Venerdì 23 novembre 2012, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, si è svolta a Brescia
la posa di 9 Pietre d’inciampo per ricordare le vittime dei Lager
Sono intervenuti:
Gunter Demnig, artista creatore delle Pietre d’inciampo con la partecipazione degli allievi dell’Istituto Arici, Istituto Piamarta, Liceo Calini, Liceo Copernico, Liceo Gambara e del Conservatorio Luca Marenzio.
PROGRAMMA
Alle ore 8,30 Brescia ricorda Roberto Carrara e Domenico Pertica Contrada del Carmine 39,
alle ore 9,00 Brescia ricorda Andrea Trebeschi, Via delle Battaglie 50. Intervento di Bernhard Hauer, Console Generale Aggiunto del Consolato di Germania a Milano
alle ore 9,45 Brescia ricorda Angelo Cottinelli, Via delle Battaglie 16,
alle ore 10,30 Brescia ricorda Alberto e Guido Dalla Volta, Piazza Vittoria 11,
alle ore 11,15 Brescia ricorda Severino Fratus, Via F.lli Ugoni 6,
alle ore 12,00 Brescia ricorda Mario Ballerio, Viale Venezia 45,
alle ore 12,30 Brescia ricorda Emilio Falconi, Via G. Bonomelli 62, intervento del presidente della Ccdc Alberto Franchi.
L’iniziativa, promossa dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione Tassara, ed è realizzata in collaborazione con:
Comune di Brescia, ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati), ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati), Archivio storico per la Resistenza e l’età contemporanea dell’Università Cattolica – sede di Brescia, Associazione Fiamme Verdi, ANPI (Associazione Nazionale Partigiani), Casa della Memoria, Circoscrizione Centro, Padri della Pace, Università Popolare Astolfo Lunardi, Conservatorio di Musica Luca Marenzio, Istituto Cesare Arici, Liceo Scientifico Annibale Calini, Liceo Scientifico Nicolò Copernico, Liceo Veronica Gambara, Istituto Piamarta – ITI Artigianelli.
Una città è formata da tante pietre che sapientemente accostate costruiscono gli edifici, le piazze e le strade. In questo paesaggio di pietre vivono uomini, donne, giovani e bambini con le loro passioni, gioie e sofferenze. Una curiosa simbiosi tra l’esempio più alto della vita e l’inanimato per eccellenza crea la città. Così è anche Brescia, dove il medolo o il botticino abbondano e dove ora giungono le Pietre d’inciampo. In un tempo non troppo lontano a Brescia e in tante altre città italiane ed europee improvvisamente e violentemente si crearono dolori e vuoti: uomini catturarono, torturarono e deportarono altri uomini solo perché, accecati dall’idolatria della razza superiore, li vedevano diversi, e infine li uccisero. Oltre il dolore dei parenti e degli amici restarono molti vuoti nella città, perché la violenza perpetrata su alcuni suoi cittadini è una ferita al suo intero tessuto sociale. Ora per lenire quella ferita e per ricordare ci affidiamo alle Pietre d’inciampo piccoli sampietrini, deposti nel selciato del marciapiede davanti al portone della casa di chi è stato arrestato, deportato e ucciso dalla violenza della dittatura nazifascista. Gunter Demnig ha sentito un giorno la necessità di posare queste piccole pietre dopo avervi inciso il nome e i dati salienti della vita di chi ha subito questa violenza. Iniziò nell’anno 2000 perché si metteva in dubbio che ci fu la deportazione e il genocidio dei Rom e dei Sinti, prova generale della Shoah e dell’annientamento dei malati di mente, dei disabili e degli oppositori politici. Gunter Demnig ormai passa la sua vita a deporre Pietre d’inciampo in giro per l’Europa perché la sua idea è semplice, ma efficace e come una vera opera d’arte parla alla mente e al cuore di chi si ferma a osservare e leggere. La Pietra d’inciampo riporta a casa persone che tra mille sofferenze morirono lontano, private della loro identità, ridotte a numeri, che spesso non ebbero neppure una tomba. E se pensiamo che proprio le tombe e il rispetto dei morti contraddistinguono l’uomo dalla belva ci rendiamo conto una volta di più della disumanità di chi uccideva e bruciava i cadaveri nei forni crematori. Anche da quelle sofferenze è nata la nostra libertà, la nostra democrazia, la nostra Repubblica, la nostra Unione Europea. In un momento di crisi che non è solo economica, ma anche di valori è doveroso riflettere sul nostro passato e sulla vita di chi morì sotto la dittatura, per attingere nuove forze e ricostruire un nuovo patto sociale.
Il progetto di Demnig ha respiro europeo, perché la sofferenza causata dal nazismo travolse l’ intero continente. Noi oggi gioiamo del Premio Nobel per la Pace attribuito all’Unione Europea e siamo lieti che anche il Presidente della Repubblica Federale di Germania abbia risposto alla nostra sollecitazione con un messaggio di apprezzamento e di sostegno al nostro progetto.
Il progetto Pietre d’inciampo ha però liberato energie positive: giovani studenti si sono impegnati a ricostruire la vita dei nostri concittadini vittime dei Lager e offrono le loro biografie a tutti noi, perché il vuoto lasciato da quelle morti non è solo un fatto privato dei familiari e degli amici, ma riguarda l’intera comunità. Un segno di speranza per il nostro futuro lo leggo anche nel fatto che proprio davanti alle case di due vittime sorgano due scuole elementari dove bambini delle più diverse origini e religioni studiano, giocano e crescono insieme.
Altre energie positive si libereranno quando ognuno di noi davanti ad una Pietra d’inciampo arresterà il suo correre e si interrogherà ponendosi non la domanda “dov’era Dio ad Auschwitz?” bensì “dov’era l’uomo ad Auschwitz?” allora queste piccole pietre offriranno il loro contributo a costruire una città più giusta, attenta a promuovere la dignità umana nel rispetto delle diversità. In questo senso l’augurio è che a questa prima posa di Pietre d’inciampo ne possano seguire altre per ricordare possibilmente tutte le vittime bresciane dei Lager.
Infine un sentito ringraziamento va al Infine un sentito ringraziamento va al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano per averci concesso il suo Alto Patronato, al Sindaco di Brescia Adriano Paroli e al Sindaco di Collebeato Antonio Trebeschi per aver sostenuto il progetto e permesso la sua realizzazione e a quei giovani studenti che con i loro insegnanti si sono appassionati e hanno ricercato documenti e testimonianze per scrivere i profili biografici raccolti in questo opuscolo.
Alberto Franchi
Presidente Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura