Le idee devono avere mani e piedi per camminare tra gli uomini. Uno strumento tipico per far camminare le idee è la «rivista», meno legata alla cronaca rispetto al quotidiano, più incisiva e multiforme rispetto al libro.
Venticinque anni fa, il 15 marzo del 1965, nasceva la rivista internazionale di teologia Concilium. Nove le edizioni iniziali: italiana, francese, inglese, americana, olandese, svizzera, tedesca, spagnola e portoghese. Centomila abbonati distribuiti nelle più svariate aree geografiche, di cui cinquemila in Italia. Quel 15 marzo a Brescia, in via Piamarta, presso la Queriniana, fu vissuto nella consapevolezza di poter dire in futuro: «C’ero anch’io». Era ed è la Queriniana, infatti, la sede dell’edizione italiana della rivista.
Il primo fascicolo, curato da Rosino Gibellini, aveva una copertina bianca, che offriva il titolo Concilium in rosso e riportava in nero il nome degli autori: Congar, Ratzinger, Rahner, Schillebeeckx…
Nell’editoriale del primo fascicolo Rahner e Schillebeeckx dichiaravano gli intenti della rivista: «In confronto ai compiti immani della Chiesa in ogni Paese, ogni nazione è teologicamente sottosviluppata. Per questo in Concilium la teologia di ciascun Paese intende aiutare quella degli altri Paesi a svilupparsi». L’editoriale proseguiva facendo notare che «poiché è quasi impossibile leggere tutte le riviste di teologia»; Concilium si presentava come «un osservatorio nel vasto campo della produzione teologica».
Dietro ogni fascicolo pubblicato c’è la redazione di cinquanta persone, ognuna delle quali impegnata in una particolare disciplina. A venticinque anni di distanza, le discipline sono state portate a dodici. Ogni anno ne vengono scelte sei, occupando seicento redattori per l’arco del biennio. La rivista è pensata attraverso una catena di direttori delle discipline sparsi in tutto il mondo, che una volta all’anno si trovano per una settimana di studio e di confronto. Ogni cinque anni Concilium promuove un’assemblea generale con relazioni e dibattiti intorno a un tema di attualità.
I lettori provengono dagli strati sociali più vari da responsabilità e da esperienze molto diverse fra loro. Concilium continua dopo venticinque anni a essere un forum internazionale di grande autorevolezza. In Concilium qualificati teologi cattolici e dell’ecumene cristiana riflettono sui problemi del mondo e offrono indicazioni per un’azione responsabile ai cristiani di oggi.
La rivista culturale Concilium continua a suscitare interesse anche nei giovani ricercatori. E c’è stupore per la tenuta dei suoi lettori, che hanno sottoscritto con costanza l’abbonamento in ben cinque lustri di vita. Le ondate di crisi non hanno risparmiato neppure le varie redazioni della rivista, ma ciò non ha diminuito affatto l’interesse per questa specie di sonda internazionale della cultura. Anche per questo Concilium rimane un caso pressoché unico nel suo genere, un fatto culturale di avanguardia e insieme di straordinaria continuità, un alto punto di riferimento della consapevolezza cristiana.
In occasione dei suoi venticinque anni di vita, Concilium organizza, in collaborazione con l’Università Cattolica di Lovanio, un congresso internazionale in cui si discuterà sulla situazione del mondo e della Chiesa alla vigilia del terzo millennio. Ebbene, fin d’ora, nel primo numero di questo 1990, appena uscito dalla Queriniana col titolo Alle soglie del terzo millennio, la rivista pubblica le relazioni che costituiranno la base, il punto di partenza per i dibattiti del congresso.
Il primo tema, svolto da Elisabeth Schlüssler Fiorenza e Christian Duquoc riguarda le memorie negative e le memorie di liberazione nella storia della Chiesa e del mondo. Il peso dell’eredità storica racchiude, infatti, ambiguità e illuminazioni, ritardi e testimonianze anticipatrici, tradimenti e forme sempre nuove di incarnazione del messaggio evangelico. Il secondo tema ha per argomento la «sfida» ed è affrontato magistralmente da Jürgen Moltmann e David Tracy. Sono purtroppo molteplici le forze che nella nostra società minacciano la vita e la sopravvivenza. Determinare le possibilità e il ruolo che le Chiese hanno in presenza di queste forze è quanto mai urgente. La scelta fra la vita e la morte è il filo conduttore della riflessione biblica di cui il nostro tempo ha bisogno. Infine Hans Küng e Gustavo Gutiérrez delineano i modi per parlare di Dio e del Regno che viene come salvezza per l’umanità, perché le vie dell’umanità, rivolte al futuro, e la speranza dei cristiani stanno o cadono insieme.
Una rivista di libero dibattito e di battaglia non è certamente fatta per essere letta da chi vuol solo trovare conferme a ciò che già pensa e non può neppure essere giudicata come se fosse espressione del magistero ufficiale della Chiesa. Dirò di più: dall’una o dall’altra voce ospitata da Concilium, in parte o in tutto, si può e talora si deve dissentire. Ma chi negherà per questo l’immenso contributo dato da Concilium a tener desto nella coscienza contemporanea l’interesse per la domanda religiosa e per la risposta cristiana a quella domanda?
Chi è convinto che una teologia della Chiesa universale è chiamata oggi ad assolvere compiti della massima importanza, desidererà sempre dal più profondo del cuore che tutte le forze decise e coraggiose s’impegnino nell’annuncio del Vangelo di cui il nostro mondo ha bisogno. In ogni caso, poiché il pluralismo è un dato di fatto che caratterizza su scala mondiale il dibattito teologico, si deve pur disporre di una rivista teologica internazionale che funga da tavola rotonda attorno alla quale si siedano i teologi del mondo intero. Con tutti i suoi meriti e con tutti i suoi limiti, quella tavola rotonda nella chiesa cattolica c’è. Si chiama Concilium.
Giornale di Brescia, 28 marzo 1990.