Francesco di Sales è un maestro di spiritualità e di saggezza di vita, un fine indagatore dei moti dell’anima umana e ha scritto libri, quali l’Introduzione alla vita devota e il Trattato dell’amore di Dio, a cui da tre secoli hanno attinto milioni di persone. A lui si sono programmaticamente ispirati Giovanni Bosco e papa Giovanni XXIII nel loro modo di concepire l’esistenza cristiana e nel metodo stesso di comunicazione del messaggio di Cristo. Egli è, infine, l’unico «dottore della Chiesa» di lingua francese ed è, insieme a Blaise Pascal, l’espressione più alta del cristianesimo cattolico del Seicento europeo. Oggi, grazie all’editrice Morcelliana e all’interessamento del Monastero della Visitazione di Salò, abbiamo finalmente in italiano anche la sua opera prima, Controversie (San Francesco di Sales, Controversie, Morcelliana Editrice, Brescia, 1993, pp. 480.), che il santo non aveva pubblicato in vita, ma che fu altamente apprezzata dagli ultimi Papi ed in particolare da Paolo VI, il quale indicò in essa una delle fonti più importanti della Lumen Gentium.
Lo stile e il metodo di Francesco di Sales sono riproposti dal Concilio e dagli ultimi Papi come i più idonei a rendere sereno e proficuo il dialogo con il nostro tempo e con gli stessi fratelli che appartengono alle altre confessioni cristiane. È un riconoscimento di altissimo valore, che però acquista un rilievo ancora più forte se si pensa alla drammatica situazione in cui Francesco di Sales dovette concretamente operare. Lo Chablais, in cui il giovane Francesco fu mandato a svolgere la sua prima missione, è una zona a sud del Lago di Ginevra e allora aveva una popolazione sui 60.000 abitanti, politicamente legati alla Savoia e religiosamente dominati da Ginevra: una Ginevra che aveva aderito al protestantesimo sin dal 1526 ed era stata retta per un quarto di secolo dalla dittatura di Calvino. Le intricatissime vicende politiche, con i continui passaggi dello Chablais dalle mani di un potentato protestante a quelle di un principe cattolico, sul piano religioso ebbero effetti disastrosi, scatenando paura ed intolleranza. Nel 1591 tutto ormai sembrava perduto per i cattolici, avendo i ginevrini rioccupato lo Chablais ed essendo stati costretti alla fuga tutti i cinquanta preti precedentemente inviati per «ricattolicizzare» quelle popolazioni. Ma ecco che nel ’94 in quelle terre viene inviato in avanscoperta un giovane divenuto sacerdote solo nove mesi prima, Francesco di Sales, e la partita si riapre.
Francesco, nato nel 1567 a Sales nella Savoia, aveva una solida preparazione umanistica e buona cultura teologica. Aveva studiato a Parigi e aveva conseguito brillantemente a Padova, nel ’91, il dottorato in legge. L’anno successivo fu nominato avvocato al Senato di Chambéry. Ma proprio nel momento in cui la carriera gli era aperta nell’avvocatura e negli studi, Francesco chiese al padre il permesso di diventare prete; e pochi mesi dopo, fu inviato nello Chablais per ordine del vescovo. «Io venni qua – scrive Francesco nel suo caratteristico italiano – non come medico convenevole a tanta infermità, ma piuttosto come esploratore e foriero, non come operaio ma quale avanguardia di operai».
Benché giovane – aveva poco più di ventisette anni -, Francesco operò subito con lucidità e coraggio le scelte giuste. Rifiutò ogni protezione politica, pur vivendo tra mille pericoli in un territorio divenuto fieramente ostile alla Chiesa cattolica, e, quel che più importa, optando per la via della convinzione e del confronto, volle smentire coi fatti l’odiosa prassi di «convertire con gli archebuggi». Fu in una situazione tanto difficile e con una visione così intimamente religiosa che Francesco ideò e scrisse, giorno dopo giorno, le sue Controversie, cioè le sue articolate risposte alle tesi protestanti.
