Intervento del 09/02/2006 [1]
Con grande gioia sono tornata in Italia. Sono molto felice che i testi di Franz Jägerstätter siano disponibili ora anche in italiano. Per questo ringrazio di cuore Giampiero Girardi, curatore del volume, Lucia Togni, traduttrice dei testi, perché hanno investito in questo lavoro molto del loro tempo e delle loro capacità, e Paolo Dosi, dell’editrice Berti, perché ha creduto in questa pubblicazione.
Porto il saluto di Franziska, che compie 93 anni il 4 marzo 2006. È in condizioni di salute abbastanza buone ma non può più viaggiare.
A che punto è il percorso per la canonizzazione di Franz Jägerstätter?
Nel 2001 la diocesi di Linz ha concluso il processo informativo per la beatificazione di Franz Jägerstätter ed ha trasmesso gli atti alla Congregazione per le cause dei santi in Vaticano. Il processo ha avuto un buon iter.
Nel marzo 2005 è stata presa la decisione di considerare il suo caso come quello di un martire. Ci sono state discussioni vivaci per questo motivo. Secondo alcuni membri italiani della Congregazione, non era immediatamente evidente che Franz fosse stato ucciso a causa della sua fede. Si poneva il fascismo di Mussolini sullo stesso piano del nazionalsocialismo di Hitler. Quest’ultimo, però, voleva essere l’unica ideologia esistente, la Chiesa e la fede vennero perseguitate e dopo la vittoria di Hitler avrebbero dovuto venir distrutte. Franz Jägerstätter visse nella sua patria una grande persecuzione nei confronti dei sacerdoti e questo fu uno dei motivi della sua opposizione al nazionalsocialismo.
La valutazione della morte di Franz come martirio è un passo importante verso una veloce beatificazione e verso il suo riconoscimento come esempio per la vita cristiana. In dicembre il vescovo di Linz, mons. Ludwig Schwarz, ha consegnato a papa Benedetto xvi la positio, un documento che contiene le controdeduzioni alle obiezioni della Congregazione. Il papa si è rallegrato che le cose fossero già così avanti. Non è infondato avere la speranza di festeggiare la beatificazione già nel corso del 2006.
Ci sono segni di interesse per Franz Jägerstätter?
Nel marzo ho soggiornato per un periodo a Roma, con lo scopo di iniziare lo studio della lingua italiana. Ho trascorso molto tempo sulle tombe dei martiri e dei santi e ho preso contatti con la comunità di Sant’Egidio. Questa comunità, accanto ai suoi progetto sociali e di pace, ha in custodia a Roma la chiesa di San Bartolomeo all’isola Tiberina, che – per volere di papa Giovanni Paolo II – è diventata il santuario dedicato ai martiri del 20° secolo.
I responsabili si sono mostrati interessati a ricevere un ricordo della testimonianza di Franz. Pensavo si potesse consegnare un testo, come quello delle dieci domande per il vescovo [2], di cui fossero disponibile più copie. Franziska ha condiviso l’idea di fondo ma ha scelto un testo più religioso, che è l’ultima lettera scritta in carcere prima dell’esecuzione. Cominciare con le parole: “Né il carcere né le catene e neppure la morte possono separare l’uomo dall’amore di Dio e rubargli la sua libera volontà”. Da questo testo è stato preso anche il titolo dell’edizione italiana.
Il 4 novembre 2005 il card. Christpoh Schonborn ha consegnato il manoscritto alla Comunità, nel corso di una toccante cerimonia che si è svolta nella chiesa di San Bartolomeo all’isola Tiberina. Tutti i vescovi austriaci erano presenti. Il vescovo di Innsbruck, Manfred Scheuer, già postulatore della causa di beatificazione, nella predica ha sottolineato la lungimiranza e la profondità della visione di Franz Jägerstätter, come testimone della coscienza: “La coscienza è il luogo dell’esperienza dell’assoluto, che richiede obbedienza, è il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo , il luogo degli apostoli di Cristo. Spazio vitale della coscienza e della libertà rispetto alla massa erano per Franz Jägerstätter la preghiera, la contemplazione della Sacra Scrittura, la celebrazione delle domeniche e dell’Eucaristia. Franz come testimone della fede e della giustizia è un regalo per il popolo austriaco ma è anche un regalo per la Chiesa intera”.
