Con il Rav Caro torna la giornata del dialogo ebraico-cristiano

Giornale di Brescia, 13 gennaio 2010

«Un ritardo che ci deve pesare molto è il non aver considerato vitale la nostra relazione con il popolo ebraico». Ispirato a questa illuminante indicazione del Cardinal Maria Martini, si terrà mercoledì 13 gennaio alle ore 20.45 nella Sala Bevilacqua di via Pace, l’incontro con il Rabbino Luciano Caro organizzato dall’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e l’Ebraismo in collaborazione con la CCDC e i Padri della Pace. Tema della Giornata del Dialogo ebraico-cristiano, che riprende dopo un anno di interruzione, è la Quarta Parola: «Ricordati del giorno del Sabato per santificarlo»(Es 20, 8). Per l’occasione abbiamo incontrato Rav LucianoCaro.

In che senso lo Shabbat rappresenta il cuore della vita ebraica?
«Lo Shabbat è l’istituzione cardine dell’ebraismo poiché se da un lato commemora il settimo giorno della creazione del mondo, dall’altro esso esprime anche la dimensione sociale di tale riposo collegandosi alla liberazione dalla schiavitù. Consacrare il Sabato, come si legge in Es 31, 17 e in Dt 5, 12-15 significa uscire dalle occupazioni abituali e dai ritmi che scandiscono la vita lavorativa. Tale osservanza è estesa a tutti: uomini, donne e animali in un ambito di totale uguaglianza, da cui nessuno deve essere escluso».

Quante e quali sono le prescrizioni legate allo Shabbat?
«A partire dai due divieti che si rinvengono nella Bibbia – quello legato all’accensione del fuoco e quello che si rifà al trasporto – i maestri hanno raggruppato vari suggerimenti che identificano con tutte quelle attività, in tutto 39, destinate alla costruzione del Tabernacolo. Tuttavia occorre – continua Caro – intendersi su che cosa significa melakhà: non tanto un mero lavoro manuale, ma una tecnica messa in atto per dominare la realtà. Se, ad esempio, è permesso bussare a una porta, è invece, vietato suonare il campanello. Questo divieto può sembrare una stranezza, ma se nel primo caso non è richiesto un particolare impiego delle nostre facoltà intellettive, nel secondo una tale azione può essere compiuta soltanto attraverso l’utilizzo dell’elettricità, che è già una forma di dominio sul creato».

In che senso si dice che «il sabato è fatto per l’uomo»?
«Sia per i maestri che per il Vangelo si tratta di un’interpretazione antidolatrica dello Shabbat: ove si registri anche la minima probabilità che una vita sia in pericolo, si può trascurare ogni proibizione della Torah».

I preparativi per il Sabato coinvolgono l’intera famiglia, anche se un ruolo particolare spetta alla donna…
«A lei, infatti, è riservato l’onore di accendere i lumi della festa che devono essere almeno due, in ricordo delle due differenti versioni dei Dieci Comandamenti che impongono di “ricordare” e “osservare” il Sabato. Suo compito è, inoltre, quello di preparare i pani speciali (Challot) e le più gustose pietanze tradizionali e di imbandire la tavola solennemente, poiché essa è paragonata all’altare del Santuario. Tutto ciò deve avvenire entro l’inizio dello Shabbat, che comincia venti minuti prima del tramonto del venerdì e termina la sera seguente con l’inizio della notte. In questo lasso di tempo vige, infatti, il divieto di accendere il fuoco e, dunque, di cucinare. Per citare Heschel: Queste restrizioni sono canti per coloro che sanno vivere in un palazzo insieme con una regina».