Venerdì 10 novembre 2006, alle ore 18 nella sala Bevilacqua di via Pace n. 10 in Brescia si è tenuto un incontro sul tema: “1956-2006: la rivolta di Budapest cinquant’anni dopo”. Sono intervenuti Federigo Argentieri, docente di Storia contemporanea e relazioni internazionali alla John Cabot University, Nérnet Làzslo, rettore dell’Accademia pontificia ungherese, a cui ha fatto seguito la testimonianza di padre Antal Izmindy, padre della Pace, profugo dall’Ungheria dal 1956.
Di seguito si riporta il ringraziamento di Gianpaolo Farina, consigliere della Ccdc, a padre Izmindy, pronunciato al termine dell’incontro:
“In conclusione di questo splendido incontro e prima della lettura della lettera-testimonianza scritta da padre Antonio nel 1988 all’ambasciata della Repubblica Popolare ungherese in Italia, dopo l’ennesimo rifiuto alla richiesta di un visto turistico poter visitare il suo Paese, voglio esprimere – a nome dei molti bresciani che hanno conosciuto padre Antonio in questi cinquant’anni – un GRAZIE sentito, affettuoso e di cuore per il suo servizio disinteressato a tre generazioni di bresciani. La venuta di padre Antonio è probabilmente uno dei pochissimi motivi per cui potremmo manifestare gratitudine all’ex Unione Sovietica, perché senza l’ottusa violenza dei dirigenti comunisti di allora la comunità bresciana non avrebbe ricevuto questo grande dono. Una fortunata serie di coincidenze lo fece incontrare in Austria, appena fuggito dalla sua amata Ungheria, con amici bresciani che lo condussero alla comunità filippina della Pace. Educatore appassionato, guida severa, sacerdote integerrimo, amico carissimo… quanti lo hanno conosciuto potrebbero elencare tanti motivi per cui l’incontro con padre Antonio è risultato di straordinaria fecondità. Col passare degli anni ha gradualmente ammorbidito certe asperità di carattere che lui attribuisce alla parte di sangue turco che scorre nelle sue vene (chi è della mia generazione ricorda sicuramente i pedatoni educativi – padre Antonio ha sempre indossato scarpe molto pesanti), ma ha mantenuto la capacità comunicativa che, unita alla testimonianza di vita, lo rende tuttora prezioso supporto per quei genitori che ancora oggi ritengono validi i principi da lui insegnati e che ora cercano di trasmettere ai propri figli. Padre Antonio riserva un posto speciale nel suo cuore per i bambini e sa parlare loro come pochi altri. E’ contagiosa la gioia che diffonde quando è circondato dalle famiglie che lo considerano amico e guida spirituale. Tra le sue pratiche educative si trovano la valorizzazione della fatica e del lavoro manuale; l’assoluta sintonia col modello scout lo ha portato a ricoprire il ruolo di assistente spirituale dei gruppi scout della Pace. Compito che ha svolto e tuttora svolge con spirito di servizio e passione. In questi ultimi anni la sua propensione a donarsi senza sconti lo ha purtroppo portato a trascurare la salute. Fortunatamente a Brescia ci sono medici più ostinati di lui ed in particolare un cardiochirurgo, che non ringrazieremo mai abbastanza, capace di operare il miracolo di restituircelo in piena salute. Pare che anche la Provvidenza abbia un occhio di riguardo per quest’uomo che con i farmaci pasticcia come pochi altri al mondo. La speranza è che padre Antonio ci accompagni ancora per molti anni, perché come non mai abbiamo bisogno di veri testimoni della gratuità dell’amore di Dio.”