Qual è il significato attuale di Franz Jägerstätter?
Ho letto con interesse e crescente ammirazione l’enciclica di papa Benedetto “Dio è amore” [3]. Con un linguaggio particolare e con esempi inusuali, essa pone l’accento sull’essenza della nostra fede. La vita di Franz Jägerstätter è come un’illustrazione di “Dio è amore”. L’amore è il tema centrale nella vita di Franz. L’amore di sua nonna e soprattutto l’amore di sua moglie hanno sostenuto la sua crescita umana e religiosa. Franz e Franziska hanno avuto un matrimonio molto felice e si sono aiutati l’un l’altro nel cammino di fede, come dice sua moglie. Il giovane contadino ha salvato dalla fame famiglie di vicini in difficoltà.
Un’anziana donna nel 1989 ha raccontato che lei e i suoi figli, dopo la morte del marito, sarebbero morti di fame se Franz non avesse dato loro cibo e denaro. Egli non esclude nessuno dal suo amore, neanche il nemico. Considerava la seconda guerra mondiale un’ingiusta guerra di rapina e non voleva contribuire alla vittoria sul mondo intero del sistema nazionalsocialista, che disprezzava Dio e l’uomo. Per questo rifiutò di partecipare alla guerra con le armi.
Durante i sei mesi della sua prigionia attraversò profonde crisi. Il ricordo dell’amore di sua moglie e della felicità del suo matrimonio gli permisero di superare una grave crisi di fede. Dai suoi testi dal carcere [4] emerge come egli alla fine giunse a una pace interiore. La prima lettera di san Giovanni (specie 4,11-21) è per papa Benedetto – come per Franz – un testo chiave[5].
Jägerstätter ringrazia Dio per la grazia ricevuta e non cambierebbe la sua piccola sporca cella con un impero se egli per ciò dovesse cedere anche un solo pezzo della sua fede[6]. Franz Jägerstätter esige giustizia dallo Stato ma la pretende anche dal singolo uomo. Ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni, non è possibile cederla o rifiutarla[7].
Il 9 agosto 1943 muore sotto la ghigliottina nel carcere di Berlino Brandeburgo.
È possibile che il piccolo Joseph Ratzinger e Franz si sono incontrati verso la metà degli anni ‘30. Franz possedeva dal 1930 una moto e era solito fare spese per la famiglia e la fattoria a Tittmoning, di fronte alla casa della famiglia Ratzinger.
Possa l’esempio di Franz e Franziska incoraggiare molti uomini anche in Italia all’amore e alla giustizia.
[1] Erna Putz, Ph. D., è laureata in teologia. È nata a Ohlsdorf, in Austria superiore, nel 1946. Dopo la scuola dell’obbligo ha lavorato per 4 anni nella fattoria di famiglia. Ha seguito il Seminario per professioni religiose a Vienna e due studi universitari. Ha lavorato come insegnante di religione e giornalista. È la biografa ufficiale di Franz Jägerstätter, di cui ha curato la raccolta di tutto il materiale. A lei si deve la pubblicazione della biografia (tradotta in italiano con il titolo Franz Jägerstätter, un contadino contro Hitler) e della versione tedesca dei testi autografi di Franz. Vive e lavora ad Ostermiething, a pochi chilometri da St. Radegund, paese natale di Franz. Il testo pubblicato è stato rivisto dall’Autore.
[2] Si veda Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell’obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler” di Franz Jägerstätter, a cura di Giampiero Girardi, traduzione di Lucia Togni, prefazione di Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz, Berti, Piacenza, 2005, pagg. 185-189.
[3] Resa nota il 25 dicembre 2005.
[4] Scrivo con le mani legate, cit., pagg. 3-51.
[5] Si veda Scrivo con le mani legate, cit., pagg. 104-105. È il brano che inizia con le parole: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio…”.
[6] Scrivo con le mani legate, cit., pag. 41.
[7] Scrivo con le mani legate, cit., pagg. 176-177.