Giovedì 14 ottobre 2010 alle ore 18, nella libreria dell’Università Cattolica in Brescia, via Trieste 17/d, si è tenuta la presentazione del romanzo della scrittrice iraniana Parinoush Saniee Quello che mi spetta, edito da Garzanti, Premio Boccaccio Internazionale 2010.
La giornalista Anna Della Moretta ha intervistato Shahla Lahiji, la coraggiosa editrice del libro che ha avuto una travagliata vicenda con la censura del regime degli ayatollah. A Shahla Lahiji, direttrice della casa editrice Roshangaran a Teheran, prima editrice donna in Iran, è stato assegnato il premio PEN International e il Pandora Prize. Shahla Lahiji è stata ospite della CCDC il 2 aprile 2008 quando tenne un’apprezzata conferenza su “Cultura e libertà in Iran“.
Parinoush Saniee: nata a Teheran nel 1949 in una famiglia di intellettuali benestanti si è laureata in Psicologia, si è sposata ed è madre di due figli, entrambi residenti all’estero. Prima della rivoluzione era ai più alti gradi come dirigente nelle agenzie governative dove si occupava di formazione e ricerca e infine nell’Ente di Programmazione e Budget, che però è stato chiuso recentemente da Ahmadinejad.
“Quello che mi spetta” è il risultato delle mie ricerche sulla condizione della donna in Iran. Ma non volevo esprimerlo con dati, numeri e statistiche. Ho pensato che la forma del romanzo potesse rendere meglio le sfumature». Emerge un quadro molto ricco e intenso. «Essendo psicologa di formazione ho usato anche molti simboli e poi avevo molte informazioni reali. Per ogni personaggio ho usato storie vere e rappresentative. C’è la madre della protagonista che è fanatica e pensa: “Ho dovuto subire io, dovrà subire anche mia figlia”. Masumeh è la tipica donna che arriva da un villaggio e si forma nella capitale. È molto intelligente, ha grinta e studia. La sua migliore amica invece è nata e cresciuta a Teheran in una famiglia benestante di intellettuali e dunque vive come qualsiasi ragazza di una grande città occidentale. Parvin rappresenta quelle donne sfortunate con un matrimonio sbagliato che crollano e infine Sha hrzad è colei che ha un forte ideale politico e sacrifica se stessa per la rivoluzione». Il suo libro ha una storia editoriale a dir poco travagliata. «In Iran se si vuole pubblicare un libro bisogna presentare due copie: una va alla Biblioteca Nazionale e una va al ministero della Cultura e Guida Islamica per ricevere il nulla osta. Era il 2003. Aspettai otto mesi ma il libro venne rifiutato. Erano gli anni della presidenza di Khatami e si pensava di eliminare la censura. Una prima apertura fu quella di concedere a ciascun editore la possibilità di pubblicare un libro all’anno senza dover ricevere l’autorizzazione. Il mio editore, Shahla Lahiji, approfittò di quello spiraglio e pubblicò il mio libro con una distribuzione intelligente che non desse troppo nell’occhio. Fu un successo. In due mesi ci furono due ristampe. Allora il Ministero mi chiamò per interrogarmi e affidò la lettura a “una persona più colta” che alla fine diede il permesso. Arrivammo alla tredicesima edizione ma il nuovo clima politico portò al ritiro del libro. Solo grazie all’impegno del Premio Nobel Shirin Ebadi siamo riusciti a sbloccare la situazione e ora il libro è alla diciannovesima edizione» (fonte: www.zam.it)
Shahla Lahiji, la prima editrice donna in Iran, ha fondato e dirige da oltre trent’anni la casa editrice Roshangaran, che spazia dalla letteratura ai women’s studies. E’ editrice, oltre che amica, di Shirin Ebadi premio Nobel per la Pace. Per il suo impegno in favore dei diritti delle donne iraniane è stata insignita nel 2006 del Premio per la libertà dell’IPA, l’associazione internazionale degli editori e di altri premi come il PEN “Barbara Goldsmith Freedom to Write Award” nel 2001. Nel 2000, di ritorno in Iran dopo aver partecipato ad una conferenza internazionale a Berlino, fu arrestata e condannata a quattro anni di carcere duro per attentato alla sicurezza dello Stato e “propaganda contro il sistema islamico”. Dopo aver trascorso alcuni mesi in carcere fu rilasciata con la condizionale. Shahla Lahiji stata presente con la sua Roshangaran alla Fiera del libro di Francoforte; intervistata in previsione di quell’evento ha dichiarato:”Nel corso degli ultimi anni la situazione è peggiorata 1000 volte. Nel periodo 2007 – 2008 mi hanno censurato 40 titoli in collana, così che alla fine me ne sono rimasti solo una quindicina.” Tuttavia non si scoraggia e afferma “La mia missione è comunque creare il dialogo attraverso i libri”. Tra i progetti in cantiere c’ è la pubblicazione del Trattato sul Governo, del filosofo inglese John Locke, che contiene le riflessioni all’origine del regime politico liberale. Shahla Lahiji pensa anche di allegare in appendice una copia della Costituzione degli Stati Uniti, come esempio di applicazione pratica dell’opera di Locke. Alla domanda se è stato difficile ottenere il permesso di recarsi a Francoforte, dopo una sonora risata, ha risposto: ” Nessun problema. Qualche volta ho l’impressione che sperino che non torni più indietro”.