Ricordo di Carlo Rivolta
(testo letto a conclusione dello spettacolo “Giobbe”, Chiesa San Francesco d’Assisi in Brescia, 10 marzo 2010)
E’ in ricordo del grande attore e amico Carlo Rivolta, prematuramente scomparso il 21 giugno 2008, che abbiamo voluto questa Rappresentazione Sacra, dal libro biblico “Giobbe”, messa in scena dalla sua Compagnia teatrale e secondo la regia sua e di Nuvola de Capua.
Di certo non si vorrebbe (e, penso, neppure si dovrebbe) dire parole subito dopo la conclusione di uno spettacolo, soprattutto se di grande intensità come quello a cui abbiamo assistito; c’è infatti il rischio di andare a interrompere quel sommovimento di emozioni, di domande, di provocazioni che esso può avere avviato dentro di noi.
Ma scambiarci qui questa sera qualche sentimento in ricordo di Carlo Rivolta penso che non arresti, bensì, al contrario, alimenti la corrente dei nostri pensieri, la arricchisca di carissimi ricordi e di profonda gratitudine.
Gratitudine nei suoi confronti, innanzitutto: per quanto egli è stato e ci ha dato; e poi nei confronti di chi ora ha raccolto il suo desiderio che si continuasse, anche se questo percorso, come si può immaginare, non è privo di sofferenza. Penso prima di tutto a Nuvola de Capua, che ha condiviso con lui la vita e la dedizione al teatro, occupandosi di elaborazione dei testi, traduzioni, regia. Nuvola sa che non dovrà mai interrompere questo impegno; è qui: la abbracciamo con tutto il nostro affetto. Un grazie alla Compagnia teatrale da loro fondata: collaboratori, tecnici e musicisti: in particolare questa sera al piano Marco Marasco. E poi un grazie, con ancora il nostro più caloroso apprezzamento, quale il lungo applauso ha espresso, all’attore Luciano Bertoli: conosciamo la sua professionalità, la sua sensibilità umana e artistica e forza espressiva di gesto e voce, per cui consideriamo un grande dono che egli avverta come rivolto anche a lui, e forse particolarmente a lui, il desiderio di Carlo che il teatro abbia un futuro, affrontando le condizioni non facili del nostro tempo; che il teatro continui a parlare a noi, soprattutto ai giovani; continui ad appassionarli e a coinvolgerli. E’ quanto Rivolta voleva: non ha mai considerato la sua sapienza artistica una proprietà da difendere gelosamente; ha sempre coltivato il desiderio di educare i giovani al teatro, di trasfondere in loro l’amore per questa meravigliosa forma d’arte.
Sembrava rivolgersi soprattutto a loro la voce profonda di Socrate-Rivolta, inseguendo (era un gesto che ricordiamo bene!) le parole con le mani, quando diceva: “C’è un momento del nostro vivere in cui ci sentiamo pieni di vita. Usciamo da noi stessi in cerca dell’altro per creare bellezza, nella bellezza, con la bellezza”.
Carlo Rivolta è legato a Brescia: il suo primo spettacolo ufficiale fu nella nostra città interpretando l'”Arnaldo da Brescia” di Massimo Castri. Fu poi ospite innumerevoli volte a Brescia dal 1993 al 2007, per iniziativa della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, con le indimenticabili interpretazioni dei dialoghi filosofici di Platone, con la rappresentazione scenica di testi biblici e di pagine della letteratura: testi non originariamente teatrali, ma filosofici, poetici, religiosi sui quali lavorava instancabilmente con la sua Nuvola confrontandosi pure con studiosi quali Giovanni Reale, Massimo Cacciari, Gianfranco Ravasi, Roberto Vignolo. Ma Rivolta sapeva accompagnarsi con disponibilità e passione anche a semplici cultori del teatro: a insegnanti desiderosi di accostare all’arte e al pensiero i loro studenti, a giovani attori ai primi passi, a bambini del tutto ignari di questa espressione artistica… era persona molto generosa e curiosa, che non si tirava indietro davanti ad alcuna sfida, soprattutto se c’erano di mezzo i giovani.
Ho davanti, indimenticabile, come penso molti di voi, l’immagine – era il 2006 al San Barnaba – di Carlo Rivolta, Socrate dei dialoghi di Platone, circondato dai giovani che aveva voluto vicino per dialogare al termine della rappresentazione, come sempre faceva, sui temi forti della verità, della giustizia, della libertà, della coerenza.
Ricordo ancora l’intensità, direi drammaticità emotiva, che questo dialogo raggiunse nell’incontro che avevamo portato nelle case penitenziarie di Canton Mombello e Verziano: là l’arte di Rivolta si fece, ancor più fortemente, vita in diretta.
In molti abbiamo partecipato (partecipato, non assistito, perché il suo teatro non era uno spettacolo bensì un “evento”) alle sue interpretazioni: Carlo ci voleva attori con lui, ci provocava con un’ energia incontenibile, un’ acutezza davvero socratica per avvincerci alla sua ricerca sul bene e sul male.
Per Rivolta il teatro non doveva essere pura fruizione bensì scendere nel profondo e avviare un processo creativo. “Il teatro – diceva – è l’unico mezzo di comunicazione che implica il contatto fisico con le persone. Un televisore, un computer, un giornale non riescono ad essere ciò che è un palcoscenico. L’imperativo, per uno che fa questo mestiere, è comunicare con chi ti sta davanti e comunicare significa mettere in comune ciò che hai con quanti sono lì ad ascoltarti”.
Sentiamo ancora risuonare in noi le parole di Socrate sentite dalla sua voce:
“Vedete
adesso Socrate se ne va
ma non dovete avere paura:
cercate un altro Socrate
non risparmiate energia e fatica.
Cerchiamo soprattutto il Socrate
che è in ognuno di noi…”
Ci salutiamo così, con un grazie ancora a Nuvola de Capua, a Luciano Bertoli, al musicista e a tutta la Compagnia teatrale: sappiamo che insieme con loro e con voi abbiamo fatto quanto Carlo desiderava: continuare a far vivere il suo teatro: l’abbiamo fatto, con un testo, “Giobbe”, di straordinaria potenza umana e spirituale al quale molte volte egli ha dato corpo, voce e anima unendo la sua incessante lotta interiore a una generosa ricerca per tutti coloro che lo ascoltavano sul dolore, sul vivere e morire, sul volto di Dio: e questo perché per lui, come amava ripetere secondo un pensiero di Goethe, “il teatro è finzione che cerca la verità”.
Chiesa San Francesco, 10 marzo 2010