Sabato 21 ottobre 2017 alle ore 21 presso l’Auditorium di Santa Giulia (in via Piamarta 4) Julia Kristeva, considerata fra i massimi intellettuali del nostro tempo, ospite da Parigi, ha parlato di Europa, della sua crisi e di una possibile soluzione attraverso la cultura.
L’incontro Rifondare l’Europa con la cultura. Per un futuro di pace ha inaugurato il Festival della Pace che per tutto il mese di novembre ha offerto alla città occasioni di riflessione e discussione, ma anche di arte e musica, intorno a temi cruciali per la nostra società. Il Festival si inserisce nell’ambito del progetto “Cantiere internazionale per il bene e la pace dell’umanità”.
Julia Kristeva è scrittrice, semiologa, psicoanalista e professore emerito all’Università Paris 7 – Denis Diderot. È fra gli intellettuali più riconosciuti e influenti a livello internazionale.
Nata in Bulgaria nel 1941, lavora e vive in Francia dal 1966. L’esperienza di “estraneità”, di essere e sentirsi straniero, è al centro di uno dei suoi libri più belli e radicali, Stranieri a noi stessi. L’Europa, l’altro, l’identità (riedito da Donzelli nel 2014), in cui passa in rassegna le principali posizioni assunte dalla cultura occidentale nei confronti dello straniero, dalle origini ai giorni nostri, proponendo una nuova soluzione al più che mai contemporaneo problema del rapporto con l’altro.
Studiosa di Bachtin, ha consacrato i suoi primi saggi alla fondazione di un nuovo ramo della semiologia, la ’semanalisi’ (Σημειωτιϰή. Recherches pour une sémanalyse, 1967; La révolution du langage poétique, 1974); si è inoltre occupata di semiologia della pittura e della questione femminile, come militante e come teorica. Parallelamente all’attività di saggista, a partire dagli anni Novanta si è dedicata anche al romanzo.
Negli anni della sua formazione è entrata in contatto con personalità come Roland Barthes, Michel Foucault, Jacques Derrida, L. Goldman e Ph. Sollers. È stata figura di spicco nella rivista d’avanguardia Tel Quel. Ha opposto alla critica tradizionale il progetto di una scienza della letteratura fondata sull’apporto della linguistica, della semiotica, della psicoanalisi e inizialmente del marxismo. Uno dei suoi contributi teorici più importanti è l’elaborazione del concetto di intertestualità, derivato da M. Bachtin, secondo cui il testo non è qualcosa di isolato, ma si inscrive in una rete di relazioni con altri testi dello stesso autore o con modelli letterari coevi o precedenti. Nel 1979 è diventata psicoanalista, dopo aver seguito i seminari di Jacques Lacan.
Ha ricevuto numerose lauree honoris causa presso università degli Stati Uniti, del Canada e in Europa, dove insegna regolarmente.
Fra i riconoscimenti più recenti si contano il Premio Holberg (2004), il Premio Hannah Arendt (2006) e il Premio Vaclav Havel (2008).
È autore di una trentina di opere, fra le quali Séméiôtiké. Ricerche per una semanalisi (1969), La rivoluzione del linguaggio poetico (1974), Poteri dell’orrore. Saggio sull’abiezione (1980), Sole nero. Depressione e melanconia (1986), Stranieri a sé stessi (1988), Le nuove malattie dell’anima (1993), Hannah Arendt. La vita le parole (1999), Melanie Klein. La madre la follia (2000), L’avvenire di una rivolta (2013), A Gerusalemme. Il bisogno di credere tra monoteismi e secolarizzazione, Colette. Vita d’una donna (2002), Teresa, mon amour. Santa Teresa d’Ávila: l’estasi come un romanzo, (2009), L’Horloge enchantée, (2015).
L’iniziativa è stata promossa dalla Cooperativa cattolico-democratica di cultura e dal Festival della Pace, in collaborazione con il Comune di Brescia.