Come spiegare un successo nato senza clamori, senza l’appoggio dei mass-media o senza videotapes, come ormai accade a non pochi scrittori sull’esempio dei cantanti? Ma c’è di più: l’argomento è antico e molto inflazionato. Eppure sette edizioni in otto mesi non è cosa da poco.
Un giovane sui venticinque anni si affaccia alla vita come su di un burrone minaccioso che dà le vertigini. “Cercavo sino all’angoscia sbattendo contro i miraggi dei miei deserti. Avevo fame.” Senso di inutilità assoluta, dunque, sfiducia profonda n qualunque iniziativa propria o di altri, impossibilità di vivere e paura di morire, idea ossessiva del nulla che svuota di senso ogni cosa. Attorno non ci sono segnali convincenti; ci sono solo “istruzioni per l’uso” d’una morale senza risposte persuasive. Poi l’incontro con un Saggio, uno che ha molto sofferto, sbagliato, peregrinato e riflettuto. Il procedimento può apparire simile a una terapia psicanalitica. Ma il Saggio non vuole curare un “caso”, si tratta di ridestare nel giovane la meraviglia per il gusto di una diversa forma di esistenza. “Non si tratta di vivere, ma di amare. Tu perderai la tua vita, se la conserverai per te stesso… Devi trasformare il tuo desiderio di prendere nella volontà di donare.”
Amare è difficile. E’ ricominciare ogni giorno daccapo, senza presunzione, con una disponibilità che non vuole arrendersi. Allora si capisce che “amare è volere l’altro libero e non sedurlo”, “è con tutte le forze volere il bene dell’altro”, “è accettare di soffrire per vivere e far vivere”. L’intreccio narrativo è, come si vede, lieve, ma sviluppato con grazia, con abile ingenuità e i lettori hanno gradito questa specie di romanzo spirituale in modo sorprendente.
“Cogito, ergo sum”, diceva Cartesio; ma un’autentica rivelazione esistenziale formula più intensamente il criterio di autoevidenza: “amo, ergo sum”. “Amo, dunque esisto” e l’esistenza ha valore. L’autore di questo libro di serena meditazione scopre, come un rabdomante, i richiami del profondo che la società dei consumi e dell’immagine tendono a soffocare e che ognuno di noi nasconde quasi a se stesso per pudore, per fretta e talora perché ci si scopre troppo dissimili da quello che pure vorremmo essere Per me questa è la ragione vera del suo straordinario successo. Attraverso la poesia delle verità semplici ed essenziali Michel Quoist ridà all’amore il posto che gli spetta. Nel cuore dell’avventura umana.
Giornale di Brescia, 17.11.1987. Articolo scritto in occasione dell’incontro promosso dalla Ccdc con Michel Quoist per la presentazione del suo volume, dal titolo omonimo.