Lino Baldassari

Tematiche: Biografie

BRESCIA, PIAZZETTA SAN GIORGIO, 2

QUI ABITAVA

LINO BALDASSARI

NATO 1923

ARRESTATO L’8.9.1943

INTERNATO MILITARE

MORTO IL 3.6.1945 AD HANNOVER

Lino Baldassari nasce a Vestone il 4.1.1923 da Isidoro e Fontana Caterina e vi rimane fino al 1938 quando suo padre ottiene un posto di lavoro presso il Comune di Brescia. La famiglia, dunque, si trasferisce in Piazzetta San Giorgio a Brescia, in un’umile, ma dignitosa casupola adatta ad ospitare madre, padre, la sorellina Silvia e il giovane. Lino è un ragazzo semplice e pieno di vita. Ha occhi e capelli castani, è magro ma atletico e molto, molto fiero. Dopo aver ottenuto la terza commerciale come titolo di studio, diventa orologiaio, pur coltivando un’enorme passione per il mondo dell’aviazione. Nelle poche foto che rimangono di lui, lo si può vedere a Ghedi, con un velivolo alle spalle, o con amici, tutti sorridenti durante una gita sulle montagne bresciane. Data la giovane età̀, tiene molto al bell’aspetto. Indossa sempre abiti alla moda, comprati con i soldi guadagnati col sudore e la fatica del suo lavoro. Trova sempre il tempo per giocare con la sua sorellina. Era solito, durante le scure mattine d’inverno, svegliarla fingendosi un mostro, non per spaventarla, ma per farla ridere, finendo il suo scherzo con un te- nero bacio fraterno. Quando, tra 1937 e 1938, l’iscrizione al Partito Fascista diviene obbligatoria per poter lavorare alle dipendenze dello Stato, il papà Isidoro, antifascista convinto, decide di rimanere fedele ai propri valori ed è costretto ad abbandonare il posto di lavoro in Comune. La famiglia affronta così un periodo difficile, specialmente dal punto di vista economico, anche se, fortunatamente, una famiglia bresciana assume Isidoro come cameriere. Poi la tragedia della Seconda Guerra Mondiale: il 5.2.1943 Lino viene chiamato alle armi e arruolato come aviere di leva nella Regia Aeronautica. Designato al ruolo “specialisti”, viene mandato al Centro Affluenza di Pado- va il 22.7.1943.

L’estate del 1943 è un periodo ricco di speranze, ma nel medesimo tempo drammatico per l’Italia: gli Alleati sbarcano in Sicilia, il re Vittorio Emanuele III destituisce Mussolini e lo fa arrestare determinando il crollo dello Stato fascista (25.7.1943), il maresciallo Pietro Badoglio con l’armistizio di Cassi- bile sancisce la fine delle ostilità̀ con gli Alleati (3.9.1943) e i tedeschi invadono l’Italia non ancora liberata e favoriscono la nascita della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I). Lino, pur essendo travolto, come tutti, dagli eventi, affronta la situazione con grande responsabilità̀. L’8 settembre viene arre- stato a Padova ed è chiamato a compiere una scelta: aderire alla R.S.I. e continuare la guerra al fianco dei tedeschi, oppure rifiutare i principi del nazifascismo e ogni forma di collaborazione. A soli vent’anni, il giovane, con estremo coraggio e ardore, sceglierà̀, insieme a moltissimi altri soldati italiani (650.000), la seconda opzione. Sapeva a cosa sarebbe andato incontro: la prigionia in un campo di concentramento in Germania scelta ammirevole e audace. Lino viene internato nel lager di Entenfangweg, ad Hannover, uno dei campi satelliti di Neuengamme con migliaia di prigionieri provenienti da ogni parte d’Europa. Anche Lino è destinato ai lavori forzati nelle industrie per sostenere la guerra del Reich: lavorerà̀ per la Louis Eilers, una fabbrica di costruzioni in ferro e di ponti. Saranno mesi durissimi, ma lui sopravviverà̀ con dignità̀, giorno per giorno, trovando la forza di reagire aggrappandosi ai principi morali della propria educazione, alla speranza di poter rivedere la propria famiglia ed ai suoi stessi compagni di prigionia. Lino resiste fino alla fine della guerra, ma non alla malattia contratta nel periodo della prigionia. In una città distrutta dai bombardamenti e liberata il 10 aprile dagli Alleati, muore di tubercolosi nel Sanatorio di Hannover in Stockener Strasse n°320 alle ore 2.40 del 3.6.1945. Viene seppellito inizialmente nel cimitero di Seelhorst. In seguito, il corpo verrà̀ traslato presso il Sacrario del Cimitero Vantiniano di Brescia. Nonostante tutte le privazioni sperimentate, noi lo immaginiamo sempre con il sorriso, perché́ consapevole di essere rimasto fedele ai propri principi.

A cura degli studenti della classe 5a EL I.I.S. Astolfo Lunardi di Brescia, coordinati dal professor Luca Guerra. Si ringrazia la nipote Patrizia Trivella.

Nota: la pietra d’inciampo indica per Lino Baldassari MORTO 3.6.1945 anziché́ ASSASSINATO perché́ la sua morte avvenne non solo dopo la fine della guerra (8.5.1945), ma quasi due mesi dopo il 10 aprile, giorno della liberazione della città di Hannover da parte delle truppe anglo-americane.

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