto bene, sei giorni che sono qua e il dolore non mi ha ancora da passare, tu dicevi che era l’affare di 2 o 3 giorni, con gli occhi non ci vedo più.” Sul retro Brigati aggiungeva: “La situazione di Angelo va molto male, benché le cure siano molte va sempre peggiorando. Sarà difficile che la scampi poveretto. (…) Se caso dovesse morire muore in grazia di Dio, c’è stato il prete ieri. Fate sapere alla sua famiglia che non è morto in mezzo a una strada ma in un letto e curato come una madre curerebbe il proprio figlio”. Le affermazioni di Brigati appaiono poco veritiere: varie testimonianze informano che in tali strutture si effettuavano selezioni tra gli ammalati più deboli che non avevano speranza di guarigione. Angelo morì il 16 gennaio, a 32 anni. Sappiamo da Quadrelli che ricevette “degna” sepoltura alla presenza di sei italiani in un cimitero a poche decine di chilometri dal campo. La famiglia venne informata della morte da un altro commilitone, Palazzi, nell’estate del ’45. Egli portò loro gli attrezzi da barbiere di Angelo e un clarinetto ricevuto dai commilitoni in cambio dei suoi servigi di barbiere. In data 31 ottobre 1958 giunse alla famiglia una comunicazione del “Commissariato generale onoranze caduti in guerra” del Ministero della Difesa, con cui veniva informata che “il giorno 14 novembre 1958” sarebbe arrivata “al cimitero di Palazzolo sull’Oglio con furgone militare la salma del vostro congiunto Soldato Belotti Angelo fu Francesco proveniente dalla Germania”. Angelo tornò a casa 13 anni dopo la sua morte.
A cura degli alunni e delle alunne delle classi quinte della Scuola Primaria A. Moro, q.re Sacro Cuore, Primo Istituto Comprensivo di Palazzolo sull’Oglio.