La storia del «come» furono scritte le Controversie, narrata dal compianto P. Ruggero Balboni nelle pagine introduttive all’opera salesiana, ha aspetti commoventi che attestano l’umile dedizione e insieme lo spirito di iniziativa del giovane prete. Le cose erano incominciate proprio male quel 18 settembre 1594: sette uditori appena alla predica del prete cattolico, e all’uscita una fitta sassaiola. Francesco non demorde e insiste nella predicazione domenicale, ma il risultato è lo stesso. I maggiorenti confermano il divieto di ascoltare le prediche cattoliche, minacciando e ricattando quanti si azzardassero a contravvenire alla loro ordinanza. Insomma la gente o non voleva o non poteva venire nella Chiesa cattolica; occorreva pertanto cercare un’altra via per parlare sia a coloro che non rinunciavano alla fede dei padri, sia a quelli che cercavano di capire senza cedere supinamente alla pressione protestante. Di qui la decisione geniale del prete savoiardo: nel gennaio ’95 le sue prediche, tenute per i pochissimi fedeli, le scrive su fogli volanti da far circolare il più possibile tra la popolazione dello Chablais. Quei fogli accuratamente scritti e ricopiati a mano, personalmente, non avendo collaboratori di cui disporre, furono per il Sales un sovraccarico enorme di lavoro; ma sono quei fogli a formare appunto il testo delle Controversie. La diffusione dei fogli volanti ebbe, in progresso di tempo, l’effetto sperato. Nella notte di Natale del ’96 la celebrazione pubblica della messa vide per la prima volta a Thonon, il centro maggiore della zona, uno straordinario concorso di popolo.
Come giudicare l’opera prima, e un’opera «controversista», di una personalità eminente come Francesco di Sales? Le Controversie da una parte costituiscono un documento storico che ci rende il colore di un’epoca; d’altra parte, però, ci confermano nella convinzione che gli autentici uomini di Dio, anche in un ambiente saturo di errori e incomprensioni (non certo attribuibili ad uno solo dei contendenti), sanno sempre aprire un varco al fuoco e alla luce del Vangelo, testimoniando la benignità del Padre e il messaggio d’amore di Gesù. Il Sales argomenta con rigore e controbatte con acume, ma non dimentica neppure un istante che il suo primo dovere è nutrire per gli avversari quell’affetto sincero e accattivante che nasce solo dall’amore. Le Controversie sono un’opera di apologetica cattolica, senza dubbio, ma in esse si percepisce il dolore per la rottura dell’unità fra i cristiani e non si tacciono i torti, le infedeltà, le incoerenze dei cattolici. L’innovazione più intelligente sta poi nel fatto che il testo-base delle riflessioni di Sales rimane, per fortuna, la Bibbia ed è su quel terreno che di preferenza si svolge la discussione: cosa certamente rara in quei tempi presso la grande maggioranza dei controversisti cattolici.
Un’ultima annotazione. A proposito di Francesco di Sales, il Brémond ha parlato di «umanesimo devoto», e non a torto. Il punto di vista di Sales, infatti, è che, se i tempi sono brutti, nessun cristiano deve smarrire per questo la certezza che «Dio desidera che tutti gli uomini siano salvi e vengano a conoscenza della verità», come scrive Paolo nella prima lettera a Timoteo (2, 4). Citando ancora Paolo, il Sales ricorda che la «Chiesa esiste per il servizio dei fratelli, fin tanto che tutti ci incontreremo nell’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio» (Ef 4, 11 – 12). Il Sales, da vero erede e continuatore dell’umanesimo cristiano, avverte poi che «anche la ragione naturale può essere considerata una norma per la sicurezza del credere» nel senso che «un articolo di fede non può essere contro la ragione naturale, dato che la ragione naturale e la fede hanno la stessa fonte e provengono dallo stesso Autore». Agostino, Tommaso d’Aquino ed Erasmo da Rotterdam la pensavano allo stesso modo, convinti come erano che quanti spezzano la circolarità tra ragione e fede, per rifugiarsi nel fideismo, disumanizzano quella fede che vorrebbero esaltare, confinandola nell’assurdo. Il giovane Francesco di Sales lo aveva ben capito e ben detto fin dalla sua opera prima.
Studium, n. 3 – 1994.