Voce del Popolo, 23 ottobre 2009
Alle ore 17 del 9 ottobre 1989 nella Nikolaikirche e in altre tre chiese del centro di Lipsia iniziarono le abituali preghiere per la pace del lunedì sera. Erano incontri di preghiera partiti quasi in sordina sette anni prima nella chiesa di San Nicola e che, tra alti e bassi, ma non si erano mai interrotti. Nelle ultime settimane di quell’autunno ’89 la partecipazione era aumentata in modo sorprendente, tanto che quel 9 ottobre la preghiera per la Pace si tenne contemporaneamente in ben quattro chiese. Il Vescovo luterano Hempel, appositamente giunto da Dresda impartì la sua benedizione. La gente continuava ad affluire e quando verso le 18 terminarono le celebrazioni 70mila persone invasero pacificamente e bloccarono il centro di Lipsia. Erano persone comuni, giovani e non, perfino famiglie con bambini che erano scese in strada per chiedere libertà e rispetto per i diritti civili. Quella sera anche la polizia, la Stasi, la milizia volontaria e perfino l’esercito erano scesi in strada in assetto antisommossa, con manganelli, cani, gipponi blindati e camion idranti; negli ospedali le sale operatorie erano state poste in allarme, erano giunte nuove scorte di sangue, i permessi di medici e infermieri erano stati sospesi. Nelle stalle della fiera agricola erano state ricavate celle di detenzione in grande numero. Quella sera, insomma, lo Stato voleva farla finita, una volta per tutte, con le manifestazioni che dal settembre seguivano le preghiere per la pace. Lo spettro di piazza Tienanmen, del 4 giugno di quello stesso anno, aleggiava su Lipsia. La Ddr era stata una delle poche nazioni a salutare con soddisfazione il deciso intervento dello Stato e del partito per bloccare sul nascere la protesta antirivoluzionaria cinese. Due giorni prima, mentre la nomenklatura festeggiava i 40 anni della Ddr, le manifestazioni pacifiche a Berlino, Dresda e Lipsia erano state brutalmente attaccate dagli organi dello Stato, che avevano picchiato e arrestato i partecipanti.
Nonostante l’aria fosse carica di tensione in 70mila sfilarono lungo il ring di Lipsia cantando e scandendo ripetutamente “No alla violenza” e “Noi siamo il popolo”.
Passarono anche davanti alla centrale della Stasi, dove erano le celle d’isolamento degli arrestati dei giorni precedenti e deposero candele sui gradini dell’entrata. Quella sera tutti tornarono a casa incolumi: poliziotti e dimostranti e non ci fu un colpo di manganello, né un fermo, né un arresto, perché tutti si erano comportati con senso di responsabilità. Un ufficiale così giustificò la mancata reazione delle forze dell’ordine: “Eravamo preparati a tutto tranne che a fronteggiare preghiere e candele”. Dopo quella sera la Ddr era un Paese nuovo; il 18 ottobre Honecker rassegnò le dimissioni, il 6 novembre oltre 400mila persone sfilarono pacificamente per Lipsia. Il 9 novembre, esattamente un mese dopo quel lunedì a Berlino crollò il Muro. Christian Führer, il pastore della chiesa di San Nicola commentò: “Il 9 ottobre divenne il giorno della decisione. Questo giorno della nonviolenza rappresenta l’inizio della rivoluzione pacifica, cresciuta all’interno delle chiese e che dalle chiese è scesa nelle strade”.