Chi avrà la forza di starsene un po’ solo con se stesso per rientrare in sé e lì ritrovare la gioia di rapportarsi agli altri e a Dio, deve aver cura di scegliersi il libro giusto, il compagno migliore,capace di sollecitare il lettore intelligente ad interrogarsi, a mettersi in chiaro con onesto coraggio, ad aprirsi ad orizzonti forse intravisti ma non ancora veramente esplorati.
È ciò che fa La scelta di Dio di Jean Marie Lustiger (Longanesi). I temi del dibattito odierno – la scienza e la fede, la politica e la religione, l’intrecciarsi misterioso di storia sacra e storia civile nel cammino umano, le responsabilità del credente di fronte al mondo – sono lucidamente affrontate dal “cardinale ebreo”, arcivescovo di Parigi, sollecitato a portare la sua singolare testimonianza dai due intervistatori, Jean Marie Missika e Dominique Wolton. Oggi più che in passato siamo con le spalle al muro perché la società senza Dio – sia essa totalitaria o democratica – genera mostri; ma il cristiano non può fuggire o arrendersi. La risposta cristiana al grido di dolore del mondo diventa necessariamente più seria, più eroica e radicale.
Altri avvertono il bisogno di esplorare il mistero di Gesù attraverso la ricognizione delle fonti del Nuovo Testamento o dei modi in cui nella storia le varie epoche hanno tentato di misurarsi con il significato della figura di Gesù di Nazareth. Del primo tipo di approccio uno dei libri più alti rimane Il Signore di Romano Guardini, uno dei grandi pensatori religiosi, tedesco sebbene figlio di genitori italiani. Del secondo tipo di conoscenza i libri più interessanti per me sono Gesù nella storia dello storico americano Jaroslav Pelikan (Laterza) e Religione e Cristianesimo nella storia delle civiltà, pubblicato dalle Edizioni Paoline, in cui sono raccolti alcuni degli scritti più significativi dello storico inglese Cristopher Dawson. Il modo in cui una determinata età rappresenta Gesù è una chiave per intendere il genio di quell’epoca, l’antenna per coglierne nel modo più significativo le aspirazioni di fondo, le miserie e le grandezze. Dawson e Pelikan sono storici che hanno qualcosa in più rispetto ai nostri, quasi tutti – eccetto Bendiscioli, i Passerin-D’Entrèves e i loro discepoli – digiuni di cultura teologica e prigionieri dei vecchi steccati ideologici (ad esempio: laicismo-clericalismo, guelfi-ghibellini, ecc.). L’uno e l’altro ci fanno rivivere una delle più affascinanti avventure, aiutandoci a capire che cosa ogni epoca ha fatto suo del messaggio di Gesù.
Bello, scorrevole e insieme profondo è anche il volume Narrare il Vangelo (Editrice Queriniana). L’autore è uno dei maggiori teologi contemporanei, Edward Schillebeeckx, che espone in modo semplice gli eventi e le linee fondamentali della “storia” di Gesù. I testi, che rivelano una precisa scelta tematica, parlano all’intelligenza e al cuore di chi legge anche perché sono nati effettivamente in funzione della comunicazione diretta, parlata. Né si può tralasciare il recentissimo volume di Jean Guitton, Il Cristo della mia vita, Edizioni Paoline. Il grande pensatore francese, discepolo di Bergson, ha scritto in prima persona: è la via più breve per essere denso, com’è doveroso esserlo quando ci si confronta su di un tema così decisivo con i grandi spiriti e le tensioni del nostro tempo. Il Cristo della mia vita ha il valore di testamento intellettuale e morale, una specie di “confessione” del suo autore, il quale, come ebbe a dirmi anni fa, in un incontro in libreria, a Brescia, ha scelto per epigrafe le grandi parole di Pietro: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza, con rispetto e retta coscienza”. (I Pt 3, 14-16).
A chi voglia ripercorrere le vie dei Vangeli alla scoperta della inesauribile ricchezza del Cristo prima di tutto metterei nelle mani il Vangelo di Luca, che il nostro Dante definì icasticamente “scriba mansuetudinis Christi”, mi è capitato di doverlo fare col mio nipotino questa estate quando insisteva per leggere da solo, senza intermediari, una delle quattro “storie” di Gesù. Ma Luca è autoreadatto anche per quegli adulti che intendono riappropriarsi del cuore del Nuovo Testamento. L’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli è il primo scrittore cristiano di rilievo. Josef Ernst ce lo presenta in Luca – Un ritratto teologico e per chi desideri il più rigoroso commento esegetico nei due fondamentali volumi Il Vangelo secondo Luca, ambedue editi dalla Morcelliana. E Luca nel nuovo anno liturgico appena cominciato, è l’evangelista guida.
Se poi volessimo recuperare tutta intera la visione cristiana nella sua purezza originaria, attraverso l’eco che essa suscita nei pagani dell’età immediatamente successiva a quella apostolica, allora abbiamo due documenti d’eccezione, piccoli di mole, ma essenziali e rapidi nelle argomentazioni, sublimi nel delineare il paradosso della fede e del cristiano nel mondo. Mi riferisco alla celeberrima lettera ad un illustre pagano, A Diogneto (La Scuola Editrice, in breve tempo giunto alla terza edizione) e alla prima autobiografia intellettuale di un filosofo, Giustino, che ci racconta la sua conversione in una forma viva e pittoresca nel Dialogo con Trifone (Edizioni Paoline) finalmente presentata in traduzione italiana. Siamo in molti a pensare che ben pochi messaggi parlino così direttamente al cuore dell’uomo come l’A Diogneto e il Dialogo con Trifone. Buona lettura!
Giornale di Brescia, 24.12.1988.