Giornale di Brescia, 28 novembre 2009
Bisogna crescere, per essere fedeli alla propria identità. Il Concilio si è ispirato a quell’esigenza, così come l’enciclica «Populorum Progressio» di Paolo VI, che parla di una pace possibile a condizione che i popoli si mettano in cammino verso una meta di maggior giustizia. La filosofia del cambiamento, della crescita, dell’evoluzione culturale ha il suo maggior esponente in Henry Bergson e padre Giulio Cittadini ricorda quanto spesso padre Giulio Bevilacqua citasse questo nome nelle sue conferenze all’Oratorio della Pace. Il padre filippino, che da laico prima del sacerdozio si era laureato a Lovanio e che ebbe una parte importante nella formazione cristiana e intellettuale del futuro Papa, ebbe sempre un atteggiamento di curiosità e di apertura verso il mondo moderno. Al legame tra «Giovanni Battista Montini e l’Oratorio della Pace» era dedicato l’incontro dell’altra sera, promosso dalla Congregazione dei Padri Filippini, dall’Università popolare Astolfo Lunardi e dalla Cooperativa cattolico-democratica di cultura.
Allievo dell’istituto Arici allora gestito dai Padri Gesuiti, il quindicenne Montini iniziò nell’anno scolastico 1912-13 a frequentare i corsi di cultura religiosa nell’Oratorio della Pace, dove Giuseppe Tovini aveva promosso dal 1874 un Patronato studentesco. Il prof. Luciano Pazzaglia ha citato i ricordi del fratello del Papa, Lodovico, parlando di un’assidua frequenza a questo ambiente come a «una seconda casa», dove si viveva «un cristianesimo virile» di cui esser fieri, in continuità con il clima che si respirava in casa Montini. Padre Paolo Caresana e Padre Bevilacqua diventarono presto le due figure di riferimento per il giovane Giovanni Battista. L’epistolario conferma che la guida «serena e cordiale» di Padre Caresana accompagnò la maturazione della sua vocazione sacerdotale. Con Padre Bevilacqua, trasferito a Roma nel 1928 per pressioni dei fascisti sulle autorità ecclesiastiche, i rapporti si sarebbero ulteriormente rafforzati nella condivisione di una casa, col giovane sacerdote impegnato nella guida della Fuci e alla Segreteria di Stato vaticana.
Nei documenti conservati alla Pace dall’archivista Carissimo Ruggeri emergono nomi di persone amiche. Ottorino Marcolini e Pietro Bulloni risultano tra gli allievi di quel primo anno di corso 1912-13. Agli esercizi spirituali del 1914 con Giovanni Battista e Lodovico si trovano Mario Apollonio e Mario Bendiscioli. Fu nell’estate 1915 che in un ritiro nei luoghi manzoniani si manifestò l’aspirazione al sacerdozio e poi, il 31 maggio 1920, fu celebrata la Prima Messa alle Grazie. Altre vocazioni maturarono in quegli anni. I rapporti con Marcolini, che era coetaneo ed era stato compagno di scuola, si sarebbero mantenuti molto vivi. Nel 1933, al ritorno di padre Bevilacqua a Brescia, fu Caresana a prendere sede a Roma per seguire le opere della Congregazione. Quando poi Montini fu arcivescovo di Milano, la vicinanza a Brescia favorì la ripresa dei rapporti con la Pace, con padre Bevilacqua divenuto parroco nell’Oltremella e padre Caresana direttore di Casa S. Filippo. Uno dei primi telegrammi spediti dal Vaticano dopo l’elezione al soglio pontificio era indirizzato a padre Bevilacqua, con una benedizione da estendere «ai Padri e alle opere filippine». Padre Cittadini, che era presente all’inaugurazione a Roma del villaggio di Acilia costruito da padre Marcolini, ha ricordato anche la vicinanza spirituale tra Montini e padre Carlo Manziana, che ebbe un ruolo nel dialogo con i fondatori della comunità di Taizé. L’impegno ecumenico di Paolo VI, osserva padre Cittadini, trova consonanza con la predicazione di padre Bevilacqua, in cui ritorna l’affermazione della centralità di Cristo.