La Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura ha proposto le Lezioni di filosofia 2023, un’iniziativa culturale – giunta ormai alla sua diciottesima edizione – con lo scopo di contribuire a diffondere sempre di più all’interno del nostro contesto sociale il ruolo educativo e la funzione critica del pensiero filosofico. Anche nella presente edizione sono stati considerati tre distinti temi tra loro organicamente connessi (Anima, Mondo, Dio).
Le prima conferenza si è svolta venerdì 17 febbraio a Brescia, nella Sala Bevilacqua di via Pace n. 10 alle ore 18: il prof. Luca Vanzago, ordinario di Filosofia teoretica nell’Università degli Studi di Pavia, ha parlato dell’Anima.
Luca Vanzago è professore ordinario di filosofia teoretica nell’Università degli Studi di Pavia. È membro del comitato scientifico delle riviste “Paradigmi” e “Discipline filosofiche”, nonché dello advisory board di “Philosophical Inquiries”. Fa parte dello European Centre for Process Philosophy e della Società italiana di studi su Merleau-Ponty. Fa parte anche del Consiglio direttivo della Società italiana di Filosofia Teoretica. I suoi principali temi di ricerca sono: la temporalità del soggetto, la fenomenologia e l’ontologia del mutamento e dell’evento, la relazione tra l’Io e l’Altro, lo statuto di una possibile ontologia fenomenologica. Tra le sue pubblicazioni: L’evento del tempo (Mimesis, Milano 2005), Coscienza e alterità (Mimesis, Milano 2007), Breve storia dell’anima (il Mulino, Bologna 2009, tradotto anche in spagnolo e brasiliano), Merleau-Ponty (Carocci, Roma 2012), Dubitare, riflettere, argomentare. Percorsi di filosofia teoretica (con Silvana Borutti; Carocci, Roma 2018); Concrescence and Transition. Whitehead and the Process of Subjectivation (Mimesis International, London and Milano, 2021).
L’anima indica generalmente “il principio della vita e di ogni vivente” e nel linguaggio comune è intesa come psiche, coscienza o mente, senza necessariamente alcun riferimento alla dimensione spirituale. Nella storia del pensiero essa è stata contrapposta al corpo nella visione dualistica di Platone, che ha inteso l’anima “come un principio di natura diversa dai corpi, affine al mondo delle idee, preesistente al corpo e immortale”. Questa concezione è stata criticata da Aristotele per il quale “l’anima va intesa come forma del corpo, al quale dà la vita”. Questi due orientamenti si sono poi diversamente articolati, anche in riferimento alla concezione biblica che non è dualistica (essa infatti parla dell’anima – “nefes” – come di una “dimensione spirituale dell’essere umano” inseparabile dalla carne – “basar” – che denota “la fragilità dell’essere umano”). Oggi, anche alla luce delle neuroscienze, che paiono ridurre l’anima al funzionamento del cervello, è forse opportuno evidenziare che essa sottende la “difesa della singolarità degli esseri umani rispetto a tutti gli altri viventi” e il fatto che “l’io umano non è riducibile a un dato empirico”. Riconoscere una “dimensione non riducibile a dati biologici” consente di mantenere “la continuità tra la condizione terrena e ultraterrena degli esseri umani”. In questo orizzonte non dualista l’affermazione dell’immortalità dell’anima indica che l’anima “è la traccia dell’origine singolare dell’uomo da Dio e della sua destinazione alla vita in pienezza” (G. Canobbio).