“Africa, alzati e cammina!”. Sono le parole con cui si è concluso nei giorni scorsi a Roma il secondo Sinodo dei vescovi africani. Con queste stesse parole si è chiuso l’interessante intervento del cardinale Peter Turkson, arcivescovo di Cape Coast in Ghana e relatore generale del Sinodo, ospite nella sala Bevilacqua della Pace della Cooperativa cattolico democratica di cultura, dei padri della Pace e dell’Ufficio missionario diocesano.
Ombre e luci, sfide e opportunità del continente nero sono state al centro dell’intervento di Turkson, peraltro fresco di nomina alla presidenza del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, introdotto dalla presidente Ccdc Paola Paganuzzi.
“Questa assemblea – ha detto il porporato riferendosi al Sinodo – rappresentava la continuazione del primo Sinodo, svoltosi a metà degli anni Novanta. In quell’occasione abbiamo guardato alla Chiesa in Africa come a una famiglia, lanciando la sfida di abbattere i muri dentro la stessa Chiesa tra etnie e tribù diverse. Nella nostra terra, qualcuno ha detto, il sangue è più denso dell’acqua battesimale”. Turkson ha quindi insistito sulla natura del Sinodo “che – ha spiegato – non è un organismo come l’Onu, ma un’assemblea di vescovi, di pastori, che necessariamente svolgono un discorso cristocentrico. Parlare di riconciliazione in questa prospettiva significa dire che chi non è riconciliato con Dio non può esserlo con il prossimo”. Il cardinale ha quindi insistito su un cambio di prospettiva nel guardare all’Africa, che non deve essere solo considerata un problema e della quale è necessario mettere in luce anche le realtà positive. Anzitutto l’Africa non è un solo paese ma un continente fatto di molti stati, spesso con situazioni molto diverse tra loro; e non è solo il continente dei conflitti (dei 48 Paesi dell’Africa sub sahariana, sette sono quelli in guerra). Turkson ha portato quindi l’esempio del Ghana e della positiva esperienza di riconciliazione operata dalla Chiesa tra le diverse parti che si confrontano sul piano politico, un modello da imitare e che già sta dando frutti in Togo. “Certo – ha aggiunto – il Ruanda è stato teatro di un terribile genocidio e in Ruanda la maggioranza della popolazione è cattolica. Ciò ha rappresentato per noi un serio motivo di riflessione, anzitutto sulla modalità di evangelizzazione. Forse abbiamo predicato Gesù senza conoscerlo veramente, abbiamo creato cristiani riempiendoli di nozioni, ma senza una vera esperienza di conversione”. Sulla conversione ha insistito Turkson, che ha riferito il messaggio forte lanciato dal Sinodo ai governanti del continente nero: “Scuotersi dal torpore in cui si trovano per realizzare davvero il bene comune”.
Al termine del Sinodo, i vescovi africani hanno consegnato al Santo Padre 50 “Propositiones”, facendo sintesi delle 214 emerse durante i lavori; su questa base Benedetto XVI stenderà l’esortazione post – sinodale.
La serata bresciana si è chiusa con l’intervento di Gianbenedetto Colombo, che ha presentato le attività dell’associazione Efrem – economia di riconciliazione, sodalizio nato nel 2007 per sviluppare energie rinnovabili nel Terzo mondo.
Voce del Popolo, 30.10.2009