Tilliette a Brescia

Gremita ancora una volta la sala “Cardinal Bevilacqua”» per uno degli appuntamenti a cui la città è chiamata dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura; l’ospite di turno era un pensatore francese, Xavier Tilliette, docente a Roma e a Parigi. Ma a salutare l’illustre collega è venuto da Genova il prof. Giovanni Moretto, titolare della cattedra di Filosofia della religione, il quale ha tracciato di Tilliette un profilo rapido e commosso. “La speculazione di Tilliette – ha precisato Moretto – si alimenta a uno cerchia di grandi amici (De Lubac, Urs von Balthasar, Gaston Fessard) e da una promessa fatta sul letto di morte a un giovane condiscepolo che gli chiedeva di studiare il ruolo giocato dalla figura di Cristo nella grande filosofia occidentale”. L’altro tratto della personalità di Tilliette è “una raccolta malinconia”, propria di chi pone al centro della riflessione lo scandalo del male nel mondo e, in esso, lo scandalo della Croce. Il tema assegnato al filosofo francese, che ha parlato in italiano, è lo stesso che titola il suo recentissimo volume, tradotto in Italia dalla Morcelliana di Brescia, La settimana Santa dei filosofi.
Tilliette ha contestato apertamente in gran parte del pensiero cristiano contemporaneo – compreso Maritain – la tendenza a distinguere troppo rigorosamente filosofia e fede cristiana. L’autonomia della filosofia è un bene irrinunciabile, ma alla filosofia non deve essere preclusa l’esplorazione del mistero, ed un particolare del mistero centrale di tutta la storia umana: l’irruzione di Gesù Cristo nel mondo. “Nel momento di parlare di ciò che ci sta a cuore – ha detto con finezza Tilliette – non possiamo fare a meno di ricordare l’ammonimento di Hegel secondo il quale la filosofia deve guardarsi dall’essere edificante. Una cosa è la vita spirituale, un’altra cosa lo sforzo concettuale”. Tuttavia la filosofia non può disinteressarsi di Gesù Cristo e, se se ne disinteressa, è perché ha espresso un giudizio preliminare sulla verità del Cristo. In realtà, presto o tardi, il filosofo è indotto a interrogarsi su Gesù Cristo, a interrogare Gesù Cristo, o perché vi è condotto dal corso dei suoi pensieri o perché in ogni caso, il Cristo è nella storia un enigma irritante e affascinante.
Più ancora, è il Cristo a interrogare la filosofia, a interpellarla nelle sue pretese; anche in questo caso egli è colui che “disturba”. La domanda del Cristo: “Chi dici che io sia? Chi dicono che io sia?” è rivolta anche ai filosofi. Non solo egli interroga la filosofia ma, in definitiva, la giudica. Nella parte conclusiva del suo intervento, Tilliette si è soffermato sul Triduum mortis, sui tre giorni della “morte di Dio”, giovedì, venerdì e sabato santo. A suo giudizio ha scritto pagine insuperate sull’agonia del Getsemani, e quindi sul giovedì santo, Pascal; Hegel, fin dallo scritto giovanile Fede e sapere, ha tematizzato il venerdì santo e la realtà della croce del Cristo; Maurice Blondel è il filosofo del sabato santo, “il nostro giorno” che è tra morte e vita, tra morte e cammino aperto alla vita futura. 
 

Giornale di Brescia, 26.3.1993. Articolo scritto a commento dell’incontro con Xavier Tilliette di presentazione del libro “La Settimana Santa dei filosofi”.