BRESCIA, VIA G. BONOMELLI, 62
QUI ABITAVA
EMILIO FALCONI
NATO 1911
INTERNATO MILITARE
ARRESTATO
8.9.1943
ASSASSINATO A FORBACH CAMPO N 2026
8.3.1945
Emilio Giuseppe Falconi nacque a Brescia il 3 agosto 1911 da Vittorio e Maria Orlandini. Rimasto orfano di padre in giovane età, frequentò il biennio dell’Istituto superiore industriale, svolgendo poi la professione di impiegato. Residente in via Geremia Bonomelli 20, prestò il servizio militare dal 6 novembre 1931 al 6 agosto 1932. Durante la campagna d’Etiopia fu richiamato alle armi (26 settembre 1935), assegnato al 77° Reggimento. Fanteria “Lupi di Toscana”, ma gli fu concessa una licenza straordinaria in attesa del congedo illimitato ottenuto il 1° luglio 1936. Poche le informazioni sulla sua vita privata in quegli anni. Dalle notizie che i figli hanno dedotto da lettere e fotografie conservate in casa, sappiamo che era appassionato di fotografia e di viaggi in bicicletta, con cui si recò a Nizza, Firenze e Roma. Altro interesse erano le escursioni in montagna: una fotografia del 1936 lo ritrae vicino a un bivacco sul Monte Dasdana-Passo Croce Domini e ci è noto un suo giro delle Dolomiti. Una tappa importante della sua vita fu il matrimonio con Maria Ventura celebrato nel 1939; come meta del viaggio di nozze scelsero Fiume, dove si recarono in treno. Il 25 luglio 1940 nacque il primo figlio Vittorio, ma soltanto pochi mesi dopo la tranquilla vita familiare fu interrotta dal richiamo alle armi. In una pagina del suo diario si legge: “L’ultima domenica del mese di ottobre dell’anno 1940 […] trovo Maria con un viso strano. […] Finalmente cedendo alle mie insistenze, con le lacrime agli occhi, mi dice che è arrivata la cartolina precetto per me. Al 6 dicembre mi dovrò presentare al deposito di Chiari”. Assegnato nuovamente al 77° Reggimento Fanteria, fu inviato dal distretto militare di Brescia al porto di Brindisi, dove si imbarcò sul piroscafo “Piemonte” diretto a Cria Nova, porto di Valona. Sul territorio albanese venne impiegato in operazioni contro la resistenza locale in condizioni ambientali difficoltose, con pochi viveri e lunghe marce di avvicinamento. Non è nota la data del rientro dall’Albania, ma sappiamo che gli vennero concesse due licenze per recarsi dalla famiglia, nel novembre e nel dicembre del 1941. Scarse informazioni circondano anche la sua presenza nel periodo febbraio-aprile 1942 a Cosenza, testimoniata però da alcune fotografie. Nell’agosto dello stesso anno nacque la secondogenita Camilla, che egli poté vedere una sola volta in occasione di una licenza. Una cartolina e altre fotografie lo attestano in Francia nel 1943, dove lo coglie l’8 settembre; catturato dai tedeschi, fu deportato in Germania nel lager per sottufficiali e soldati di Forbach. Della sua vita di internato militare ci rimane la corrispondenza con la famiglia che, nonostante la stretta censura, rivela le dure condizioni quotidiane, aggravate dalla lontananza dai suoi cari. Commoventi sono i tentativi di rassicurare i familiari sulla sua situazione (“Non preoccupatevi per me”, “Io sto sempre benone temperatura sopra lo zero, e con questi due elementi il lavoro mi è più leggero”), ma, alla fine, emergono i reali disagi da lui vissuti. In una lettera del 2 aprile 1944 scrive: “Mia cara Mariulina, mio grande bene, dall’amore per te, e dal bene che voglio ai popi, dalle poche tue lettere che ogni tanto ricevo […] traggo la forza che mi viene in questo durissimo periodo di forzato esilio. […] Io sto sempre bene, lavoro 9 ore al dì con picco e pala e non mi lamento”. Emilio Falconi morì l’8 marzo 1945, schiacciato da una gru mentre lavorava nel lager di Forbach. È sepolto nel Cimitero Militare italiano di Francoforte (riga F, fila 3, tomba n.23).
A cura degli studenti delle classi 5° Liceo Scientifico Marketing e 5° Liceo Europeo Linguistico Moderno Istituto “Giovanni Piamarta” di Brescia, anno scolastico 2012-’13.