“Non si può venire a Brescia e interrogarsi su che cosa la Chiesa dice e fa per la pace senza che il pensiero corra al più grande figlio di questa città, a Paolo VI, instancabile annunciatore di pace”. Con queste parole il Cardinale Roger Etchegaray, Presidente della Commissione “Iustitia et Pax” ha aperto i lavori del IV Colloquio Internazionale su “Pace, diritti dell’uomo e sviluppo dei popoli”, organizzato nei giorni scorsi dal Comune di Brescia in collaborazione con la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.
Dalla relazione del Cardinale Etchegaray, pronunziata al Palazzo Loggia davanti a un pubblico assai numeroso, è emersa la consapevolezza da parte della Chiesa di quanto sia fragile la pace oggi ma di quanto sia, allo stesso tempo, assolutamente necessaria. In questo angolo dell’universo che chiamiamo Terra, infatti, alle soglie del Duemila, l’umanità si presenta all’appuntamento della storia con un assurdo bilancio: in un minuto muoiono trenta bambini per fame e, nello stesso tempo, si sprecano due miliardi di lire per spese militari. Il sottosviluppo si coniuga con la più spaventosa corsa alla costruzione di superbombe.
La Chiesa non sforna ricette utopistiche, ma apre di continuo un varco alla pace, in ogni situazione, disegnando un percorso che ogni uomo e ogni popolo può fare suo.
“La Chiesa lavora per l’etica della dissuasione e perché la misura della ragione trionfi sulla paura e sulla prepotenza. La promozione della pace dev’essere instancabile, sorretta da una documentazione seria e ostinata, in modo da poter avanzare soluzioni giuste a problemi complessi, difficili”.Non basta lavorare per allontanare la minaccia dell’olocausto nucleare; dobbiamo anche fermare il cinismo dei venditori di armi ai Paesi poveri.
Il lavoro svolto dalla Chiesa cattolica nel ventennio dopo il Concilio, le iniziative appassionate e lungimiranti prese da Paolo VI e da Giovanni Paolo II per educare alla pace, per l’affermazione limpida di una cultura della pace e dell’amore, costituiscono un autentico servizio all’umanità ed una testimonianza al Vangelo. “Educare alla pace, infatti, significa per la Chiesa fare una verifica della sua stessa esistenza comunitaria. La Chiesa – ha detto il presidente di “Iustitia et Pax” – non potrebbe essere tessitrice di pace se, nella sua stessa vita non desse testimonianza continua di pace”. Bisogna rendere efficacemente operanti gli organismi internazionali per poter spegnere i focolai di guerra, perché il sangue di Abele non continui a scorrere (“dalla fine della guerra ad oggi è stato calcolato che ci sono stati soltanto sessanta giorni di pace”).
Il Card. Etchegaray ha concluso ricordando la giornata di preghiera di Assisi, in cui la dimensione religiosa della pace apparve in tutta la sua universalità.
“La qualità trascendente della pace, il suo radicarsi nella realtà di Dio – ha concluso il Cardinale – ci obbliga a cercare la sua realizzazione in unione a colui da quale essa ci viene data in dono”.
In serata l’illustre ospite ha visitato l’Istituto Paolo VI, il centro internazionale di studi e documentazione sorto a Brescia per onorare con la ricerca storica e teologica la memoria di Papa Montini.
L’Osservatore Romano, 30.10.1987.