Il secondo appuntamento delle “Lezioni di filosofia”, XIII edizione, si è tenuto venerdì 15 aprile 2016 alle ore 18,00 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia. Il prof. Gian Luigi Paltrinieri ha parlato di Immanuel Kant. L’incontro è stato promosso dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura in collaborazione con i Padri della Pace.
Gian Luigi Paltrinieri è professore associato di ermeneutica filosofica presso l’Università Cà Foscari di Venezia. Le sue ricerche sono incentrate su due versanti: il pensiero che apre e istituisce la modernità (Descartes, Hobbes, Locke, Rousseau, Hume, e, in particolare, Immanuel Kant) e l’ambito ermeneutico-filosofico (Heidegger, Gadamer, Ricoeur, includendo a ritroso Nietzsche). Tra le sue pubblicazioni: la traduzione di I. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che vorrà presentarsi come scienza, Bruno Mondadori, Milano 1997; L’uomo nel mondo. Libertà e cosa in sè nel pensiero di Immanuel Kant (Carocci, Roma 2001); Kant e il linguaggio. Autocritica e immaginazione (Cafoscarina, Venezia 2009); La natura come giustificazione. Kant e la fallacia naturalistica di George Edward Moore (Mimesis, Milano-Udine, 2011).
Immanuel Kant (1724-1804) sostiene che, “se si dà libertà, questa ha la sua esclusiva condizione di possibilità a livello trascendentale, come capacità causale di una ragione” che è “pura attività spontanea, indipendente dalla sensibilità”. Per Kant è possibile accedere all’idea positiva di libertà solo mediante il “concetto pratico” della libertà. Nella Critica della ragion pratica egli parla in proposito del “fatto della ragione” costituito dalla legge morale che è strettamente connessa con la libertà. Infatti la volontà “per poter aderire alla legge morale, deve poter essere libera di farlo e anche di non farlo” (“Devi, dunque puoi”). La libertà poi “è la condizione della legge morale, la quale a sua volta è il segno rivelatore della libertà”. Per Kant infatti “la libertà è causa essendi (‘causa che fa essere’) della legge morale, mentre la legge morale è causa cognoscendi (‘causa che fa conoscere’) della libertà”. In questa prospettiva l’uomo “si sottrae al determinismo delle leggi naturali e si rivela appartenente ad un altro mondo, il mondo della libertà, che è il noumeno”. Secondo Kant così l’uomo in quanto noumeno “risulta essere egli stesso causa delle proprie volizioni. Egli può essere, infatti, condizionato da mille fattori esterni e interni, fisici e psichici, a compiere o a non compiere una certa azione, può cioè essere costretto con la forza a fare o a non fare una certa cosa, ma nessuna forza al mondo può costringerlo a volere o a non volere una certa cosa” (E. Berti).