Martedì 19 gennaio 2016 alle ore 20,45 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia, Vittorio Robiati Bendaud, Coordinatore della Fondazione Maimonide, ha continuato la riflessione sui 10 comandamenti iniziata nel 2006, parlando sul decimo comandamento (Esodo 20,17).
L’incontro è stato promosso da Ufficio diocesano per l’ecumenismo, Padri della Pace e Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura (Ccdc).
La conferenza è inserita nella giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei, giunta ormai al ventesimo appuntamento annuale. A questa iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana offre il suo appoggio l’Assemblea Rabbinica Italiana, e dal 2005 ciascun anno è dedicato alla riflessione su uno dei Dieci Comandamenti mosaici (Esodo 20,1-17).
VITTORIO ROBIATI BENDAUD, laureato in filosofia, da molti anni collabora con il Rabbino Giuseppe Laras, Rabbino Capo Emerito di Milano. Coordina le attività culturali della Fondazione Maimonide e fa parte del Comitato Scientifico dell’iniziativa “dialoghi a due voci”. Da circa un decennio è attivo, a più livelli, nel dialogo ebraico-cristiano e interculturale.
“Con la comune riflessione ebraica e cristiana sulla Decima parola arriva a conclusione di questo tratto di cammino fatto insieme, che negli ultimi dieci anni ci ha portato a meditare sulle Dieci parole di Esodo 20 e Deuteronomio. Nel ringraziare di cuore tutti coloro che in questi anni si sono resi disponibili ad offrirci spunti di riflessione, siamo altresì consapevoli che si conclude semplicemente un tratto di strada, una tappa, ma che il cammino in sé ci offre ancora molte possibilità di incontro, di scambio, di crescita comune: possibilità che ci sentiamo di dover cogliere e valorizzare come meglio possibile. Nella traduzione italiana di Esodo 20,17, testo sul quale vogliamo riflettere in questa XX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, l’Altissimo pronuncia queste parole: «non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Questo testo ci insegna a purificare i nostri desideri, ad orientarli al disegno di Dio. In questa luce dunque ci sentiamo di affermare che, mossi da un desiderio condiviso e da una sincera speranza di interpretare rettamente in questo nostro agire gli insegnamenti dell’eterno, riteniamo necessario ribadire con convinzione alle nostre comunità e a tutti gli uomini ricchi di sensibilità e di sapienza, la necessità di proseguire il cammino di dialogo che vent’anni fa abbiamo voluto iniziare”. (Arcivescovo Bruno Forte, Rav Giuseppe Momigliano)