MARCHENO, VIA MARCHENO SOPRA
QUI ABITAVA
OTTORINO EMILIO MORETTI
NATO 1912
ARRESTATO COME POLITICO IL 17.1.1945
DEPORTATO A MAUTHAUSEN
ASSASSINATO IL 5.5.1945 A GUSEN
Nato il 16 ottobre 1912 a Marcheno, Emilio Ottorino Moretti era un uomo che affrontava la vita con dignità e risolutezza. La sua esistenza ruotava attorno alla fabbrica, dove lavorava con impegno, e alla sua famiglia: la moglie, Valentina Zubani, e i tre figli, Eleonora, Brunella e il piccolo Amerigo. Nel settembre 1944 venne licenziato dalla Beretta di Gardone Val Trompia per aver distribuito volantini antifascisti. Non si arrese e trovò lavoro alla Gnutti di Lumezzane, ma anche lì la sua attività̀ clandestina gli costò il posto il 27 dicembre dello stesso anno. Da allora Emilio si diede alla macchia e si unì alla 122a Brigata Garibaldi, impegnandosi attivamente nella Resistenza. Una notte, nel gennaio del 1945, violenti colpi alla porta squarciarono il silenzio della casa. Emilio, venuto furtivamente a trovare la famiglia, d’istinto capì che non c’era tempo. In pochi istanti si ritrovò a scalare il camino, il cuore martellante, il respiro strozzato dalla fuliggine. Nella stanza sottostante Valentina affrontava i fascisti con la calma di chi sa che ogni parola pesa come un macigno. “È mio figlio che ha dormito lì con me”, disse con fermezza quando uno di loro le fece notare il letto ancora caldo. La scusa funzionò, ma il pericolo non era scongiurato.
La mattina del 17 gennaio Emilio fu catturato durante un rastrellamento delle Brigate Nere a Marcheno. L’ultima persona a vederlo fu una vicina di casa, che raccontò di quello sguardo rivoltole dal prigioniero, un silenzioso appello a informare la sua famiglia.
Condotto prima nella caserma di Gardone Val Trompia, fu poi trasferito nel- le carceri di Canton Mombello a Brescia. Il 27 gennaio venne deportato nel campo di transito di Bolzano Gries, dove fu rinchiuso nelle temute “celle nere,” destinate ai deportati politici considerati più pericolosi. L’1 febbraio Emilio fu caricato sul convoglio 119 che il 4 febbraio giunse a Mauthausen. Da lì fu inviato a Gusen, dove morì il 5 maggio 1945, il giorno stesso della liberazione del campo. La causa ufficiale fu registrata come “debolezza del corpo,” ma le circostanze reali della sua morte rimangono un mistero.
Oggi il nome di Emilio Moretti è simbolo di resistenza silenziosa. La sua me- moria vive nella valle, dove il vento porta ancora il racconto non di un eroe scolpito nei libri di storia, ma di un padre, un marito, un lavoratore e un uomo che non si è mai arreso.
A cura degli studenti della classe 5a A del Liceo Moretti – I.I.S. Beretta di Gardone Valtrompia, coordinati dalla prof.ssa Maria Grazia Simonetto. Si ringraziano la sig.ra Vassia Moretti, il sig. Bruno Doloni, il prof. Franco Ceretti, la sig.ra Elesia Pozzi, il sig. Ezio Rambaldini.