Sabato 27 ottobre 2018, con inizio alle ore 9,30, nell’aula magna dell’Università Cattolica di Brescia si è tenuta una giornata di studi in onore di Teresio Olivelli, il partigiano delle Fiamme Verdi che è stato dichiarato beato il 3 febbraio scorso dalla Chiesa cattolica a Vigevano. Il convegno, promosso da Associazione “Fiamme Verdi”, Archivio Storico della Resistenza Bresciana e dell’Età Contemporanea e Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, ha visto la partecipazione del prof. Alfredo Canavero, Università degli studi di Milano (I cattolici e la Resistenza), del prof. Rolando Anni, Università Cattolica del Sacro Cuore – Brescia (Alle origini della Resistenza bresciana, settembre 1943-gennaio 1944), della prof. Daria Lucia Gabusi, Università degli studi di Verona (Dalla riforma interiore alla rieducazione etico-civile. Per un’interpretazione storico-educativa del giornale clandestino «il ribelle»), di Anselmo Palini che ha presentato in anteprima il suo libro Teresio Olivelli, ribelle per amore (editrice Ave). I lavori, introdotti da mons. Tino Clementi, cappellano delle FF.VV., sono stati conclusi dal prof. Roberto Tagliani, Ass. “Fiamme Verdi” Brescia.
L’attore Luciano Bertoli ha letto per l’occasione alcuni brani degli scritti di Teresio Olivelli.
Quanti, sin da piccoli, sono cresciuti in un sistema totalitario, hanno subìto un costante e pesante condizionamento ideologico: nella scuola, nel tempo libero, sul lavoro. Questo è accaduto anche in Italia nel ventennio fascista. Tra i tanti giovani cresciuti negli anni del fascismo, si pone certamente anche Teresio Olivelli, nonostante l’attiva partecipazione alla vita della Fuci e dell’Azione Cattolica. Dopo la disastrosa esperienza sul fronte russo, al quale aveva partecipato come volontario, Teresio Olivelli prende le distanze dal fascismo e aderisce alla Resistenza, diventando animatore instancabile di gruppi di partigiani e promuovendo la stampa clandestina de Il Ribelle. Proprio nel numero del 26 marzo 1944 viene pubblicata “la preghiera del ribelle” che termine con parole giustamente famose: “…sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, / dal fondo delle prigioni, / noi Ti preghiamo: / sia in noi la pace che Tu solo sai dare. / Dio della pace e degli eserciti, / Signore che porti la spada e la gioia, / ascolta la preghiera di noi, / ribelli per amore”. Arrestato, deportato nel campo di sterminio di Flossenbürg, e poi nel lager di Hersbruck, mentre tenta di difendere un giovane picchiato ferocemente da un kapò riceve un calcio bestiale allo stomaco che gli procura la morte nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1945. Colui che don Mazzolari ha definito «lo spirito più cristiano del nostro secondo Risorgimento», è stato ricordato proprio pochi giorni fa dalla Chiesa di Hersbruck durante una toccante cerimonia, nella la quale la Caritas gli ha intestato una casa destinata ad accogliere anziani e persone con disabilità.