Il 22 gennaio del 1980 Andrej Dmitrievič Sacharov, fisico e difensore dei diritti dell’uomo in URSS, è arrestato a Mosca durante una manifestazione contro l’entrata delle truppe sovietiche in Afghanistan e deportato a Gorky. La notizia fa il giro del mondo. Lo stesso giorno la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura invita i cittadini ad effettuare un gesto di sostegno nella sua coraggiosa lotta per i diritti dell’uomo. A fine mese sono spedite al grande fisico 144 raccomandate con ricevuta di ritorno scritte in cirillico , che gli esprimono vicinanza e solidarietà. Dopo pochi mesi dopo ritorneranno nella sede della libreria di corso Magenta con la scritta “INCONNU” (sconosciuto).
Il 23 gennaio 1980 viene presentata una interrogazione parlamentare al Governo italiano da parte dell’on Sanese (Dc) sulle misure intraprese per protestare verso il governo russo per le violazioni dei più elementari diritti umani, in relazione all’arresto di padre Dimitri Dudko e del Premio Nobel per la Pace Andrej Sacharov.
Andrej Sacharov (1921-1989), fu pioniere nel campo della fisica nucleare dell’URSS e paladino dei diritti civili. A prima lettura potrebbero sembrare due meriti contrapposti, ma si può dire che i brillanti studi in campo nucleare del fisico e il suo ingresso nel mondo scientifico gli permisero di capire come la libertà di pensiero e di coscienza rappresentasse il primo passo per lo sviluppo del mondo. Conseguì il dottorato in matematica e fisica nel 1947 ed intraprese ricerche sull’astrofisica applicata e sulla fusione nucleare. L’anno seguente partecipò al progetto e alla sperimentazione delle prime bombe a idrogeno di fabbricazione sovietica. Intuì inoltre l’asimmetria tra materia ed antimateria nella composizione dell’universo, quindi propose alcune correzioni alla Teoria della relatività di Albert Einstein. Nonostante nel frattempo fosse diventato membro rinomato nell’Accademia delle Scienze, cominciò a mettere in dubbio la posizione del suo paese quando, nel periodo della Guerra Fredda, la minaccia di una guerra incombeva su tutto il mondo. Nel 1970 contestò i primi esperimenti sul nucleare a scopo bellico e successivamente si mostrò critico nei confronti del regime repressivo sovietico. Dopo la pubblicazione del saggio “Riflessioni sul progresso, la convivenza pacifica e la libertà intellettuale” prima in forma clandestina (edita in proprio), poi sulla stampa occidentale, Sacharov fu bandito da tutte le ricerche in ambito militare. Nel 1970 divenne cofondatore della Commissione per i Diritti dell’uomo in Unione Sovietica e nel 1972 sposò Elena Bonner, anche lei attivista per i diritti umani. Nonostante le crescenti pressioni da parte del governo, Sacharov non solo si impegnò concretamente per la liberazione dei dissidenti nel proprio paese, ma divenne anche uno dei critici più coraggiosi del regime, il simbolo della lotta contro la negazione dei diritti fondamentali. Infatti nel 1975 vinse il Premio Nobel per la Pace, anche se non riuscì mai a ritirarlo. Era, nella parole del Comitato per il Nobel alla Pace “un portavoce della coscienza dell’umanità”. Le intimidazioni non riuscirono mai a spezzare la sua resistenza. Fu arrestato nel 1980 durante una manifestazione contro l’entrata delle truppe sovietiche in Afghanistan e esiliato a Gorky dove l’unico contatto con il mondo esterno fu sua moglie. 6 anni dopo, riabilitato da Michail Gorbaciov, rientrò a Mosca e fu eletto deputato nel 1989. Morì pochi mesi dopo.