Venerdì 3 marzo 2023 alle ore 18 nella Sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia si è conclusa la XVIII edizione delle Lezioni di filosofia con la relazione di Alessandra Cislaghi, Professoressa associata di Filosofia teoretica nell’Università degli Studi di Trieste, che ha parlato di Dio. L’iniziativa è stata promossa dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura in collaborazione con i Padri della Pace.
Alessandra Cislaghi è professoressa associata di Filosofia teoretica nell’Università degli Studi di Trieste. È membro della Società italiana di Filosofia teoretica, dell’Associazione Italiana di Filosofia della Religione e di “Persona al centro” – Associazione per la Filosofia della Persona. Gli ambiti della sua ricerca riguardano gli sviluppi del pensiero contemporaneo nel campo dell’ermeneutica e della fenomenologia, con particolare attenzione alle aree francese e tedesca; le tematiche di confine tra filosofia e teologia; il desiderio metafisico e la questione del soggetto incarnato; l’educazione della sensibilità e le trasformazioni culturali in atto. Tra le sue pubblicazioni: Interruzione e corrispondenza. Il pensiero teologico di Eberhard Jüngel (Queriniana, Brescia 1994); Il sapere del desiderio. Libertà, metafisica e saggezza etica (Cittadella, Assisi 2002); La frattura originaria. Riflessioni sulla condizione umana postedenica (Franco Angeli, Milano 2006); Essere fuori di sé. Saggio sulla soggettività estatica (Mimesis, Milano 2012); L’invenzione della grazia. Sulle tracce di un’idea splendida (Mimesis, Milano 2018).
I temi scelti quest’anno sono stati l’anima, il mondo e Dio ovvero tre istanze fondamentali (per la nostra esistenza personale e comunitaria e per il suo senso) che, come sosteneva Kant, riguardano l’unità di “tutte le conoscenze relative al soggetto” (la prima), l’unità di “tutte le conoscenze relative all’oggetto” (la seconda) e l’unità di “tutte le conoscenze in generale” (la terza). Riguardo a Dio, inteso generalmente come principio e fine della realtà, è opportuno chiedersi se l’uomo possa evitare di parlarne nella misura in cui voglia comprendere veramente se stesso. In merito a ciò si tratta certo di continuare a domandarsi se Dio sia solo un prodotto idolatrico della nostra mente o se invece non costituisca l’orizzonte ultimo e decisivo solo alla luce del quale le aspirazioni di verità, giustizia, bellezza e libertà insite nell’uomo acquisiscono il loro senso definitivo. Sempre istruttiva, riguardo alla concezione umana di Dio, resta la seguente riflessione (dialettica) di S. Agostino (Confessioni I, 4.4; trad. it. di M. Perrini, La scuola, Brescia 2004, pp. 94-95): “Chi sei, dunque, Dio mio? E che cos’altro sei, mi chiedo io, se non il Signore Dio? Chi è infatti Signore all’infuori del Signore, chi è Dio all’infuori del nostro Dio? (Sal. 17, 32). O sommo, ottimo, onnipotente, misericordiosissimo e giustissimo, remotissimo e presentissimo, bellissimo e fortissimo, stabile e inafferrabile, immutabile che tutto muti, mai nuovo e mai vecchio, sei tu a rinnovare ogni cosa: sempre in atto e sempre in quiete, di nulla bisognoso tutto crei e sostieni, nutri e porti a compimento. Ami e non ti scomponi, sei geloso e tranquillo, ti penti e non provi rimorso, ti adiri e sei in pace, muti le opere ma non il disegno, recuperi quanto trovi e mai perdesti; mai indigente, godi dei guadagni; mai avaro, esigi gli interessi; ti si presta per averti debitore, ma chi ha qualcosa, che non sia tuo? Paghi i debiti senza dover nulla a nessuno, li condoni senza perder nulla. Dio mio, vita mia, che cosa ho detto io e che è mai quello che uno dice, quando parla di te? Eppure guai a chi tace su di te, perché, pur potendo parlare, s’è fatto muto”.