Corriere della Sera, 25 maggio 2022
Una vita dedicata ai poveri, agli emarginati, ai reietti della società. Una missione che lo obbliga ad abbandonare la cara famiglia e il proprio continente, a conoscere povertà ed emarginazione nelle grandi metropoli europee, per poi tornare nel proprio Paese, dove ripetutamente rischia la vita nel nome dei propri ideali e di Dio. È questa la storia di Dieudonné Nzapalainga, cardinale ed arcivescovo di Bangui, capitale del Centrafrica, che racconterà a partire dal libro La mia lotta per la pace. A mani nude contro la guerra in Centrafrica (Libreria Editrice Vaticana, pp. 176), in dialogo con il giornalista Claudio Baroni, nella Sala Bevilacqua di via Pace mercoledì 25 maggio, alle 18,30. Un’iniziativa Diocesi di Brescia, Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e Acli provinciali di Brescia, all’interno del ciclo di eventi “Aspettando il Festival della Pace”, durante la quale Nzapalainga potrà rammentare il progetto di promozione di giustizia sociale, di riconciliazione e pacificazione attuato nel Paese dilaniato dalla guerra civile dal 2013. Prefato da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il racconto autobiografico ripercorre il percorso educativo e di formazione del cardinale nominato da papa Francesco. Nato in un clima di dialogo religioso, da padre cattolico e madre protestante, Nzapalainga cresce con la propensione all’ecumenismo; le condizioni poco agiate della sua famiglia e il rigore e la determinazione apprese inculcano in lui l’amore per i più poveri e l’inclinazione al duro lavoro. Questi principi sono alla base dell’operato del cardinale più giovane della Chiesa cattolica, che sviluppa a partire dalla costruzione di numerose scuole, per salvaguardare il diritto all’istruzione, fino alla partecipazione attiva nella mediazione del conflitto civile, a rischio di confessionalizzazione e scontro di religione strumentalizzato. Il cardinale-testimone di pace, al quale sono stati attribuiti diversi riconoscimenti internazionali (l’Aachener Friedenspreise in Germania, il Premio Vieira de Mello a Ginevra, l’Eliasson Global Leadership Award a Città del Messico e il Premio Mundo Negro a la fraternidad a Madrid), ha da tempo intrapreso un percorso fondato sulla ricerca di verità e giustizia, con l’obiettivo di connettere le persone tra loro e con Dio: questo il progetto nato dalla collaborazione con l’imam Oumar Bobine Layama e il leader dell’Alleanza evangelica del Centrafrica Nicolas Guérékpyaméné-Gbangou, fondatori della Piattaforma interreligiosa per la pace in Centrafrica, vincitrice del Premio per i diritti umani delle Nazioni Unite del 2015.