Giornale di Brescia, 5 febbraio 2023
La XVIII edizione delle «Lezioni di Filosofia», appuntamento annuale della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura (Ccdc), avrà per tema «Anima, Mondo, Dio». Le tre conferenze si svolgeranno a Brescia, nella Sala Bevilacqua di via Pace, 10, alle 18.
Pensare alle questioni dell’anima, del mondo e di Dio può sembrare a prima vista astratto (perché lontano dalla concretezza immediata) e inutile (perché non spendibile subito). Eppure una simile riflessione attiene a istanze che interrogano il senso complessivo della nostra esistenza personale e comunitaria e che quindi non possono lasciarci indifferenti, se solo non ci lasciamo completamente assorbire dalla quotidianità delle nostre funzioni particolari.
In merito un istruttivo contributo ci è offerto dal filosofo Immanuel Kant (1724-1804) per il quale la ragione – che è in noi “la facoltà dell’incondizionato” ovvero della “totalità assoluta” – tende a unificare la molteplicità degli aspetti della nostra esperienza mediante tre “idee trascendentali”: quelle appunto dell’anima (che esprime l’unità di “tutte le conoscenze relative al soggetto”), del mondo (che indica l’unità di “tutte le conoscenze relative all’oggetto”) e di Dio (che sottende l’unità di “tutte le conoscenze in generale”). Il grande filosofo tedesco ha anche sostenuto che tale unità “triadica” diventa illusoria se riteniamo di poterla conoscere come conosciamo le singole cose della nostra realtà. Non possiamo cioè dimostrare razionalmente l’esistenza dell’anima (perché non possiamo mai conoscere “l’io qual è in se stesso”). Né possiamo affermare scientificamente l’esistenza del mondo come totalità esistente in sé (perché, quando lo facciamo, incorriamo in una serie di antinomie). Neppure ci è possibile dimostrare con la ragione l’esistenza di Dio (perché tutte le prove approntate dalle filosofie precedenti sono confutabili).
A che cosa servono allora queste tre idee? Per Kant esse hanno una funzione “regolativa” nel senso che ci aiutano a ordinare le nostre conoscenze al fine di realizzare la loro “maggiore unità possibile”. Tali idee non ci permettono cioè di conoscere scientificamente ciò che trascende la nostra esperienza (attingibile per via morale), ma ci consentono comunque di organizzare sistematicamente le nostre conoscenze della realtà e di ampliarle in modo coerente. In un periodo come quello attuale, caratterizzato dalla molteplicità di conoscenze iper specialistiche tra loro parcellizzate, questo richiamo all’unità (che non è mai un possesso ma sempre e solo un fine) può risultare essenziale per evitare la dispersione nullificante, per comprendere meglio la connessione tra i vari ambiti della realtà e per orientare consapevolmente, in ultima istanza, la ricerca di senso della nostra esistenza.